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Alfano e la proposta del Papello di Riina

| 30 Agosto 2017 | ATTUALITÀ

Il partito di Angelino Alfano, con il suo 3% scarso, sembra rappresentare l’ago della bilancia della politica italiana: destra o sinistra non ha importanza, ciò che conta è avere una o più poltrone al governo. Eppure, qualsiasi politico di un partito che, a livello nazionale ha pochissimo seguito, non sarebbe al governo da molti anni cambiando casacche e alleati continuamente.

L’ascesa di Alfano inizia dalla sua terra: la Sicilia. A soli 25 anni, con 9000 voti, lo sconosciuto giovane avvocato Alfano, entra nell’assemblea regionale siciliana. Pare che, il padre di Angelino, abbia fatto il giro dei quattro cantoni della provincia, per ottenere i voti per il figlio. Dove si possono trovare 9000 voti per un perfetto sconosciuto? Bussano alle porte giuste!

Parte di questo dilemma viene, probabilmente, svelato nell’estate del 1996, quando il neo eletto Angelino, presenzia alle nozze di Gabriella Napoli figlia di Croce Napoli boss di Palma di Montechiaro. Alfano ha negato la partecipazione a quel matrimonio dicendo “non ho nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio”. La memoria gli è tornata anni dopo, quando viene resa pubblica non solo la foto del bacio tra Alfano e il boss Napoli, ma anche un video nel quale  festeggia le nozze a tu per tu con il padre della sposa.

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Possibile che il giovane Angelino non conoscesse chi fosse in realtà Croce Napoli? Perché ha più volte negato di aver partecipato a quelle nozze? Carmelo D’Amico, pentito di Cosa Nostra, ha dichiarato che Alfano è stato portato da Cosa Nostra che lo ha votato prima ad Agrigento e poi altrove.  Anche Salvatore Buzzi, indagato nell’inchiesta Mafia Capitale tira in ballo il nome di Alfano.

Alfano, una volta divenuto ministro, non avrebbe mantenuto la parola data agli uomini d’onore e, forse per questo motivo,  Cosa Nostra aveva in programma un attentato contro di lui. Ciò che conta per Cosa Nostra, è mantenere ottimi rapporti con la politica, così da poter germinare silenziosamente. E’ la sommersione della mafia che ha bisogno di alleati su cui poter contare e, il partito di Alfano che possiede poltrone a livello statale, scarseggia nelle regioni del nord, ma ottiene consensi da notabili in Sicilia, come in Calabria; sembra essere l’interlocutore ideale.

Anche la capacità di Alfano di riciclarsi come una sorte di jolly della politica italiana, un po’ a destra, un po’ a sinistra un po’ dove tira il vento, denota questa estrema volontà di non mollare la poltrona; vuoi per consentire benefit ed assunzioni a parenti ed amici, vuoi per continuare ad accontentare gli amici degli amici. Alfano ci riprova ad accontentare Cosa Nostra ma soprattutto il suo capo indiscusso dietro le sbarre, proponendo, durante un comizio per le prossime elezioni siciliane di novembre, di creare una zona franca in Sicilia stile Livigno.

In pochi hanno notato che, la sua ultima uscita, non è altro che uno dei dodici punti del famoso papello scritto da Riina per far scendere a patti lo Stato nella famosa trattativa. Legalizzare una richiesta di Cosa Nostra scritta ben 25 anni fa, è un modo per consolare il capo dei capi in carcere dal 1993? Il connubio mafia – politica in Sicilia è sempre molto utile. Vivono in simbiosi mutualistica come la conchiglia ed il paguro: l’uno ha bisogno dell’altro, si dividono il medesimo territorio e i ghiotti affari pubblici.

Tutto questo passa tra le mani di mister 3% Alfano. SPera do che i siciliani si sveglino definitivamente dal torpore e comprendano che è l’ora di voltare pagina.

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