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Novità: questa volta ‘Ha Stato Trump!’

| 5 Giugno 2018 | ECONOMIA, POLITICA

Il neonato governo giallo-blu si trova immediatamente a fronteggiare – come l’Ercole del mito – alcuni rischi mortali: l’opposizione delle élite italiane e transnazionali, le possibili rappresaglie da parte della Banca Centrale Europea, la friabilità di una maggioranza già di per sé risicata soprattutto in Senato, le distanze – anche significative – fra Movimento 5 stella e Lega.

Quanto alla prima questione, è inutile parlarne perché sotto gli occhi di tutti. Dall’opposizione della stampa (nella triplice forma della negazione di Da Milano, del vilipendio di Saviano, del piagnucolio preadolescenziale di Riotta) a quella dei politici di molti Paesi europei oltre che dei tecnocrati della Commissione UE (Macron, Öttinger, Ferber in no particular order), fino all’imbarazzante intervento di Soros “preoccupato” delle ingerenze russe sulla politica italiana. Presto si aggiungeranno girotondi, manifestazioni anti- qualsiasi cosa (fasciste, razziste, xenofobe…), pride di tutti i generi, in attesa che ci scappi l’incidente, o peggio.

Della seconda abbiamo avuto un assaggio con la salita dello spread nei giorni del tentato sovvertimento del risultato elettorale tramite creazione di un governo Cottarelli, da far votare alle forze politiche “responsabili” con la solita scusa del “fate presto!” di montiana memoria (in quest senso, Mattarella è un Napolitano che non ce l’ha fatta). Per il futuro, in caso di braccio di ferro, ci si potrebbe aspettare anche di peggio: chiusura del Quantitative Easing (già ridotto fortemente da gennaio), minacce di esclusione dei Titoli di Stato italiani dalle garanzie accolte per il finanziamento presso la Banca Centrale (magari ad esito di una riduzione del rating dei BTP ad opera delle Agenzie di rating, la cui indipendenza e serietà è universalmente nota) o di negazione di liquidità straordinaria (ELA) alle banche in caso di nuova rottura (come nel 2011) del mercato interbancario.

Ma saranno minacce a vuoto. Quanto allo spread sui Titoli di Stato in sé, perché ormai si tratta di investimento marginale delle famiglie italiane; quanto al resto, perché misure di quel genere porterebbero semplicemente all’uscita dell’Italia dall’Euro e alla fine della Moneta Unica. L’Italia non è la Grecia né per Prodotto Interno Lordo, né per Bilancia Commerciale, né per ammontare del debito pubblico. Tant’è vero che – nel pieno rispetto della tradizione etica dell’UE, forte coi deboli e deboli coi forti – Juncker si è affrettato a richiamare tutti i Commissari agli ordini, dicendo che l’Italia non può essere trattata come la Grecia (testuale).

Vi è poi un’altra considerazione, che ci introduce agli ultimi due punti sottolineati sopra. La diminuzione dello spread in concomitanza con la nascita del governo Conte è stata accompagnata, forse favorita, da importanti acquisti di BTP da parte di fondi di investimento statunitensi.Negli stessi giorni Trump ha posto dazi su acciaio e alluminio anche nei confronti dell’Unione Europea, mentre la Fed ha iniziato una nuova battaglia, molto aggressiva, nei confronti di Deutsche Bank (che, con gravi problemi di liquidità almeno da inizio del 2016, con ogni probabilità sarà destinata ad un nuovo fallimento, cioè – visto che nel rito tedesco non si applica la direttiva BRRD – ad un nuovo salvataggio con soldi pubblici. Si spera non quelli del contribuente italiano, come pure accaduto in passato).

Pare allora plausibile concludere che il nuovo governo giallo-blu sia stato scelto come maglio per minare la leadership tedesca da quella parte di amministrazione americana (trumpiana) che ritiene il mercantilismo della Germania pernicioso per il libero commercio in generale e per gli interessi statunitensi in particolare. Scenario favorevole, anzi favorevolissimo, che rimette l’Italia al centro dell’interesse geo-politico USA (e britannico) come ai tempi della Guerra Fredda, dopo anni di spostamento della “frontiera” ed est e sulle rive del Baltico.

Proprio questa convergenza di interessi potrebbe cementare – molto al di là delle previsioni di certi analisti più o meno interessati – l’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega.Quest’ultima, infatti, più fortemente contraria all’Unione Europea ma anche moderatamente liberista in termini di politica economica, potrebbe convivere con un soggetto proteiforme che – pur tra mille crisi di crescita – si sta strutturando in partito a partire da una forte componente filo-atlantica (si ricorderanno le incursioni di Grillo all’ambasciata inglese e all’ambasciata americana, oltre che la vicinanza dalla Casaleggio e Associati a importanti associazioni lobbistiche statunitensi). Anche la presenza di Bannon in Italia, proprio nei giorni che hanno preceduto la formazione dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, potrebbe non essere del tutto casuale. Dunque, per un volta, Soros ha torto: Putin in tutto questo c’entra davvero molto poco.

“Un topo di terra, per cattiva sorte, aveva fatto amicizia con una rana. La rana, malintenzionata, legò il piede del topo al proprio. Dapprima se ne andarono sulla terra per mangiar grano; successivamente, avvicinatisi al bordo di uno stagno, la rana trascinò dentro verso il fondo il topo, mentre essa sguazzava nell’acqua e gracidava. Invece il topo, sventurato, morì annegato; tuttavia galleggiava, perché era legato al piede della rana. Dunque un’aquila, quando lo vide, lo afferrò con gli artigli: la rana, legata, gli tenne dietro, divenuta anch’ella pasto per l’aquila. Anche se uno è morto, ha la possibilità di vendicarsi: la giustizia divina vede ogni cosa e restituisce, per ricompensa, pan per focaccia”.

TAG: Conte, Di Maio, Lega, Mattarella, Movimento 5 Stelle, Napolitano, Salvini
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