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La non ammissione della Reggina è un atto politico

Il rigetto dell'iscrizione al prossimo campionato di Serie B della Reggina non può che vedersi come atto politico, anche se ciò non toglie le responsabilità della dirigenza ormai dimissionaria.
| 2 Luglio 2023 | SPORT
non ammissione

Di qualche giorno fa la notizia della non ammissione di Reggina e Lecco al prossimo campionato cadetto. Se in un primo momento l’ammissione della squadra lombarda sembrava cosa fatta, la non ammissione della Reggina era cosa prevedibile e scontata. L’esclusione degli amaranto non può che vedersi come atto politico, finalizzato ancora una volta a ribadire la supremazia dell’ordinamento sportivo su quello statale. L’esito si poteva intuire già dalle gravi dichiarazioni di Gravina e Abodi.

I due si erano mostrati insofferenti verso la decisione del Tribunale di Reggio Calabria di omologare il piano di ristrutturazione del debito con uno stralcio del 95% del debito fiscale. Il numero 1 della FIGC aveva detto a riguardo che: “Il cosiddetto ‘caso Reggina’ è stato possibile perché le leggi dello Stato non sono coerenti con il più stringente quadro normativo della Federcalcio”.

Il titolare del Ministero dello Sport, invece, diceva che: “la Reggina ha fatto acquisti e grazie a questo pronunciamento se la cava con il 5% di debiti fiscali. Siamo fuori dal perimetro dell’equa competizione”.

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Uno stralcio del debito così ampio però non potrà più verificarsi. La norma del Codice della Crisi di impresa a cui si è appellata la Reggina è infatti stata recentemente oggetto di modifica. Ma c’è di più. Il Tribunale di Reggio Calabria ha assegnato alla compagine amaranto un termine di 30 giorni dalla data dell’omologa (12 giugno) per ripianare il debito, mentre le NOIF prevedono come termine ultimo per essere in regola con l’iscrizione la data del 20 giugno.

Qui subentrano i primi dubbi sulla dirigenza della Reggina. Se i soldi c’erano, perché non saldare subito il debito e iscriversi regolarmente? Dall’altro lato, se una sentenza assegna un termine, perché dovrei anticiparlo a tutti i costi? Alla base dell’esclusione della Reggina c’è in primo luogo una battaglia ideologica che ha l’obiettivo di non creare un precedente scomodo. Si gioca un “braccio di ferro” ideale tra ordinamento statale e sportivo, con il secondo che necessita a tutti i costi di rivendicare la propria supremazia. Anche se tutto ciò, ovviamente, non libera dalle responsabilità la dirigenza amaranto.

Il caso Reggina è diventato terreno di scontro tra due ordinamenti che ancora non riescono ad integrarsi. La soluzione del conflitto non va però cercata a discapito delle squadre (e dei loro tifosi), piuttosto in una profonda integrazione tra ordinamenti. È illogico pensare che i club non possano accedere agli strumenti messi a disposizione dalla legislazione statale senza avere conseguenze sul piano sportivo. Che ne sarà altrimenti del principio di legalità?

 

TAG: abodi, calcio, Covisoc, FIGC, Gravina, Lecco, reggina, Serie B
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