
Si chiamava A3 Salerno-Reggio Calabria, oltre 400 km di tracciato di cui i due terzi interessavano ed interessano la dorsale calabrese.
E’ stata, la Salerno-Reggio, la pecora nera delle autostrade d’Italia, la peggiore, la vergogna dell’Italia, l’orrore del Sud.
Ora la famigerata A3 ha cambiato nome e si è rifatta il look. Dopo quasi vent’anni di teorie di cantieri con cui abbiamo convissuto, è stata ribattezzata “A2 del Mediterraneo”
dai soliti onnipresenti signori, esperti nelle operazioni di facciata, che vogliono darla a bere ad ogni costo e con una tenacia che non ha eguali, ma riesce loro male per chi conserva ancora un briciolo di sale in zucca. Rifarsi il trucco non giova un gran che e non ci fai nemmeno una bella figura se poi cammini con le scarpe rotte o con le vesti sgualcite.
Questa “nuova” autostrada dell’illegalità conclamata, questa nuova autostrada di chissà quante tangenti versate alle varie mafie locali, continua purtroppo ad essere “vecchia”, alla faccia dei tratti ammodernati, che pure ci sono, certo, e meno male che ci sono! Evviva le capre e i cavoli tratti in salvo! Ma ci sono anche le vecchie storielle a cui siamo stati abituati. Esempio: a maggio 2017 l’Anas comunica “che per consentire la prosecuzione dei lavori di nuova pavimentazione lungo il tratto di Cosenza dell’A2, fino al prossimo 15 giugno 2017 saranno necessarie limitazioni alla circolazione veicolare” (proprio così, veicolare, perché evidentemente ci transitavano pure i pastori con gli asinelli di storica memoria!). Questa la vecchia storiella trita e ritrita, sintesi e copia di tante sorielle simili, manifesto di una storia nefasta molto più grande e più ampia. Al 26 giugno 2017 sul tratto Rogliano-Cosenza le automobili procedono a passo d’uomo, quando non si fermano del tutto.
Intanto proseguono le deviazioni e i percorsi a doppio senso su unica carreggiata, ad esempio nel tratto Altilia-Cosenza, signori; ad esempio a Laino Borgo, signori (ed è di ieri il bilancio di quattro morti in uno scontro frontale in galleria a doppio senso su unica carreggiata); ad esempio tra Castrovillari e Morano, signori. E gli esempi potrebbero continuare con buona pace di qualche sprovveduto che, è evidente, non ha oltrepassato i confini calabresi, e pretende di definire l’A2 come “l’autostrada più moderna d’Europa” (Tg3 Calabria del 26 giugno, edizione del mattino, sic!). Probabilmente perché, ad esempio tra Rogliano e Cosenza, gli automobilisti si fermano sulla carreggiata a doppio senso anzi, sono costretti a fermarsi per l’ennesimo lavoro in corso (che non si chiama cantiere, per carità) e alla fine scendono dall’auotovettura a scambiar due chiacchiere col vicino di ventura e di vettura. Forse è questo l’indice e il parametro di modernità dato che in altre autostrade d’Europa questo obbrobrio non succede. Forse perché ci sono chilometri e chilometri di tracciati fatti di viadotti a iosa e dove le corsie sono rimaste due, quella di marcia e quella di sorpasso, per intenderci, ed anche questa è modernità perché qualche saputello (che poi trattasi del solito sprovveduto che non ha oltrepassato i confini calabresi e continua a sparare fanciullescamente una cretinata dopo l’altra) ha scritto che la modernità non è data dal numero delle corsie (sic).
Forse che andrebbero ripristinate le antiche mulattiere? Di sicuro si procederebbe meglio.