Napoli è scesa in piazza per dire no alle violenze che continuano a essere commesse contro la popolazione in Iran. La manifestazione, promossa dall’attrice Marisa Laurito, ha raccolto 85mila firme per chiedere che le istituzioni italiane ed europee intervengano a sostegno delle lotte delle donne e dei giovani iraniani, mentre dal Paese continuano ad arrivare notizie della brutale repressione delle autorità.
Il flash mob, organizzato e sostenuto da un gran numero di realtà locali tra associazioni e sindacati, si è tenuto davanti al teatro Trianon, nel quartiere Forcella. In prima fila anche i genitori di Mario Paciolla, il cooperante italiano morto in Colombia, e Giovanni Durante, papà di Annalisa Durante, giovane vittime innocente di camorra.
Si chiede che si fermi la repressione, che vengano liberati i tanti giovani manifestanti arrestati, che si ponga fine alle esecuzioni che ormai da mesi continuano ad andare avanti, da quando – lo scorso 13 settembre 2022 – la 22enne Mahsa Amini era stata fermata e arrestata dalla polizia locale perché non indossava correttamente l’hijab. Sarebbe poi morta per le ferite riportate il 16 settembre.
“Questo è solo l’inizio” è stato lo slogan della manifestazione e la promessa che i suoi organizzatori intendono mantenere. Sul palco allestito di fronte al teatro Trianon si sono anche esibiti alcuni artisti e si sono lette poesie.
Ad aprire l’evento è stata la promotrice Laurito, che ai presenti in piazza ha letto il manifesto dell’iniziativa. ”Chiediamo al leader supremo Ali Khamenei l’immediata fine delle esecuzioni capitali e la fine delle repressioni da parte del regime sul popolo iraniano”, ha detto Laurito.
“Desideriamo – ha aggiunto – che venga data la possibilità a tutte le donne e agli uomini iraniani di poter manifestare la propria disperazione nei confronti di un regime che da circa 44 anni non ha mai concesso il diritto fondamentale di ogni essere umano: la libertà”.
L’appello ha chiamato in causa innanzitutto i vertici dello Stato italiano. È indirizzato al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro degli Esteri Antonio Tajani la richiesta di “di prendere una posizione decisa nei confronti del regime iraniano”. Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è invece chiesto “di convocare immediatamente all’atto del suo insediamento l’ambasciatore iraniano dichiarandolo “persona non grata” e di richiamare il nostro ambasciatore in Iran per consultazioni”.
“Chiediamo, infine, alla presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, di mettere in campo tutte le iniziative di competenza dell’Unione per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali in Iran”, ha poi detto Laurito.
L’attivista Pegah Moshir Pour, nata in Iran ma cresciuta in Italia, ha recitato in italiano la canzone, scritta da un giovane ragazzo iraniano, diventata l’inno delle proteste nel Paese asiatico e ha rinnovato l’appello ”a sostenere la lotta, a essere presenti in ogni modo” e alle Università italiane ”a mettere in campo ogni iniziativa per evitare che i giovani iraniani che sono in Italia per un periodo di studio debbano rientrare in Iran dove rischiano la vita”.
A rappresentare le istituzioni locali erano l’assessore regionale, Armida Filippelli, e il vicesindaco di Napoli, Laura Lieto. In piazza anche il segretario della Uil Campania, Giovanni Sgambati, che ha sottolineato come ”il mondo del lavoro deve essere sempre in prima fila in tutte le iniziative che salvaguardano i valori fondamentali a partire dalla libertà”.