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Messico: la grande guerra della droga di cui nessuno parla

| 15 Ottobre 2018 | ESTERI

Siria, Afghanistan, chi ci segue può dire anche Yemen o Ucraina. Questi sono i primi paesi che vengono subito in mente quando si pensa alla guerra. A questa lista ne andrebbero aggiunti tanti altri, specialmente africani, dove ogni giorno si combatte nonostante il silenzio dei media. Un paese che però non verrebbe da accostare alla guerra è il Messico. Eppure nel paese centroamericano è da quasi 12 anni in corso un sanguinoso conflitto che ha causato centinaia di migliaia di morti ma di cui sentiamo parlare poco o nulla.

Dopo appena dieci giorni dalla data in cui assunse l’incarico, l’11 dicembre 2006 il presidente messicano Felipe Calderón lanciò l’Operazione Michoacán inviando circa 6.500 soldati dell’esercito nello Stato omonimo, situato nella parte centro-occidentale del paese lungo la costa del Pacifico, per combattere i cartelli della droga locali. In realtà, già il predecessore di Calderón, il presidente Vicente Fox, aveva avviato delle campagne militari contro i cartelli, tuttavia l’Operazione Michoacán era più grande di tutte quelle condotte nel passato e perciò viene convenzionalmente riconosciuta come l’inizio della guerra della droga.

Questa guerra si svolge su due livelli: da un lato vi è lo scontro tra il governo messicano e i cartelli, dall’altro vi sono i conflitti tra i vari cartelli del paese. In Messico si contano decine di cartelli della droga. Tra i maggiori vi è il Cartello di Sinaloa che controlla il cosiddetto Triangolo d’Oro nel nord-ovest del paese e comprendente gli Stati di Chihuahua, Sinaloa e Durango. Questo cartello era comandato da Joaquín Guzmán, meglio noto come “El Chapo” il quale è stato arrestato per la terza volta nel 2016 venendo estradato negli Stati Uniti il 19 gennaio 2017. El Chapo era considerato il signore della droga più potente dai tempi del leggendario Pablo Escobar nonché uno degli uomini più potenti del mondo. Un’altra organizzazione molto potente è Los Zetas, che ha la sua base nello Stato di Tamaulipas, situato nel nord-est al confine col Texas, ma opera in quasi tutto il paese. Los Zetas è nato da una scissione interna al Cartello del Golfo, una delle organizzazioni criminali più vecchie del paese che ha le sue roccaforti lungo la costa orientale del Messico che si affaccia sul golfo omonimo. A partire dagli anni ’80, i cartelli messicani hanno cominciato a fare da corrieri per la cocaina colombiana diretta negli Stati Uniti ma in Messico si producevano già marijuana e oppio. Durante gli anni ’90, nonostante le scissioni e le lotte intestine, i cartelli hanno aumentato ancora di più il loro potere finché negli anni 2000 il governo federale ha deciso di intervenire con la forza. Grazie ai profitti miliardari garantiti dal traffico di droga, i cartelli riescono ad acquistare ingenti quantità di armi da fuoco, arruolare nuovi membri e corrompere le autorità minacciandole con la morte. In diverse zone del paese il governo ha perso il monopolio della forza.

Ovviamente, gli Stati Uniti sono il mercato principale per le droghe prodotte in Messico e in Sud America. La maggioranza delle sostanze stupefacenti consumate negli Stati Uniti passa proprio attraverso il confine con il vicino meridionale. Gli Stati messicani settentrionali al confine con l’America sono infatti tra quelli più colpiti dalla violenza della guerra. Washington collabora con il Messico e altri Stati centroamericani nella lotta contro il narcotraffico attraverso il programma Merida Initiative.

