È stato fermato l’uomo sospettato di aver commesso i tre omicidi di donne avvenuti a Roma il 17 novembre. Si tratta del 51enne Giandavide De Pau. L’uomo, bloccato a Primavalle, è stato interrogato per sette ore negli uffici della Questura e poi è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli.
Di quella mattina ricorda solo “tanto sangue”, nega di essere stato in via Durazzo ma conferma di essere stato a “casa delle cinesi” e di avere “tamponato la ferita di una delle giovani”. Poi il blackout e due giorni trascorsi “a vagare senza mangiare e dormire, con i vestiti ancora sporchi di sangue”.
Nei suoi confronti i magistrati di piazzale Clodio contestano l’omicidio plurimo aggravato. Si tratta di un soggetto con problemi di dipendenza dalle droghe e con diversi precedenti, tra cui un’accusa di violenza sessuale. Il nome dell’uomo compare anche in inchieste legate alla criminalità organizzata a Roma e al clan di stampo camorristico dei Senese.
“Di quegli istanti ricordo solo tanto sangue – avrebbe riferito l’uomo durante l’interrogatorio -. Ricordo di essere stato in quella casa di via Riboty con delle ragazze cinesi e di avere tamponato la ferita alla gola di una di loro, ma poi ho un black out. Non ricordo di essere stato in via Durazzo, ho solo vagato per due giorni senza mangiare né dormire”.
Poi il sospettato ha affermato di essere “andato a casa di mia madre e mia sorella con i vestiti ancora sporchi di sangue. Ero stravolto e mi sono messo a dormire per circa due ore e poi sono arrivati i poliziotti a prendermi intorno alle sei di mattina”. L’uomo ha ricostruito con gli inquirenti cosa è avvenuto la sera prima. “Ricordo che una donna cubana è arrivata a casa mia e abbiamo consumato della droga, poi il giorno dopo ho preso un appuntamento a via Riboty”.
L’uomo ha raccontato di essere “arrivato in macchina in via Riboty e di essere entrato in un appartamento che ricordo essere al piano terra”, aggiungendo “di avere lasciato lì il mio telefono cellulare. Era la prima volta che andavo in quell’appartamento con le cinesi dopo un appuntamento preso per telefono”.
Gli inquirenti, nel corso dell’interrogatorio, gli avrebbero contestato di essere stato ripreso da alcune telecamere in via Durazzo dove è stata uccisa una delle vittime, ma l’uomo avrebbe replicato: “Io non ricordo di essere stato lì, mi contestate due omicidi, non avrebbe senso negarne un terzo”.
Il nome dell’uomo compare negli atti di varie inchieste della Dda sul clan dei Senese ma anche sul Mondo di Mezzo, il gruppo criminale guidato da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Secondo gli inquirenti, lui era l’uomo fidato del boss Michele Senese per il quale svolgeva anche il ruolo di autista e factotum.
Negli atti della maxi indagine si fa riferimento anche a un incontro avvenuto in un bar nella zona di Corso Francia tra l’ex Nar e Senese a cui era presente anche il 50enne. Inoltre, il sospettato del triplice omicidio compare in altre indagini, più recenti, in cui gli venivano contestati, tra gli altri, i reati di rapina, cessione di sostanze stupefacenti e minacce a pubblico ufficiale. Risultano anche due ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino, avvenuti nel 2008 e nel 2011. L’uomo è in cura in una struttura Sert a Roma e sta seguendo un percorso farmacologico.
Dell’arma utilizzata ancora non c’è traccia e sul punto l’uomo non avrebbe fornito alcun elemento. Risposte sulla lama utilizzata per i delitti potrebbero, però, arrivare dall’autopsia che verrà disposta entro lunedì. Dall’analisi delle tre salme anche riscontri su eventuali tracce biologiche lasciate dall’indagato. Per chi indaga De Pau avrebbe aggredito la ragazza cinese durante un rapporto sessuale.
A quel punto, allertata dal trambusto, è intervenuta la seconda donna asiatica che era presente nell’appartamento al primo piano di via Riboty, a due passi dal tribunale. Per l’accusa De Pau l’ha uccisa e poi si è accanito sull’altra giovane massacrandola sul ballatoio che aveva raggiunto per tentare di scappare. Un modus operandi del tutto simile a quanto avvenuto in via Durazzo, con i fendenti inferti al petto durante un rapporto sessuale.