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Uno e trenta anni a Lussemburgo

A metà strada tra un diario autobiografico e un affresco della società, vita e cultura lussemburghese, il libro di Piero Simonelli è un amarcord delicato e un omaggio allo spirito europeo  
| 28 Febbraio 2023 | CULTURA, IL FORMAT

Alla ricerca del tempo non perduto, ma ritrovato. Ispirandosi a Marcel Proust, potrebbe essere il sottotitolo di “Uno e trenta anni a Lussemburgo”, di Piero Simonelli (Ed. Lampi di Stampa, 2018). Nelle 286 pagine di questo godibilissimo libro, l’autore ci regala molte “madeleines” da assaporare con un sorriso. Perché la sua vita passata riemerge in soggettivi e intimi ricordi narrati spontaneamente e semplicemente, come si farebbe parlando ad un amico. E al lettore vengono restituiti i valori, l’entusiasmo, la curiosità e la  fresca ingenuità che Piero dimostra di conservare intatti dopo uno e trenta anni di vita da “expat”. Sentimenti positivi e ancor più apprezzati perché sopravvivono alla rievocazione delle inevitabili esperienze difficili che segnano la vita di tutti, e che in uno e trenta anni di vita a Lussemburgo hanno attraversato l’’esistenza dell’autore. PIero Simonelli presenterà il suo libro sabato 11 marzo a Roma, sotto il patrocinio dell’Ambasciata del Granducato di Lussemburgo, alla Sala Margana  (Piazza Margana, 41).  A Maria Luisa Caldognetto sono affidate l’introduzione dell’autore e del libro e la coordinazione dell’evento.

Non c’è spazio per l’amarezza in “Uno e trenta anni a Lussemburgo”. Dalla narrazione, precisa e composta, affiorano in compenso molti altri sentimenti. Primo tra tutti, la consapevolezza. Di sé, del rilievo della posizione ricoperta come funzionario dell’Unione Europea presso l’ufficio di traduzione di lingua italiana della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Non egocentrismo, ma consapevolezza del suo personale contributo al grande progetto europeo che negli ultimi trent’anni ha visto l’Unione protagonista di epocali e straordinari cambiamenti – dall’adozione dell’euro all’allargamento fino agli attuali 27 paesi membri.

Al di là del suo ruolo professionale, in questo libro Piero ci racconta anche, con pennellate delicate ma incisive, uno e trenta anni della sua vita. Ed espone in modo sincero e privo di filtri una personalità e un amore per la conoscenza che lo apparentano ad una sorta di Ulisse europeo dei nostri tempi.

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Giurista linguista, ha imparato otto lingue (francese, inglese, tedesco, olandese, spagnolo, rumeno, danese e svedese) e dedicato all’apprendimento di questi idiomi periodi di studio e di ricerca nei paesi interessati. Si è cimentato anche con il norvegese, prima del referendum che nel 1994 ha deciso contro l’adesione di questo paese all’Unione europea. E la sua passione, il canto, lo ha portato sempre a contatto con realtà di studio e di ricerca. Non si è tirato indietro neanche davanti a tre anni di Solfeggio al Conservatorio di Lussemburgo, condizione per poter fare parte di vari cori nei quali ha cantato durante i 31 anni trascorsi nel Granducato.

Padre di tre figli, rievoca con tenerezza le tappe della sua vita da uomo fidanzato e sposato con Elisabeth, fiamminga, nonostante il successivo divorzio. Sono molti gli aneddoti, i dettagli e i flashback che raccontano il suo matrimonio e poi la nascita, la crescita e alcune delle attuali circostanze di vita dei suoi tre figli, e testimoniano la sua vogli di imparare, condividere e sperimentare il diverso da sé. Colpiscono il rispetto e l’affetto nelle sue parole. E ne emerge la sensazione di un uomo che, pur ammettendo le difficoltà incontrate soprattutto nelle fasi più “calde” della separazione e la solitudine seguite alla fine del suo matrimonio, ha fatto i conti con il suo vissuto emotivo ed è andato avanti, senza restare prigioniero di inutili e laceranti rancori.

Rispetto e affetto che emergono anche nelle pagine dedicate a dettagli e informazioni su come si vive a Lussemburgo. Oltre alla sua personale e ricca esperienza di vita, Piero racconta con entusiasmo e dovizia di particolari la sua partecipazione o semplicemente la sua conoscenza di tradizioni, feste e costumi locali, gastronomia, musei e luoghi di sicuro interesse per chi a Lussemburgo è appena arrivato o ha intenzione di andarci. Anche per questo motivo, “Uno e trenta anni a Lussemburgo” è un bellissimo omaggio allo spirito europeo. Soprattutto quello che animava gli “expats” della prima ora, come Piero (e come me, che a Lussemburgo vivo da “soli” 25 anni).

L’ “ombra” nascosta di Lussemburgo, in molte pagine del libro, è Roma, la città in cui Piero è nato, quinto di dieci figli, che ha lasciato per andare a lavorare alla Corte di Giustizia a Lussemburgo, e nella quale ha deciso di tornare a vivere. Anche a Roma Piero dedica ricordi e nostalgia. Paradossalmente, c’è più nostalgia nei confronti di Roma dove è tornato che nei confronti di Lussemburgo, che ha lasciato. Perché? Forse perché, dalla “nostra” Roma,  noi “expats” ci aspettiamo tanto, tantissimo. E fatalmente, la Roma che ritroviamo è tanto, tanto diversa da quella che abbiamo lasciato.

Oggi Piero, 67 anni, è in pensione. Perché scrivere ora questo libro? Lo spiega egli stesso nell’Introduzione: “Perché scrivere significa riflettere e chiarirsi le idee, scoprire nel solco della scrittura echi profondi delle proprie esperienze, echi nascosti e reconditi, anche al limite del proprio conscio personale, o addirittura affioranti dall’inconscio”.

TAG: "CortediGiustiiziadellUE, #expats, #LampiDiStampa, #PieroSimonelli, #SalaMargana, #UnioneEuropea, Lussemburgo, roma
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