L’estate è finita e il calo stagionale degli arrivi, unito all’incombere delle scadenze di bilancio, ha drasticamente spostato l’attenzione mediatica dall’immigrazione alla vicenda che ruota attorno alla redazione della legge finanziaria. Quotidiani e notiziari sono stabilmente occupati dalle cronache che raccontano l’attrito tra i pentastellati e il ministero dell’economia e i vari vertici in cui si discutono il margine di punti decimali di deficit e tanto altro. L’attenzione dei media ruota attorno alla manovra finanziaria. Ciononostante, l’immigrazione rimane un tema centrale del dibattito pubblico e continua ad essere una frattura in grado di spaccare lo spettro politico e di conseguenza l’elettorato.
Ad ogni modo, da qualche anno a questa parte durante i mesi estivi, quando il focus sull’immigrazione è massimo, l’opinione pubblica è letteralmente bombardata di notizie, articoli ed informazioni che hanno a che fare con questo argomento. Tale tendenza che ha caratterizzato le passate estati è stata particolarmente accentuata nell’ultima, in quanto uno dei partiti della maggioranza di governo trova proprio nell’immigrazione il fondamento del suo consenso elettorale. Il ministro dell’interno Salvini ha avuto quindi un notevole interesse a parlare e ad adottare provvedimenti riguardo l’immigrazione perché così facendo ha accontentato il suo elettorato attuando politiche di forte discontinuità rispetto ai governi della passata legislatura, dimostrando di mantenere fede alle promesse fatte durante la campagna. L’opposizione, specialmente di centro-sinistra, ha criticato l’operato del governo con dichiarazioni finalizzate alle delegittimazione mentre i mezzi di comunicazione non hanno fatto altro che riportare tutto il teatrino, facendo da eco alle dichiarazioni dei politici.
Il connubio tra dichiarazioni della classe dirigente e report dei mezzi d’informazione ha generato un autentico bombardamento mediatico che ha colpito incessantemente gli italiani per un’intera stagione. In questo modo, volente o nolente, l’immigrazione è finita sulla bocca di tutti, a prescindere dal posizionamento politico, diventando così un argomento centrale di discussione. Anche le persone poco interessate di politica (cioè la maggioranza) sono state colpite da questo martellamento mediatico.
Vista l’enorme quantità di informazioni che abbiamo recepito, verrebbe logico pensare che siamo diventati dei grandi esperti di fenomeni migratori. A forza di sentire e parlare così tanto di immigrazione dovremmo essere tutti dei profondi conoscitori della materia. Al contrario, secondo un sondaggio eseguito dall’Eurobarometro nell’ottobre 2017 e richiesto dalla Commissione Europea, gli italiani, come la larga maggioranza dei cittadini dell’Unione, non sono in grado di quantificare la percentuale di immigrati, illegali e non, presenti nel paese. Non solo, sbagliamo pure di grosso a stimare la presenza degli immigrati. Secondo il sondaggio sopracitato, gli italiani credono che ben il 24,6 % della popolazione è composta da immigrati. Una percentuale tanto alta quanto lontana dalla realtà. Infatti, gli stranieri in Italia sono solo il 7%! Quindi, la percezione del fenomeno migratorio è di tre volte e mezzo maggiore alla realtà!
I media falliscono clamorosamente nel compito di offrire una visione un minimo oggettiva. D’altro canto i quotidiani sono tutti abbastanza schierati politicamente, come anche alcuni notiziari televisivi. È evidente che tutto questo parlare di immigrazione aumenta esponenzialmente la percezione di un fenomeno che in realtà è molto più contenuto di quanto i mezzi di comunicazione e soprattutto i politici vogliono farci credere. Ciò non significa che l’immigrazione è irrilevante e non bisogna parlarne. Le ondate migratorie degli ultimi anni non hanno precedenti nella storia italiana ed europea. Tuttavia, l’Italia ha problemi strutturali che si trascinano da decenni (per non dire secoli nel caso della questione nazionale) che sono del tutto nostrani e drammaticamente più pressanti rispetto all’immigrazione. Purtroppo bisogna constatare che la strategia di identificare un capro espiatorio in chi è diverso e alieno riscuote sempre molti consensi. Per informarsi correttamente su fenomeni polarizzanti come l’immigrazione ma non solo (questa regola è valida in generale), non si può prescindere unicamente dalle parole dei politici, indipendentemente dal fatto che siano pro o contro. Perché il politico non fa informazione. Il suo scopo è quello di creare consenso e per fare ciò adotta inevitabilmente una prospettiva parziale. Questa precauzione, teoricamente scontata, va ribadita con forza perché stiamo vivendo nel tempo del declino dell’intermediazione dei mezzi d’informazione tradizionali. I social media hanno scosso come un terremoto la prassi della comunicazione politica. Twitter e Facebook in primis permettono a milioni di elettori di interagire virtualmente, quindi in modo illusorio, con i leader politici in prima persona. Chi sa maneggiare meglio questi aspetti comunicativi aumenta il consenso, come dimostra il caso di Salvini con le sue dirette Facebook viste da milioni di italiani e la crescita della Lega secondo numerosi sondaggi.
I mezzi d’informazione, se hanno intenzione di adempiere al loro dovere, non possono e non devono limitarsi a riportare le prese di posizione e le dichiarazioni dei politici. Se così facessero perderebbero la loro utilità e allora tanto vale guardare la diretta Facebook oppure consultare il profilo Twitter del politico. I media dovrebbero raccontare la realtà andando al di là del dibattito tra i partiti, cercando di osservare la situazione da un’angolazione diversa. Naturalmente, non si può chiedere l’oggettività ai politici. Essi tuttavia, se vogliono godere di un minimo di autorevolezza, dovrebbero fondare le proprie posizioni su dati oggettivi provenienti da fonti accertabili. Questo è il nocciolo della questione. Il dibattito pubblico, indipendentemente dall’argomento, deve fondarsi su argomentazioni tratte dalla conoscenza di dati di fatto oggettivi. Non si può parlare di temi come l’immigrazione tirando in ballo stereotipi, luoghi comuni, strumentalizzazioni prese da fatti di cronaca o bandiere ideologiche.
Parlare a vanvera e in modo eccessivo di immigrazione come si è fatto negli ultimi mesi ha generato una grande confusione. In conclusione, il bombardamento mediatico estivo ha avuto almeno due conseguenze: da un lato ha ingigantito un fenomeno che in verità assume dimensioni assai inferiori, quindi ha distorto la realtà. Dall’altro ha allontanato l’attenzione dell’opinione pubblica da argomenti che sono molto più importanti per lo sviluppo dal punto di vista economico, sociale e culturale del paese. Problemi di cui l’opinione pubblica dovrebbe essere messa maggiormente al corrente e di cui la politica dovrebbe occuparsi con urgenza. Ma visto che si tratta spesso di questioni spinose ed intricate che non è possibile risolvere dall’oggi al domani, la classe dirigente, che in tali argomenti vede una notevole insidia dal punto di vista politico-elettorale, preferisce concentrarsi su quegli argomenti che fanno presa sulle emozioni dell’elettorato agendo unicamente in nome del Dio consenso ma perdendo totalmente di vista l’interesse nazionale.