C’è nell’aria un fremito d’incontenibile gioia, che trasuda dalle pagine dei grandi giornali, sopratutto dai servizi del Corsera: il centrodestra vola verso il 40%, è ad un passo dalla maggioranza assoluta in entrambi i rami del parlamento, Berlusconi è assediato da
aspiranti candidati della società civile che premono per salire sul carro del vincitore…
Sull’altra sponda del fiume avanza Grasso, incontrastato leader di una grande sinistra di popolo, che si appresta ad una trionfale cavalcata elettorale.
Ed anche i grillini, portatori di palingenesi morale, interpreti dello spirito del tempo, vessilliferi della mediocrazia, sono in piena forma, con la loro invincibile rete, supportata da stampa e televisione amiche. In un cantuccio, derelitto, irriso, scansato da tutti, quasi appestato, sta il PD a trazione renziana, che si avvia a percorrere tristemente il tragitto di un declino senza ritorno, che lo porta verso l’irrilevanza.
Non è una lettura caricaturale, basta leggere Labate, Trocino, Franco, Guerzoni e tanti altri cantori dei tempi che viviamo, per cogliere la gioia sottile della cronaca di una morte annunciata, la soddisfazione per lo scampato pericolo, l’orgoglio di appartenenza ad una casta di detentori del potere reale.
Se il consunto Berlusconi e la stagionata congrega dei reduci postcomunisti, già pesantemente sanzionati dalla storia, sono destinatari di coccole da parte dei pennivendoli azionati dai poteri forti, vuol dire che le speranze di risveglio del Paese sono ridotte al lumicino e il cammino dei liberi e forti si fa sempre più faticoso ed amaro.