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Il de profundis

| 16 Ottobre 2017 | POLITICA

È nota a tutti l’antipatia del Corsera per Renzi, e soprattutto per la svolta che ha impresso al PD, definendone diversamente la collocazione politica, modificando il linguaggio, rimuovendo dal tempio alcune delle icone più rappresentative ed intoccabili.

Ma oggi riesce a superare ogni precedente performance, dedicando due pagine ad un de profundis recitato all’indomani dei festeggiamenti per il decennale dalla fondazione.
” È un partito senza ricambio.. si fa prima a dire chi è rimasto…la minoranza riapre il fronte con Renzi..Matteo non ci irriti, o saranno problemi..” Che dire?

Si dipingono scenari intrisi di negatività, colorandoli con smaccato catastrofismo, per denunciare il fallimento ormai inevitabile di un progetto riformista, già bersagliato da un’opposizione concentrica in occasione del referendum costituzionale. Allora un’alleanza di destre, sinistre e M5S, su posizioni conservatrici degli assetti politici ed istituzionali esistenti; adesso le campane a morto per annunciare l’incipiente declino del PD, abbandonato dai padri fondatori ed avviato verso il binario morto della solitudine.

E, parallelamente, pronostici di clamorosi successi del cdx nei collegi uninominali, con prospettive di cappotti in regioni come Veneto e Sicilia.
Questo lo Stato dell’arte: muoia il Sansone ulivo con tutti i filistei renziani, che hanno osato deturpare, con il loro folle revisionismo, i sacri testi a cui la sinistra è così legata da non voler leggere alcuna altra narrazione.
Riviva la favola buffa del berlusconismo e così sia.

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