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Il male oscuro

| 31 Maggio 2017 | POLITICA

Ieri ho seguito con attenzione tutta la direzione PD, per tentare di capire lo stato dell’arte e prendere atto di eventuali elementi di novità e delle possibili ricadute sulla vita del partito di scissione e primarie, ma ho dovuto, mio malgrado, constatare che nulla è cambiato.

I ragionamenti di Zampa, Pollastrini, Damiano ed Orlando, autentici ventriloqui di Bersani, Speranza e Gotor, mi hanno suggerito un semplice interrogativo: perché costoro sono rimasti nel PD a guida e maggioranza renziana? Si erano illusi di poter ribaltare i rapporti di forza al congresso, o, più realisticamente, intendevano lasciare conficcata nel fianco del loro avversario la spina di un irriducibile e sfiancante dissenso, di concerto con i fuorusciti?

Qualunque sia la risposta, il male oscuro, che divora come un tarlo la principale forza progressista, si traduce in elemento di instabilità per tutto il sistema politico, in quanto ogni decisione assunta da questo partito nelle sedi statutariamente deputate, appare sempre fragile e non definitiva, esposta al non possumus dai soliti noti, che si atteggiano a giudici del riesame.

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A nessuno può essere sfuggito il nervosismo di Renzi, il quale, dopo la replica, registrando la difficoltà di mettere ai voti la sua relazione, perché la minoranza faceva melina anche su questo, si è infilato la giacca quasi strappandola ed ha lasciato, furibondo, la sala della riunione.

Un partito anarchico, in ragione dell’eterogeneità dei fini di chi ne fa parte, non giova al funzionamento della democrazia e non può offrire al Paese le certezze di cui ha bisogno, nel momento in cui l’attraversamento del deserto della crisi non è ancora compiuto. Si decida, il PD, a guarire dal suo male oscuro.

TAG: direzione PD, male, oscuro
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