di Teresa Aloi
La porta chiusa a chiave. A mandate. Da dietro. All’interno un inferno di fumo e fiamme. Chi, stanotte ha telefonato al Comando dei vigili del fuoco dando l’allarme – era l’1,12 – ha raccontato di non aver sentito alcun boato. Nessuna esplosione in quell’appartamento al quinto piano di un palazzo in Via Caduti 16 marzo 1978 a Pistoia, quartiere periferico del capoluogo. http://lanuovacalabria.it
Solo lingue di fuoco che hanno avvolto la casa “ingoiando” tre giovani vite: Saverio Corasoniti 22 anni e i fratelli, Aldo Pio 15 anni e Mattia Carlo 12 anni. In gravi condizioni anche la mamma ricoverata a Bari, l’altra figlia di 12 anni trasferita a Napoli, il padre e un ragazzino di 16 anni, ricoverati in ospedale a Catanzaro.
I ragazzi più grandi, le squadre dei vigili coordinate dal funzionario Massimo Conforti, li hanno trovati sul balcone, il più piccolo in bagno. Segno che non sono riusciti a raggiungere la porta di casa per scappare. Con ogni probabilità erano nelle stanze da letto, poste alla fine dell’appartamento e quando si sono accorti delle fiamme hanno provato a scappare ma il fuoco lungo il corridoio li ha “fermati” , chi verso il balcone, chi verso il bagno nella speranza di potersi salvare. Padre e figlio sono stati calati giù con la scala a ganci, la mamma e la figlia con la scala area: pur avendo montato il telo gonfiabile era impossibile un salto da 5 piano in quelle condizioni.
Impossibile, al momento risalire alle cause dell’incendio. Da un primo sopralluogo, i vigili del fuoco escluderebbero che l’incendio sia scaturito dall’esplosione di una bombola di gas. Un corto circuito, un incidente domestico: tutte ipotesi da valutare per risalire alle cause di una tragedia che ha scosso un’intera città.