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Le elezioni in Russia non soddisfano gli standard democratici

| 21 Marzo 2018 | ESTERI

Domenica i cittadini della Federazione Russa si sono recati alle urne per le elezioni presidenziali. Il risultato, inutile dirlo, è quello che tutti avevano anticipatamente previsto: una vittoria schiacciante di Vladimir Putin che con il 76 % delle preferenze si è aggiudicato il quarto mandato alla guida della nazione più grande del mondo. Putin rimarrà in carica fino al 2024, salvo dimissioni anticipate. Se completerà questo mandato diventerà il politico ad aver guidato per maggior tempo lo stato russo post-zarista, secondo solo a Stalin.

Al di là dei risultati riguardo il voto e le varie riflessioni che esso può scaturire, bisogna constatare che le elezioni in Russia di democratico hanno solo il nome. A dirlo sono l’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e Golos. La prima è un’organizzazione che tra le altre cose monitora lo svolgimento delle elezioni nei suoi 57 paesi membri, fornendo anche assistenza agli addetti se necessario. La seconda è un’ong russa indipendente dal Cremlino che si occupa di monitorare il corretto svolgimento di qualsiasi tipo di elezioni e referendum sul territorio russo.

Ciò che l’Osce sottolinea in primo luogo è la mancanza di una “vera competizione” dovuta in primo luogo alle “restrizioni alle libertà fondamentali di riunione, associazione ed espressione”.  “Scelta senza vera competizione non è vera scelta” ha affermato Michael Link, leader del gruppo di osservatori Osce. La squadra di monitoraggio dell’Organizzazione era composta da ben 481 osservatori internazionali, sparsi in tutta l’immensa Russia. Altro fatto molto grave è stata l’esclusione dalla corsa elettorale di uno dei competitor, ovvero Alexei Navalny, che sarebbe l’unico vero oppositore del presidente Putin, la cui candidatura alle elezioni presidenziali è stata rigettata dalla Commissione elettorale russa lo scorso dicembre. Il blogger è da molti considerato vittima di una persecuzione politica operata dal governo russo che attraverso mezzi (quasi) legali vuole impedire la sua affermazione.

Proprio Navalny, che nelle settimane scorse aveva esortato i cittadini russi a non recarsi alle urne, ha denunciato numerosi casi di irregolarità e brogli diffusi. Brogli che sono stati confermati dall’ong Golos che alle 19 ora italiana di domenica aveva stimato ben  2709 casi di irregolarità, soprattutto schede multiple. In rete girano parecchi video che testimoniano i comportamenti scorretti alle urne. Sarebbero state fatte anche pressioni da parte di funzionari amministrativi e datori di lavoro per spingere l’elettorato a votare in modo da raggiungere l’obiettivo del 70 % di affluenza che si era posto il Cremlino, obiettivo che infine non è stato raggiunto.

Tuttavia, sia Osce che Golos, notano che queste elezioni presidenziali hanno registrato meno casi di irregolarità rispetto a quelle del 2012. “Le elezioni sono state molto più pulite e corrette di quello che abbiamo visto in passato, ma in generale non possiamo dire che l’istituzione delle elezioni nella Federazione Russa sia migliorata. Non ci sono le condizioni per tenere elezioni democratiche” ha commentato Andrei Bruzin, funzionario dell’ong Golos, il quale precisa che il numero di irregolarità registrate è più di cinque volte minore rispetto a quello delle precedenti elezioni del 2012.

Un altro ostacolo alla democraticità di queste elezioni, segnala l’Osce, è “la copertura mediatica estesa e acritica del presidente uscente” che è stato lodato in lungo e in largo da televisioni ed altri mezzi di comunicazione, mentre alle opposizioni e agli altri candidati è stato concesso pochissimo spazio.

Insomma, le elezioni in Russia sono un mero esercizio pratico che serve a dare una minima parvenza di democraticità dello stato russo, peccato che ormai nessuno ci creda. L’illegittimità di queste elezioni è fuori dubbio. L’assoggettamento dei media e la repressione degli oppositori più scomodi sono gli strumenti attraverso cui Putin ha sgomberato il campo per garantire il suo potere assoluto nella scena politica russa. Oltre a ciò, e ancora peggio, lo stato limita le libertà fondamentali di associazione, espressione e riunione alienando ulteriormente la società dalla partecipazione politica. Ad ogni tornata elettorale la vera connotazione della Russia post-sovietica putiniana viene alla luce in modo chiarissimo. È una connotazione oligarchica ed autoritaria in cui le libertà fondamentali dell’uomo vengono represse. Ma non dobbiamo scandalizzarci, né demonizzare l’amministrazione russa. Se le elezioni non sono democratiche non è perché Putin è “cattivo” e non vuole che lo siano, ma semplicemente perché la Russia non ha mai conosciuto e non forse non conoscerà mai la democrazia, come anche la Cina.

Dobbiamo tenere bene a mente che la democrazia è il frutto di lunghi processi storici e politici che hanno coinvolto solo una piccola parte del mondo. Non si tratta di un modello universale bensì di una specificità dell’Occidente che va difesa con i denti perché democrazia significa innanzitutto garanzia dei diritti fondamentali, di ognuno di noi. Se perdiamo questa consapevolezza la nostra stessa libertà sarà in pericolo.

TAG: brogli, democrazia, elezioni, Ong, Osce, osservatori, presidente, russia, Vladimir Putin
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