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I gilet gialli: l’espressione di un malessere cronico.

| 20 Gennaio 2019 | POLITICA

Negli ultimi giorni si parla dei gilet gialli come di un movimento di eroi capace di fare una rivoluzione che, per diverse ragioni, sembra ormai scongiurata da queste parti. La singola azione della rivolta ci porta subito a pensare nella legittima reazione di un popolo che non resta a guardare mentre i propri diritti vengono violati ma scende nelle piazze, si ribella e dimostra la propria capacità di mettere in discussione l’esistenza stessa del governo di turno.

Questo movimento, nato dal basso – a quanto pare – è riuscito a catturare l’attenzione di una buona fetta di mondo dal momento in cui, data l’intensità delle proteste, il governo di Macron ha deciso di non aumentare la tassa sulla benzina e di impegnarsi a cercare “altri modi di rispondere alla sfida ecologica”. Nonostante, il dietrofront dell’Eliseo non è bastato per spegnere la rabbia dei manifestanti e alle proteste si sono aggiunte altre nuove richieste. Il discorso sul carburante era ormai acqua passata mentre ai “Champs Elysées” iniziava a farsi sentire il coro “Macron démission”: forse l’unico slogan in comune tra tutti i manifestanti.

Allo stesso tempo, i Gilet Gialli hanno manifestato la patologia di screditare ogni loro portavoce che, al momento di recarsi all’Eliseo, godeva del consenso delle masse, ma appena concluso l’incontro con i vertici del governo veniva segnalato con la frase “lui non ci rappresenta” e gli altri, trascinati dalla paranoia di chi sente di essere stato tradito in molte occasioni da altri rappresentanti, inseguivano il coro dimostrando l’inconsistenza di un movimento che sembra non riuscire a comunicare qual’è l’obiettivo reale della loro protesta.

In altre parole, il movimento che di Sabato in Sabato fa sognare mezza Europa, risente di una strana eterogeneità che non li permette di prendere alcuna forma.  Estrema destra ed estrema sinistra s’incontrano nella stessa piazza senza riuscire a veicolare un messaggio comprensibile che permetta al resto di capire qual è il loro scopo principale.

Detto ciò, se è vero che i gilet gialli sembrano incapaci di andare oltre la condizione di un movimento eterogeneo senza obiettivi chiari e condivisi, come mai godono il consenso di oltre il 70% della popolazione? Saranno capaci di organizzarsi e di diventare un’alternativa nella politica francese oppure periranno nella loro eterogeneità? E poi, quanto è possibile l’esistenza  finanziamenti provenienti dall’estero mirati a destabilizzare un governo democratico nel cuore dell’Europa? Almeno all’Eliseo, forse nel tentativo di azzeccarci, girano voci e segnalazioni sui presunti collegamenti dei Gilet Gialli con l’esterno…

Poi, per quanto riguarda la causa della protesta, sebbene sia evidente che l’aumento della tassa sul caro carburante è stata la miccia che ha fatto esplodere la rivolta, le origini delle manifestazioni non sono tutte attribuili al governo di Macron ma ad alcuni fattori di lunga data che hanno reso cronico il malessere sofferto dai francesi…

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