Per quanto riguarda la corruzione, non si può non parlare del caso di Acapulco. Diventata famosa a partire dagli anni ’50 per essere la meta preferita per le vacanze estive di numerose star di Hollywood, Acapulco si è guadagnata nel corso dei decenni la fama di località balneare tropicale. Grazie alla sua spiaggia paradisiaca e al clima caldo per tutta la durata dell’anno, Acapulco, situata nel sud-ovest del Messico nello Stato di Guerrero, ha attratto milioni di turisti provenienti da tutto il mondo. Ma la reputazione internazionale di Acapulco è radicalmente cambiata negli ultimi anni. Le lotte tra i cartelli e la guerra scatenata dal governo contro di essi hanno reso la città una delle più pericolose al mondo. Il problema della sicurezza è esacerbato dalla corruzione delle forze dell’ordine locali. Lo scorso 25 settembre l’esercito messicano e la polizia federale sono entrate ad Acapulco, hanno circondato il quartier generale della polizia municipale e hanno fatto irruzione disarmando tutti i 700 agenti di polizia della città. Due agenti sono stati arrestati con l’accusa di “probabile coinvolgimento” in alcuni omicidi mentre tutti gli altri sono sotto indagine. Si presume che tutto il corpo di polizia municipale sia stato corrotto dai cartelli. Il Segretariato per la Difesa Nazionale ha scoperto che mancano 342 delle 1.771 armi in dotazione al corpo di polizia municipale. Non si sa ancora dove siano finite quelle armi ma non è da escludere che siano arrivate nelle mani dei trafficanti.

Acapulco è una delle città più pericolose non solo del Messico, bensì del mondo intero. Lo Stato di Guerrero è un campo di battaglia dove si scontrano numerosi cartelli. Secondo una classifica redatta dal Consejo Ciudadano para la Seguridad Publica y la Justica Penal A.C. nel 2017 Acapulco era la terza città al mondo con più di 300 mila abitanti ad avere il più alto tasso di omicidi. Delle dieci città più pericolose ben cinque sono messicane, tra cui la più violenta di tutte, Los Cabos, situata all’estremità meridionale della Bassa California del Sud. Il Messico si conferma uno dei paesi più pericolosi al mondo insieme ad altri dell’America Latina tra cui Brasile, Venezuela, El Salvador e Honduras. Nel 2017 si sono registrati circa 30.00 omicidi in Messico mentre nel primo trimestre di quest’anno, secondo il Secretariado Ejecutivo del Sistema Nacional de Seguridad Publica, ce ne sono stati 7.667. Da quando è cominciata l’escalation di violenza sono stati uccisi pure diversi politici, giornalisti, giudici e ufficiali delle forze dell’ordine.

Ciò che colpisce di più della guerra in Messico sono i metodi violenti e brutali utilizzati dai cartelli e il numero totale delle vittime. Per instaurare un regime del terrore e per intimidire gli avversari, i cartelli a volte torturano, mutilano o decapitano le loro vittime. Nel novembre 2016 le forze dell’ordine trovarono lungo una strada nello Stato di Guerrero i corpi decapitati di nove persone con le loro teste accanto ai cadaveri. Ma i casi in cui la polizia ha ritrovato cadaveri decapitati o mutilati si contano a decine. Spesso queste esecuzioni di medioevale brutalità sono accompagnate da messaggi scritti intimidatori, come se mozzare la testa a una persona non fosse sufficiente. Per quanto riguarda il numero totale di morti è difficile dare una cifra precisa ma si stima che dal dicembre 2006 ad oggi la guerra della droga abbia causato circa 200.000 morti, la maggior parte dei quali appartenente ai cartelli. Un numero esorbitante che in parte riesce a dare un’idea delle dimensioni e della violenza che caratterizzano questa guerra dimenticata.

TAG: Acapulco, America Latina, cartelli della droga, Cartello del Golfo, Cartello di Sinaloa, cocaina, droga, El Chapo, eroina, guerra, Joaquín Guzmán, Los Zetas, marijuana, Messico, narcotraffico, omicidi, Operazione Michoacán, Stato di Guerrero
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