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La ‘democrazia’ piddina striglia l’’Italia brutta, ignorante e razzista’

| 27 Maggio 2019 | IL FORMAT, POLITICA

L‘esito di questa tornata elettorale viene salutato da alcuni illustri giornalisti (nei loro post sul Fb o Twitter) con frasi denigratorie verso un’Italia che non è espressione del loro pensiero. Le donne, poi, spesso sono le più agguerrite. Scorrendo nei social si incappa in post come questi:‘ Ma tutta questa Italia brutta ignorante razzista e ottusa dov’era acquattata?’. Sorprende la mancanza di rispetto verso una parte di elettorato e, quindi di italiani, che ha scelto democraticamente da che parte stare in Europa. Per molti intellettuali di sinistra la sconfitta è solo l’espressione del voto di idioti, brutti e ottusi e di ‘classi subalterne’, come le definisce il tweet di Lerner. Soprattutto se a sorpassare il Pd è la Lega insieme alle espressioni ed alle istanze della destra italiana. La democrazia vale solo per la sinistra, quando vince. Ma evidentemente gli attacchi, gli insulti di questi mesi a Matteo Salvini, divenuto il nemico numero uno, il male assoluto hanno sortito l’effetto contrario. Il buon (ista) pensiero militante di sinistra ha giocato la logora carta delle accuse di fascismo e razzismo. Una denigrazione continua nei confronti di Salvini e Meloni proseguita per tutta la campagna elettorale. La democrazia per costoro coincide con il saccente e radical chic pensiero unico. Le ‘ombre nere’  di Repubblica sono soltanto la processione funerea dei giornalisti accreditati all’alveo del Pd, detentore assoluto della verità, dell’intelligenza e della bellezza. Guai a pensarla diversamente, perché sei come un infedele non convertito per gli integralisti islamici. Non meriti neppure di esistere. O la pensi come loro, o sei il male che avanza nella società. E la società ha dato la sua risposta.

Detto ciò, il dato incontrovertibile che emerge da questa consultazione elettorale è che l’Europa cosi com’è ha fallito, piaccia o meno al Pd. E non solo in Italia. Il silenziatore delle penne ‘progressiste’ storpia e ridimensiona exploit storici come quello di Farage nel Regno Unito e, soprattutto, di Le Pen in Francia che ha scardinato per la prima volta la conventio ad escludendum dei partiti tradizionali della destra e sinistra transalpina. Lo specchio di un panorama politico radicalmente cambiato che si incarna anche nella demolizione del totem Angela Merkel.

Tornando a casa nostra, un’altra riflessione merita il mancato ingresso a Strasburgo dell’unico partito italiano che  si chiama + Europa. Nonostante i presunti finanziamenti del filantropo Soros, il partito di Emma Bonino non arriva al 4%, la soglia di sbarramento per entrare nel Parlamento europeo. Ed anche questo è un chiaro segnale che l’Europa dell’austerità, dei comitati di affari e della accoglienza incontrollata, costi quel che costi, non piace a nessuno. Non sono bastate nemmeno le prediche di Papa Bergoglio e le spillette ‘apriamo i porti’. Non è bastata nemmeno una parte della magistratura, che in qualche modo ha cercato di ostacolare la linea politica del governo in materia di immigrazione. Nonostante ciò, e nonostante l’astensionismo al Sud che ha pesato sul consenso dei Cinque stelle, il voto ha espresso una netta volontà di cambiamento su molti temi in agenda a Bruxelles, tra cui quelli economici. Un’Europa diversa, non sappiamo ancora quale ma certamente non più quella di Junker, Moscovici e delle tecnocrazie militanti; quest’ultime davvero ossimoro della democrazia e della volontà popolare.

 

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