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Consultazioni: voto anticipato o governo di legislatura?

| 22 Agosto 2019 | POLITICA

Come previsto, dopo le dimissioni di Conte sono partite le consultazioni. Come 14 mesi fa, il futuro è nelle mani di Mattarella. Tra poche ore sapremo se il Presidente cercherà di dar vita a un nuovo esecutivo oppure scioglierà le camere. Tutto dipenderà dall’esito dei colloqui iniziati telefonicamente con il Presidente emerito Napolitano e che verranno chiusi dopo l’incontro tra Mattarella e il gruppo parlamentare dei Cinquestelle.

Vale sottolineare come il ruolo del Presidente della Repubblica sia diventato cruciale negli ultimi mesi e, proprio in queste ore, esso rivendichi un’importanza inedita per ciò che riguarda la tenuta del sistema politico italiano. A dire il vero, l’incarico di “proteggere la costituzione” non appare troppo impegnativo nella teoria ma il clima di instabilità e la scarsa disponibilità al dialogo tra le parti in gioco, costringono Mattarella a scendere di nuovo in campo.

La mediazione, la conciliazione e la ricerca del consenso tra le parti si stanno rivelando delle mansioni fondamentali per tentare la nascita di un governo di legislatura che sia in grado di affrontare l’emergenza in corso e le diverse problematiche che potrebbero essere risolte soltanto da un parlamento funzionale.

Nel breve periodo, l’obiettivo più immediato del Presidente della Repubblica dovrà essere quello di riportare gli attori politici dalla propaganda litigiosa alla convergenza, dalla demagogia alla ricerca di soluzioni realistiche e dall’autoreferenzialità al loro vero ruolo: cercare di interpretare l’interesse generale.

Per quanto riguarda il dibattito di queste ore che trova i sostenitori del ‘voto subito’ da una parte e i promotori della legislatura dall’altro, e le pressioni che si stanno esercitando da parte di qualche settore nei confronti del Presidente e del parlamento stesso, la controversia va risolta tenendo in considerazione la natura del nostro sistema politico alla luce della costituzione senza scivolare nei classici proclami di piazza che ignorano o fingono di ignorare le condizioni del Parlamentarismo.

Premesso che l’attuale legislatura è stata eletta il 4 marzo 2017, che il compito di ogni legislatura è quello di formare un governo e che i governi nascono e muoiono in parlamento, perché mai si dovrebbe far saltare una legislatura il cui mandato è ancora in vigore? e per quale motivo essa dovrebbe rinunciare al tentativo di formare una nuova maggioranza?

Non dimentichiamoci che è la stessa costituzione a prevedere che a dar vita al governo è sempre il parlamento. In altre parole, chiedere il ‘voto subito’ non appena cade il governo è un’esigenza carente di coerenza in quanto, ripetiamo, i governi nascono e muoiono in parlamento. La prima opzione dopo la fine di un governo in piena legislatura è il tentativo di dar vita a un altro esecutivo: è qui che risiede il senso della ‘delega’ concessa ai parlamentari in quanto eletti dagli aventi diritto. Se poi il tentativo non andasse a buon fine, se non fosse possibile costruire una maggioranza sostenibile in grado di governare il Paese, allora il parlamento sarebbe da considerarsi disfunzionale e si chiamerebbe al voto.

Prima di questo però, non può essere negata la possibilità di cercare una maggioranza all’interno della presente legislatura. In poche parole, forzare il voto anticipato senza fare il tentativo di dar vita a una nuova maggioranza significherebbe rinnegare i presupposti della democrazia rappresentativa.

TAG: elezioni, governo, Palazzo Chigi
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