
Il concetto di democrazia si basa sulla possibilità di eleggere dei rappresentati che prendano decisioni per l’intera comunità. Significa delegare a donne e uomini la possibilità di tracciare il futuro della stessa comunità attraverso l’arte legislativa. Significa altresì che queste donne e questi uomini andranno ad occupare delle posizioni nello scacchiere governativo, occuperanno scrivanie esistenti dall’inizio della repubblica, a volte anche dalla nascita dello Stato italiano.
Quelle scrivanie e quelle strutture, che resistono ai governi, resistono alle persone, vanno sotto il nome di Istituzione ed è quello che oggi ci permette di essere tra gli 8 paesi più ricchi al mondo e ci permette di avere in gran parte una vita qualitativamente superiore rispetto alla stragrande maggioranza degli esseri umani su questo pianeta.
Fatta questa doverosa premessa, rimane il principio sempre democratico, di messa in discussione delle decisioni prese e delle persone stesse; tale contestazione deve però sempre avvenire in un clima di rispetto di quelle che sono appunto le istituzioni. Da comune cittadino posso discutere e contestare aspramente una persona, ma non sovvertire l’ordine e le competenze delle istituzioni. In questa visione è nettamente peggio che il Ministro dell’Interno si arroghi il diritto di bloccare i porti, competenza del Ministero della Difesa e delle Infrastrutture, che Matteo Salvini, in quanto Matteo Salvini, con una serie di telefonate e senza atti ufficiali da Ministro, tenga in ostaggio 160 persone.
Peggio ancora è che mentre il Ministro dell’Economia informa i giornalisti in conferenza stampa, venga portato via da una portavoce, ovvero impiegata, o che gli venga spento il microfono. Peggio ancora è che nel pieno svolgimento della sua attività legislativa, venga trattato alla stregua del più misero scribacchino di corte cui tocca far tornare i conti del monarca locale, financo egli fosse il re folle che vuole gli zoccoli dei cavalli reali d’oro. In soldoni, perdonerete la facile ironia, mi riferisco al fatto che Giovanni Tria sia oggetto di un trattamento umiliante e dispregiativo dalla sua stessa compagine di governo; cosa che se fosse indirizzata semplicemente a quella persona, provocherebbe in me un moto di empatia umana, ma completamente personale. Purtroppo però quella persona ora riveste un ruolo istituzionale, quello di Ministro dell’Economia della Repubblica Italiana. Questo comporta il fatto che si tratti dell’interlocutore principe dello stato delle nostre finanze all’estero. È l’istituzione presso la quale si va a bussare affinché tutte le promesse siano fattibili; è l’istituzione presso la quale il resto del mondo si reca per avere spiegazioni sul come investire i soldi in Italia nel futuro.
In successione il Ministro dell’Economia Giovanni Tria è stato esposto ai seguenti eventi, trasformandolo in una macchietta:
Settembre 2018: i due viceministri del Consiglio lo minacciano apertamente di chiedere le dimissioni se non dovesse far tornare i conti delle loro promesse elettorali. Lui cede.
1 ottobre: Il Ministro del Lavoro richiama in fretta e furia il Ministro dell’Economia dall’incontro con i suoi pari europei, per poter garantire in una conferenza stampa che il Ministro dell’Economia garantirà sulla stabilità della Repubblica. Europa interdetta.
3 ottobre: Il Presidente del Consiglio ridacchia in conferenza stampa che la stessa potrà riprendere appena il Ministro dell’Economia avrà finito di parlare al telefono. Risate in sala
4 ottobre: la portavoce del Ministro dell’Interno si permette di allontanare il Ministro dell’Economia della Repubblica Italiana dalla conferenza stampa, trattando lo stesso come un placido nonno senza dare spiegazioni ulteriori. Perplessità in sala
9 ottobre: Il presidente della Commissione Bilancio, tecnicamente un sottoposto del Ministro dell’Economia, spegne il microfono dello stesso in pieno dibattito sotto gli occhi di giornalisti e televisioni. Risate in sala
11 ottobre: Reuters pubblica un’indiscrezione secondo cui il Ministro dell’Economia della Repubblica italiana verrà sostituito a gennaio; quando le acque sulla legge finanziaria si saranno calmate. Nessuna smentita da parte del Governo o del Ministro. Perplessità sui mercati.
Se questa istituzione è sminuita apertamente e posta di fronte al pubblico ludibrio da parte dei suoi stessi colleghi, come possiamo pensare che la sua voce sia ancora attendibile? Come possiamo fidarci del fatto che i nostri risparmi saranno salvi? Come possiamo credere nelle istituzioni?