Anche chi non condivide l’approccio brutale del furbo e spregiudicato Salvini al problema dei migranti, deve dargli atto di aver percepito con prontezza il grande malessere e la preoccupazione degli italiani, che assistono sbigottiti all’invasione del loro Paese, senza che si delinei una plausibile strategia di contenimento. La Lega, travagliata da scandali ed in crisi di credibilità, aveva dovuto registrare un doloroso calo di consensi, testimoniato dalla ridotta rappresentanza parlamentare nella corrente legislatura, ma, da quando il suo nuovo leader ha scoperto il filone aurifero, è risalita a livelli di gradimento mai attinti in passato.
Anche in tale vicenda la sinistra ci ha messo del suo, perché, quando entrano in conflitto buon senso ed ortodossia ideologica, va subito in difficoltà e non riesce a resistere al richiamo della foresta, incespicando nella contraddizione tra visioni astratte, suggestioni utopiche e duro confronto con la realtà, che spesso respinge al mittente la pretesa del politicamente corretto.
Oggi ci si sorprende e scandalizza perché Paesi di antica tradizione democratica, e governi che per definizione dovrebbero essere progressisti, sigillano le loro frontiere e ci lasciano soli, ma ieri si sono firmati trattati internazionali prodromi all’attuale disastro, senza soppesarne le conseguenze.
E se adesso, anche dal PD, si levano voci preoccupate e resipiscenti, vengono zittite da destra con accenti di irrisione e da sinistra con le usuali accuse di tradimento dei principi e di cedimento alla linea degli avversari. Va detto, comunque, che siamo già in clima pre-elettorale e Renzi, registrato il cattivo risultato delle amministrative, tenta di rientrare in sintonia con un Paese inquieto e deluso. Un’impresa difficile, che diventerebbe impossibile, se dimostrasse l’incapacità di dare risposte immediate ed adeguate all’emergenza dei migranti.