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Il mediatore culturale

| 30 Agosto 2017 | ATTUALITÀ

Avrete senz’altro letto la sorprendente storia di uno studente extracomunitario, tale Abid Jee, che vive a Bologna, lavora alle dipendenze di una cooperativa con le mansioni di mediatore culturale ed è assurto agli onori della cronaca in occasione della recente, selvaggia aggressione di una turista polacca. Ebbene, questo individuo ha commentato l’incredibile episodio di selvaggia violenza nei confronti di una donna, affermando che lo stupro può risultare sgradevole solo nella fase iniziale, ma, nel prosieguo, la vittima gode come in un rapporto normale.

Lo pagano per mediare tra culture molto distanti tra loro, al fine di favorire l’inserimento di persone immigrate, ed il giovanotto ci ripropone stereotipi di una vecchia deriva maschilista e sessista, che nega ogni concreta soggettività alla donna, relegandola al ruolo bestiale di strumento condiscendente e grato degli istinti primitivi del maschio padrone. Secoli di illuminismo, di romanticismo, di lotte per affermare la pari dignità tra i sessi, gettati in una maleodorante discarica da un individuo che abbiamo accolto nel nostro Paese, tentato di istruire nella prestigiosa università di Bologna, gratificato con un posto di lavoro di grande responsabilità.

Non ci sono parole per descrivere lo scoramento, il senso d’impotenza e la rabbia che una storia del genere suscita nell’animo di chi ha sempre creduto nei valori di solidarietà e fratellanza fra i popoli e ritenuto che le diversità siano una ricchezza. Non possiamo lasciarci travolgere da un’onda di ritorno che minaccia di cancellare tutto ciò che abbiamo faticosamente costruito nel corso dei secoli e farci spiegare dagli Abid Jee di turno che la luce della ragione può essere spenta da chi vuole stuprare la nostra civiltà.

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