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La Resurrezione di Giotto

| 10 Aprile 2023 | CULTURA

La Pasqua nell’arte viene ricordata con celebri dipinti, che immortalano la Resurrezione di Cristo. Tra queste opere per omaggiare l’evento quella del pittore e architetto fiorentino Giotto di Bodone (1267-1337) con la Resurrezione e Noli me tangere.

Il dipinto si trova nella  Cappella degli Scrovegni a Padova, che viene affrescata da Giotto tra il 1303-1305 e commissionata dal ricco banchiere Enrico Scrovegni per la sua famiglia. Lo Scrovegni infatti, affianca la Cappella alla costruzione del suo nuovo palazzo e affida a Giotto l’incarico, che sembra si trovasse in città per altri lavori alla Basilica di Sant’Antonio. Il tema del ciclo pittorico s’ispira alle Storie della Passione di Gesù, in cui viene rappresentato un doppio episodio. Infatti, a sinistra appare il sepolcro vuoto che testimonia la Resurrezione e a destra la tenerezza di Maddalena inginocchiata davanti a Cristo, il quale con un gesto chiede di non toccarlo, diventando parte del titolo con Noli me tangere. 

La scena principale è quella con la Maddalena, dove i protagonisti sono rappresentati in modo maestoso, elegante e in equilibrio, con riferimento alla cultura gotica. Si coglie l’affetto e la drammaticità tra le due figure nella distanza imposta per la nuova condizione di Gesù Vittorioso. Le vesti dipinte invece, sono del Trecento in un adattamento dell’epoca e non del periodo di Cristo.

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Per quanto riguardo la tecnica Giotto usa per l’affresco quella a giornata per applicare l’intonaco fresco, da lui introdotta e che sostituisce il procedimento a pontate. Usa la tempera, l’uovo, la colla e la tecnica a secco a calce. Si diffonde una nuova percezione del volume e dello spazio per un effetto più naturale, aiutati da un disegno preparatorio.

La bellezza del dipinto comunque con i suoi colori vivi è intramontabile. Considerando che Giotto in generale viene definito il padre dell’arte occidentale, che inventa la prospettiva intuitiva inserendo in uno spazio figure in terza dimensione, proponendo dipinti più vicini alla realtà. Abbandona la cultura greca, i simbolismi bizantini con soggetti del presente, vitali e dai colori nuovi.

Nasce con lui uno spazio tridimensionale, fissando la parte centrale e usando la luce in un punto per irradiare altre figure e creare l’effetto chiaro scuro. Insomma Giotto è Giotto e la Cappella degli Scrovegni è sicuramente il suo capolavoro, confermato da grandi studiosi dell’arte come Cennini, Vasari e Hegel:

Giotto mutò la maniera di preparare i colori fino allora usata, e mutò il concetto e le direttive della rappresentazione pittorica. Egli si attenne al presente e alla realtà; e le figure e gli affetti da lui impresi a esprimere confrontò sulla vita che gli si agitava intorno. G. G. F. Hegel, Vorlesung ùber die Aesthetik, 1829.

Rimutò l’arte del dipignere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compiuta che avessi mai più nessuno. Cennino Cennini

Divenne così buono imitatore della natura che sbandì af­fatto quella goffa maniera greca, e risuscitò la moderna e buona arte della pittura, introducendo il ritrarre bene di na­turale le persone vive; il che più di duegento anni non s’era
usato.
G. Vasari, Le vite, 1568.

TAG: AFFRESCHI, Arte, CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI, COLORI, dipinto, EPISODI BIBLICI, Gesù, Giotto, GIOTTO DI BODONE, innovazione, MADDALENA, pasqua, RESURREZIONE E NOLI ME TANGERE, Spazio, TECNICA GIORNATE, TRECENTO
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