Da decenni attendiamo la modernizzazione del Paese, una politica protesa verso il cambiamento, la razionalizzazione, lo snellimento del sistema, il superamento di pastoie e cattive abitudini del passato, ma ci tocca continuare a navigare nelle acque melmose di istituzioni concepite per prevenire il pericolo di ricadute autoritarie e liberticide e, per tale
ragione, caratterizzate da paralizzante rigidità .
Questo contesto continua ad essere il brodo di coltura di un’ideologia ottocentesca, quella marxista, che ha dettato l’agenda al novecento e continua, con le sue varianti postcomuniste, a frapporre ostacoli ad ogni tentativo di introdurre elementi di discontinuità nelle proposte di governo del nuovo millennio.
Così, mentre gli elettori francesi consentono a Macron di spazzare via partiti corrosi ed usurati dal tempo, non più in grado di fronteggiare le sfide della globalizzazione e del pluralismo etnico e religioso, in Italia siamo ancora costretti a vivere aspettando
Gotor e l’accanimento terapeutico di una vecchia sinistra che non riesce a mettere da parte stilemi ideologici e tomi polverosi che spiegano l’attualità della lotta di classe.