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Sbankati – Quello che i giornali non dicono

| 31 Agosto 2017 | ECONOMIA, POLITICA

La Bce è sempre indipendente, o almeno così stabiliscono i Trattati, ma lo è particolarmente quando la situazione economica volge al brutto. Così Draghi (fino a quel momento colpevolmente inerte) a luglio 2012 ha potuto mettere fine alla crisi dello spread con la nota frase “whatever it takes“, mentre a marzo 2015 (anche in questo caso, con grave ritardo rispetto alla Federal Reserve) ha potuto lanciare un robusto quantitative easing, primo passo per l’uscita della Zona Euro dalla morsa della deflazione.

Ma ora le cose stanno cambiando. L’inflazione nel Vecchio Continente dovrebbe attestarsi, nel 2017, attorno all’1,3%, mentre in Germania dovrebbe raggiungere addirittura l’1,8% (con conseguente perdita di competitività dell’industria tedesca). I tassi a zero ed il sostegno al corso dei titoli governativi riducono fortemente i margini degli istituti di credito, mettendo in crisi le già travagliate Sparkassen, e assottigliano altresì i rendimenti dei grandi fondi pensione germanici. Dunque basta giocare a Supermario, la Playstation – dice dice Schäuble – può tornare nell’armadio.

Il “liberi tutti” lo si leggeva oggi su Bloomberg. Addirittura, viene dettata – sia pure sotto forma di sondaggio tra gli analisti – una tabella di marcia: dimezzamento degli acquisti subito, quindi azzeramento del programma entro settembre 2018.

Il risultato pratico potrebbe essere una nuova pressione sui titoli governativi del Sud Europa che – oltre a mettere nuovamente in difficoltà le finanze statali – potrebbe generare una nuova crisi del settore bancario, ancora imbottito (sebbene in misura minore rispetto al passato) di titoli di debito pubblico. Crisi quasi irreversibile, ove fosse presa sul serio la boutade dell’agosto 2016 di Lars Feld, che proponeva – un po’ per scherzo, un po’ per davvero – una specie di bail-in del debito sovrano, con taglio dei rimborsi dei bond in caso di intervento del Meccanismo Europeo di Stabilità (il “Fondo salva-Stati”, noto anche come ESM) a sostegno di un Paese dell’Unione.

Il puzzle che si compone sarebbe, già così, inquietante. Ma assume contorni veramente preoccupante a considerare gli ultimi sviluppi della politica europea. Ci informa infatti lietamente il Sole24Ore della proposta del governo tedesco in ordine alla trasformazione del Fondo salva-Stati (soggetto intergovernativo di cui la Germania è, in sostanza, primo azionista) in una sorta di Fondo Monetario Europeo, a sostituzione di quello Internazionale (il FMI, il cui “azionista di riferimento” si trova, come noto, oltre oceano). Alla prossima crisi di un Paese della periferia, potrebbe così intervenire questo nuovo ESM, uno e trino (raggruppando in sé le competenze, se non dell’intera Troika, quanto meno del FMI e della Commissione).

Sì, perché questo ente – che, ricordiamo, non è neppure contemplato nei Trattati – dovrebbe “sostituire la Commissione Europea, considerata troppo politica, nella verifica dei conti pubblici e relative sanzioni”. Chiaro? La Commissione Europea, al riparo dal processo elettorale, dovrebbe essere sostituita da un ente ancor più al riparo dal medesimo processo elettorale, ed a guida e maggioranza tedesca, al fine di poter impunemente imporre le condizionalità richieste dai creditori (di solito tedeschi) ai Paesi eventualmente in crisi. Altro che Grecia. Non solo: a vigilare sugli scolari discoli che devono fare i compiti a casa (per utilizzare il linguaggio regressivo ed infantilista, oltre che vagamente auto-razzista, proprio dei nostri maggiori quotidiani) sarebbe posto un Ministro delle Finanze dell’Unione, proposto da Macron con finalità espansive dell’economia continentale e – come al solito – già adottato dalla Merkel per attribuirgli compiti di mero “guardiano dei conti”.

Su una partita così importante, nessun commento italiano pervenuto. Ma i nostri governanti, come si sa, prima recepiscono qualsiasi norma comunitaria senza fiatare (il pareggio di bilancio, l’Unione bancaria, il bail-in, le norme sui salvataggi in mare dei migranti) e poi se ne pentono, con qualche anno di ritardo.

Ma con grande savoir-faire.

TAG: ESM, Fondo Monetario Internazionale, Fondo Salva Stati, Unione Europea
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