Continua il report dal fronte Lombardo dove il coronavirus ha la meglio su ogni forma di contrasto messo in campo. Evidenziando che si dovrebbe fare di più come chiediamo ormai da giorni, siamo costretti anche oggi a fare i conti con l’indebolimento del sistema sanitario fortemente provato dal crescente numero di contagi.
“Il sistema sanitario lombardo è sull’orlo del collasso. Non possiamo resistere ancora per molto tempo”. Non usa mezzi termini Attilio Fontana, governatore della regione più colpita dal virus, per dichiarare lo stato di emergenza in corso. Anche oggi la richiesta avanzata al governo è “serrata generale” nella speranza di invertire il tragico trend di morti e contagi.
E pare che la richiesta sia finalmente in fase di concreta valutazione. Ma restiamo sulla criticità della sanità e di tutte le attività di terapia intensiva; “L’emergenza incombe e le necessità crescono”, ci fa sapere Giulio Gallera, assessore al Welfare e non abbiamo motivo per dubitarne da quello che raccontano gli operatori sanitari che stanno vivendo sulla propria pelle il terribile momento di sicurezza precaria dentro gli ospedali.
Pare che la sanità privata – bontà sua – stia collaborando alla gestione della crisi e fino ad oggi, ha messo a disposizione posti letto e personale medico. Le sale operatorie hanno sospeso le attività programmate per fruire quasi completamente da terapie intensive e nel giro di pochi giorni, dovrebbero entrare in servizio 350 infermieri neo laureati che non si sono ancora sottoposti ad esame di stato. Tante e tale è l’emergenza.
Personalità del mondo dello spettacolo e della moda, hanno messo mano al portafogli elargendo generose donazioni agli ospedali più colpiti e altri ancora confidiamo si uniscano con sensibilità alla grande esigenza di macchinari e strumenti per fermare il coronavirus.
Ma non sarà il caso di scomodare chi ha fatto della sanità lombarda un vero e proprio bancomat? Uno a caso: Roberto Formigoni. Dal processo che lo ha visto imputato e condannato, è emerso che oltre 200 milioni di soldi pubblici, quindi dei contribuenti, Sono stati abilmente distratti a favore di cliniche private. Di chi fossero quelle cliniche è ovvio, amici e amici di amici del celeste.
Sei di quei milioni sono finiti proprio nelle sue tasche per corruzione e dopo un simile saccheggio a danno dei malati, ci saremmo almeno aspettati di vedergli scontare i 5 anni e 10 mesi di reclusione a cui è stato condannato e invece nulla di tutto questo. Cinque miseri mesi e lo hanno spedito a casa ai domiciliari adducendo motivazioni che superano il ridicolo sconfinando nel drammatico.
Secondo chi lo ha rimesso in libertà, Formigoni in carcere ha mantenuto “uno stile di vita riservato” e ha dimostrato “uno sforzo di adattamento, consolidato da elementi tra cui la fede” e il “volontariato in biblioteca”.
Se siete riusciti a trattenere le risate e anche le testate ai muri che non noi ma altri dovrebbero darsi, proviamo a ragionare su alcuni elementi.
Secondo i pm che ne hanno chiesto la condanna – ottenendola per poi vederla girare in farsa – Formigoni sa benissimo in quale paradiso fiscale è nascosto il bottino della banda criminale con cui ha derubato la sanità lombarda ma non ne fa parola. Il lombardo omertoso e tanto religioso, custodisce il segreto proteggendo nomi e luoghi ma ciò nonostante, i giudici hanno ritenuto di regalargli la libertà.
Ora abbiamo cose più serie a cui pensare ma prima o poi troveremo il tempo per andare nei tribunali e scrivere sotto la frase “La legge è uguale per tutti” : “Minchiate! Colossali minchiate”.
Non è oggi quel giorno, anche perché sono chiusi per il coronavirus anche i luoghi deputati alla giustizia (quale?). E allora, cerchiamo di estendere questo appello che probabilmente non porterà da nessuna parte ma sentiamo di rivolgerlo anche per far vergognare Vittorio Feltri, l’iscritto all’albo dei giornalisti che mosso a pietà del ladro, si è rivolto a Mattarella per farlo graziare prima della “grazia” concessa coi domiciliari.
Lo stesso Feltri che oggi vuole dal governo questo mondo e quell’altro per la sofferente Lombardia. Immaginiamo abbia il numero dell’amico. Cominciasse a chiedergli un acconto. I corrotti liberi e noi cittadini reclusi in casa e terrorizzati da un virus che sta decimando le nostre famiglie.
Impauriti dalla possibilità di aver bisogno di una sanità che non ha più gli strumenti per rassicurarci e guarirci. Servono quei soldi e servono subito. Hanno scarcerato Formigoni dichiarando che “il presupposto della collaborazione – la sua – è impossibile” perchè il processo si è chiuso. La logica ci porta invece a dire che l’impossibilità è dovuta alla mancanza di opportunità.
Chi glielo fa fare? Il soggiorno lussuoso che sostituisce la gelida cella cui era destinato?
Non dimentichiamo che un’altra condanna pende sulla banda criminale protetta da Formigoni; la richiesta della Corte dei Conti per lui, Umberto Maugeri, Costantino Passerino, Pierangelo Daccò e l’ex assessore alla sanita’ lombarda Antonio Simone, del risarcimento di oltre 47 milioni per danno erariale alla regione.
Ci sembrano buonissimi motivi per smuovere le acque in giorni in cui quei milioni, possono fare la differenza.