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Poste Italiane in vendita? Meloni conferma, dipendenti in agitazione

| 5 Gennaio 2024 | ATTUALITÀ

Poste Italiane è l’azienda di servizi più grande del paese.
Solo 20 anni fa era considerata un “carrozzone dello Stato”, una palla al piede per i bilanci pubblici, costantemente in perdita ed inefficiente.
Oggi il gruppo rappresenta “una realtà unica per dimensioni, riconoscibilità, capillarità e fiducia da parte della clientela, e fornisce un importante contributo al tessuto economico, sociale e produttivo del Paese”.

Poste Italiane oggi ha bilanci floridi, ha diversificato ed allargato le attività raccogliendo consensi anche come fornitore di energia, è un’eccellenza riconosciuta in molti settori e distribuisce consistenti dividendi ogni anno al Ministero dell’Economia e delle finanze, azionista di riferimento con una quota che sfiora il 30%, e Cassa Depositi e Prestiti proprietaria del 35%.
Merito di questa grossa inversione di tendenza è in primo luogo da attribuire alle lavoratrici e ai lavoratori dell’azienda che negli anni sono stati promotori di un processo di innovazione e hanno rappresentato un interlocutore di fiducia per i clienti e per i cittadini.
E sono proprio quei lavorati e quelle lavoratrici fautori del cambiamento che oggi chiedono a gran voce che lo Stato, e più nello specifico il Governo guidato da Giorgia Meloni, non ceda le quote in mano al MEF, quote che proprio allo Stato Italiano hanno fruttato nel solo 2023 250 milioni di euro.

La cessione sul mercato dell’intera quota in mano Mef ai valori attuali di Borsa determinerebbe un incasso che sfiora i 4miliardi di euro. Una cifra ragguardevole che andrebbe a finanziare una discreta parte di una manovra finanziaria.
Nella conferenza di fine anno, il Premier Giorgia Meloni ha però chiarito che è sì allo studio del governo la cessione di una parte della quota detenuta dal Mef nel capitale della società gialloblu ma che il controllo pubblico sul Gruppo rimarrà ben saldo. Secondo i calcoli degli analisti, le quote cedute saranno pari al 13% del capitale societario con un controvalore superiore al miliardo e mezzo di euro. L’operazione si potrebbe consumare in prossimità della presentazione del nuovo Piano Strategico programmato nel marzo 2024.
Intanto i mercati si agitano e Poste, dopo l’annuncio di Giorgia Meloni, ha avuto perdite che sfiorano il punto percentuale.
La notizia di una cessione, anche solo parziale, non lascia tranquilli i dipendenti, lavoratrici e lavoratori protagonisti del rilancio di Poste Italiane. Sui social è già partita una campagna e centinaia sono le adesioni ai gruppi Facebook, tra cui “proteggiamo posteitaliane”, tutti contro la privatizzazione di Poste Italiane.
Dopo il rilancio dell’hashtag #noallaprivatizzazioneposte, sui social sono tornate in auge i vecchi slogan elettorali del Premier Meloni che, in contrasto al Pd, rimarcava il suo netto no alla privatizzazione di Poste Italiane che, come lei stessa sottolineava, produce utili, assicura la presenza dello Stato in piccoli comuni e periferie e raccoglie i risparmi degli italiani e finanzia Cassa depositi e prestiti.
Allora perché venderla?

TAG: Giorgia Meloni, Poste Italiane, privatizzazione poste italiane
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