“Cercasi disperatamente un leader di partito da cui prendere spunto”. Se uscisse su ogni agenzia di stampa italiana un annuncio simile, non ci meraviglieremmo.
Sono anni che vediamo la misera scena, politicucci nostrani entusiasti alla vista di altri politicucci stranieri che sembrano piacere alle folle. A destra, l’eroina d’Oltralpe Marine Le Pen, scaldò gli animi fino alle fallite presidenziali francesi.
Il M5S vide nella coda di cavallo di Iglesias (Podemos) un possibile alter ego spagnolo, lasciandolo poi svanire quando Dibba e Gigino sembrarono essere più attrattivi.
A sinistra l’elenco è decisamente più nutrito: prima toccò a Tsipras, novello salvatore greco. I patrioti kalimeri partirono alla volta del Partenone per sostenere quello che si rivelò, in seguito, essere una sòla ma ormai la lista in suo nome era stata fatta.
Invece la sinistra radical chic tentò l’emulazione di Vals ma per poco tempo. L’uomo non era abbastanza figo e di successo come la stella nascente Macron. Lui era il vero leader da prendere come esempio: ricco, vincente e con sponsor di alto rango. Alla sinistra piddina piacciono così, espressione dell’élite liberista.
Potevano farsi scappare un ometto così ben messo, invidiabile per l’ascesa fulminea tra gli dei dell’Olimpo?
Ma non finisce qui. Ricordate quel britannico labourista di cui si parlò soprattutto perché perdente? Lui, Jeremy Corbin, dopo le elezioni in Uk è il nuovo salvatore del mondo “sinistro” contro il populismo “de destra”. Il Melenchon in salsa pudding che non ha vinto ma incarna l’antica e rassicurante figura del Bersani senza tacchino sul tetto.
Insomma, ad una classe politica senza personalità vanno bene tutti quelli che sembrano averne un po’ di più. Drammatica analisi di un mondo che appoggiandosi ai diktat europei, schiacciata dal vincolo esterno, non ha più sentito la necessità di crearsi una sua identità.
Aspettando che il sipario si alzi su una nuova creatura da scopiazzare, a noi non rimangono che tre o quattro attori da filmetto pomeridiano.