
Arrivano puntuali come il sole la mattina e le campane a mezzogiorno, si diffondono come l’influenza della stagione invernale. Sono le bufale (si dice così) e le balorderie e le cretinate di facebook o “alla facebook”, dato che molte di loro sono un prodotto diretto del primo social al mondo.
Facebook, va detto, è stata una bella trovata, geniale se vogliamo, e può essere un ottimo mezzo di comunicazione. Peccato che spesso si trasformi in una vetrina delle banalità, personali e non personali, nonché il luogo privilegiato delle bufale e delle scempiaggini e delle balordaggini che si diffondono in maniera “virale”, come le malattie infettive, appunto. Basta dare una sbirciata andando per profili e per pagine. E il fatto curioso è che tantissimi le seguono queste balordaggini, ci credono, se le bevono, poi te le passano in una catena che non s’arresta. Lo vedi dalla frequenza ossessiva con cui si condivide l’ultimo urgente comunicato che riguarda l’ennesima fine del mondo (ma questa è una bufala che fa tenerezza), oppure che è morto l’attore di turno, oppure che è stato trovato Igor Vaclavic o quella, spesso mandata in replica più volte come Don Matteo, “dell’immigrato che ha violentato una ragazza e il padre della ragazza gli ha tagliato i testicoli e glieli ha fatti ingoiare”. Questa è un esempio di tipologia di bufala prolifica partorita da quelle menti schizofreniche (ahimè tante!) che popolano il web e i social in particolare.
Poi ci sono le bufale in senso più ampio, ovvero quelle notizie frutto della disinformazione più accanita e più diffusa e tanto amata, create ad arte per quel gusto malato, quel piacere malato di disinformare e che i social ci hanno fatto scoprire, e che di primo impatto non sembrano mica delle bufale, non sono come l’anaconda avvistato ad Ischia o come lo squalo avvistato ad Ancona o a Formia o chissà dove. No. Sono più elaborate. Sono scientifiche, perché si presentano con tanto di dati alla mano, prove e riprove. Sono vere, insomma. Come di quel tizio che esce dal coma ed ha un messaggio da parte di Dio; oppure della sorella della Boldrini che gestisce 340 cooperative che si occupano di assistenza agli immigrati. Oppure di quella, molto quotata di recente, dato il numero delle replice, e che è davvero emblematica di questa disinformazione circolante, quella insomma che mette in guardia dal pubblicare le foto dei propri bambini, perché ci sono i pedofili e i siti pedopornografici. Allora questi esperti spieghino gentilmente che cosa ci farà mai un pedofilo che ha rubato la foto del mio bambino, dato che se proviamo ad andare su google e a digitare foto-di-bambino, ne vengono giù a migliaia. Insomma, abbiamo capito che i pedofili aspettano al varco le foto dei nostri bambini. Che cosa poi possa capitare ai nostri figli se anche qualche deficiente ruba le loro foto, davvero si fatica a capire. Questo è un esempio di bufala ampia, elaborata fino al prodotto finale che chiamasi cretinata.
Ad ogni modo, bel mezzo facebook, per comunicare, informare, fare agli amici il resoconto della giornata, avvisare tutti che si sta bevendo il tè o si va ad orinare. Ottimo strumento per cazzeggiare. Ecco, allora, ci facciano il piacere di cazzeggiare secondo le comuni regole del cazzeggio.
Ma sui social e facebook in particolare, c’è anche l’oscenità, quella brutta, quella disgustosa e rivoltante, quella che ti fa venir voglia di mollare due bei ceffoni sonori agli artefici di queste oscenità: sono stavolta le foto della fanciulla malata di cancro (che poi le foto sono ovviamente false) che chiede mi-piace e chiede di condividere. Sono le foto stavolta dell’handicappato (ovviamente false pure queste) che chiede mi-piace perché è handicappato. Questo sì che è peggio della pornografia, più volgare e più schifoso di certe bettole dove girano i topi e i millepiedi, e fare mi-piace all’handicappato significa renderlo ancora più handicappato e diverso, cari quei signori che non l’hanno capito e continuano commossi a fare mi-piace. L’ultimo post con tanto di foto di una bella ragazza, l’ennesima di questa fila oscena lo visualizzo ora non da un profilo, ma da una pagina: “Mio marito si vergogna di me perché sono disabile (segue il cuoricino). Voglio avere un condividi sul tuo diario (segue faccina triste) se non ti vergogni di me (segue faccina con lacrima)”: al momento 18 mila mi-piace… lasciamo stare i commenti di solidarietà… Queste le schifezze di chi non ama comunicare, divertirsi, informare, cazzeggiare. Di chi non sa stare sui social.
Perché tutta questa immaturità e questa scempiaggine sul web, social network al primo posto e facebook in testa? Perché il web, e i social network al primo posto e facebook in testa, sono a disposizione ed uso di tutti, com’è normale che sia, ma sono anche a disposizione ed uso dei matti e dei balordi. Nel villaggio globale di cui i social sono il manifesto/prodotto (ma questo è un altro discorso dove ognuno se la può cantare e suonare come meglio crede), il primo vero grande pregio di facebook è stato quello di mostrare la tanta vanità che c’è in giro, ma fin qui niente di dannoso. Il secondo pregio di facebook è stato quello di farci scoprire l’elevato numero delle persone malate di mente che stanno in giro, e loro seguaci: non fanno danni nemmeno nelle piazze o nelle osterie, perché lì qualcuno prima o poi gliele suonerebbe di santa ragione. Stanno dietro la tastiera per dare sfogo alle loro compulsioni. Per loro, davvero una bella trovata.