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I grattacapi di Di Maio

| 13 Febbraio 2018 | POLITICA

Tempi duri per Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle che si trova due grane piombate sul movimento in questi ultimi giorni. Come è noto, sia i candidati che i deputati in carica devono rispettare alcune regole trascritte anche sul nuovo codice etico approvato dal movimento targato Di Maio. I candidati non devono essere tesserati o eletti in altri partiti, non devono aver subito condanne penali e non devono appartenere a logge massoniche. In fine i deputati devono versare metà del loro stipendio per finanziare il fondo destinato al microcredito delle imprese.

E qui iniziano le grane! Un servizio della trasmissione Le Iene ha fatto emergere le rendicontazioni farlocche di Andrea Cecconi e Carlo Martelli, parlamentari del movimento, che hanno finto di restituire metà del compenso da parlamentari. Il giochetto è molto semplice: i deputati effettuavano il bonifico, la ricevuta veniva resa pubblica dal movimento ed entro 24 ore il bonifico veniva annullato. Intanto attivisti e simpatizzanti erano certi che i versamenti effettuati andavano realmente nel fondo alle imprese.

Secondo un ex attivista del movimento, ci sarebbero altri 10 parlamentari grillini che non avrebbero versato quanto stabilito. Il M5S ha dichiarato che sul fondo PMI sono confluiti tutti i soldi dichiarati, per il ministero il buco sarebbe invece di 226 mila euro. I due parlamentari, beccati con le mani nella marmellata, hanno annunciato che si dimetteranno, se verranno eletti, alle prossime politiche.

Lo stesso non si può dire del candidato massone Catello Vitiello detto Lello. Candidato nel collegio uninominale Campania 3, Vitiello risulta essere “oratore” ed iscritto alla loggia massonica Sfinge (n.1289 aderente al GOI). Vitiello pare che abbia chiesto alla loggia, il 23 gennaio scorso, di essere posto “in sonno”, cioè al momento non partecipante alla loggia e di poter rientrare solo se lo richiederà. Vitiello non è stato scelto con le parlamentarie online ma ha inviato un curriculum ed è stato successivamente contattato da Dario De Falco, collaboratore di Di Maio, scelto quindi dai vertici del movimento.

Anche in questo caso Di Maio ha chiesto al candidato l’impegno di dimettersi nel caso vincesse nel suo collegio, ma Vitiello non intende eseguire gli ordini ribadendo che la loggia per lui era solo un hobby. Un massone e due furbetti a 5 stelle dunque, stanno mettendo alla prova il candidato premier Di Maio, nonché capo politico e tesoriere del movimento.

Si è passati dal grido di onestà e trasparenza a dover confrontarsi con i problemi che hanno tutti i partiti politici italiani solo che, da chi si erge a paladino dell’onestà, ci si aspettava controlli minuziosi ed adeguati. È indubbio che qualche falla nel sistema di Di Maio incomincia ad essere visibile. Se non riesce a controllare in casa sua e si fa “fregare” i soldi non versati, figuriamoci cosa potrebbe combinare se governasse il Paese!

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