
Abbiamo superato la terza settimana sotto il segno del coronavirus, dell’emergenza e della conta quotidiana di vittime. Una guerra che sta risucchiando tutte le nostre forze.
Attingiamo momenti di speranza sentendoci un popolo; sui balconi a cantare pezzi della nostra cultura musicale e storica come l’Inno di Mameli. Pensavo fosse possibile solo durante i campionati mondiali di calcio e invece no. Anche nel dolore riusciamo ad essere uniti.
Non sappiamo quanto durerà questo incubo e nemmeno in che modo uscirne ma come diceva Keanu Reeves nel film “Ultimatum alla terra” di Scott Derrickson, “Ad un passo dal baratro tutti cambiamo”, e se ciò dovesse davvero accadere allora potremo dire che è servito.
Non tutti però sentono la percezione della fine. Nemmeno il senso del ridicolo; veri e propri avvoltoi si aggirano per i cieli dell’Italia sofferente che conta i propri morti. Chi sono? Ai primissimi posti due sciagure meglio note coi nomi di Matteo Salvini e Matteo Renzi.
Il primo ha deciso di sputtanare il nostro/suo Paese sul fronte internazionale dichiarando al quotidiano spagnolo El Pais che siamo allo sbando nelle mani di incompetenti che non sanno fronteggiare l’emergenza. Si candida ovviamente alla gestione della stessa e fa già ridere cosi.
Il secondo addirittura, scordandosi di farne parte, offende il governo italiano invitando gli altri governi a non commettere gli stessi errori, quelli che sicuramente lui da presidente del consiglio non avrebbe mai commesso perché, sono pronta a scommetterci, dinanzi ad una situazione del genere sarebbe scappato all’estero con tutti i familiari contravvenendo all’obbligo di non lasciare l’Italia disposto per alcuni di loro dai giudici.
Matteo Salvini è devastato; sul manuale che gli ha lasciato Umberto Bossi con annesso vocabolario padano, è riuscito ad aggiungere solo poche cose nelle sua esperienza politica ma dopo “apri i porti- chiudi i porti”, e la modifica apportata al “prima i padani” sostituita da “prima gli italiani”, non sa più che dire.
Cerca intellettuali che lo soccorrano e non ne trova nemmeno fra quelli che hanno acquistato la laurea in Albania a carico del contribuente e poi hanno dichiarato dinanzi ai giudici “Non sapevo di essere laureato”.
“La nostra gente ha bisogno di noi” dice nella sua pedante e immancabile rappresentazione social. Soprattutto dei 49 milioni di euro aggiungo. Vediamo di velocizzare la restituzione magari.
Sorvola i cieli famelico in attesa di cibarsi dei resti di questa sofferente comunità che si darebbe il colpo di grazia da sola affidandogli la gestione del governo.
L’altro Matteo è ai minimi storici e sorvolando sull’imbarazzante disponibilità di una importante emittente come la CNN ad intervistare una nullità politica,
va evidenziato che, in questo momento terribile, CONSIP, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, sta facendo ordini per svariati miliardi e grazie a Dio – e pure alla magistratura – non c’è Renzi, non ci sono amici di Renzi e non ci sono familiari di Renzi nei paraggi.
La situazione già è drammatica. Una piaga per volta se possibile.
Gli avvoltoi si aggirano anche fuori dai confini ormai inviolabili; 7 paesi in area Schengen hanno chiuso le frontiere compromettendo, fra le altre cose, la libera circolazione delle merci. Medicine e materiale fondamentale al contrasto del contagio, bloccati dalla solidale Europa. In fondo eravamo solo fratelli di euro. Ci abbiamo provato e non ha funzionato.
Peraltro abbiamo scoperto che sforando i sacri bilanci, non sprofonderemo negli inferi della terra e pensare che un anno fa, si discuteva di decimali sul deficit. Bei tempi quando erano quelli i guai…
Oggi siamo al centro dell’arena; alziamo affannati baluardi contro la morte e la speculazione finanziaria che rischia di metterci KO in modo definitivo. Eh si, i nostri problemi rispetto ad un anno fa si sono letteralmente ingigantiti e molti di noi, mai avrebbero pensato di vivere un momento cosi devastante per la collettività.
Ed è bene riscoprirla questa parola “collettività” perché da un senso alla ripresa in cui speriamo. Confidiamo infatti che vi sia maggiore attenzione al comparto sanità per il bene della collettività perché non vi sia discriminazione nell’accesso alle cure. Confidiamo che questa parola muova ogni passo del futuro che la sorte ci concederà.
Perché abbiamo visto, dinanzi alla paura, dinanzi alla morte, siamo tutti uguali. Oggi più che mai l’Europa ha il dovere di accogliere i migranti che soffrono in condizioni disumane nel campo profughi di Lesbo dove nelle ultime ore, un bimbo è morto in un incendio. L’umanesimo può salvarci e al contrario, imporre una linea disumana in tutte le direzioni, ci distruggerà.
Gli eroi però, si contrappongono agli avvoltoi; non c’è riposo per chi cura i malati, non ci sono ferie, non ci sono pause e soprattutto, non c’è sicurezza. Ma restano al proprio posto e non si lamentano. Chiedono la collaborazione dei cittadini e materiale per la protezione che altri eroi, stanno faticosamente provvedendo.
Sulle strade italiane, non si fermano gli autotrasportatori e non si ferma chi produce nonostante l’altissimo rischio di contagio. Non si fermano i giornalisti che da ogni parte di Italia e del mondo, ci garantiscono notizie quotidiane e non si fermano gli operatori nei supermercati che chissà quante ne stanno vedendo in questi giorni.
Racconta Valentina (cassiera): “Oggi un signore anziano, vedendo che facciamo entrare poche persone alla volta in negozio, mentre gli passavo la spesa mi ha detto “L’altro giorno mi è venuto da piangere”. Gli ho chiesto il perché e mi ha risposto “Perché io ho 84 anni, io le ho già vissute queste atmosfere. Quando c’era la guerra e dovevamo fare la fila per prendere un pacco di pasta o un po’ di pane”.
Grazie a tutti loro e ricordiamo all’Italia che “Fortis cadere, cedere non potest” (I forti possono cadere, ma non possono cedere).