
Cosa vi suscita l’idea di ritornare al lavoro dopo un lungo stop estivo? Tristezza? Senso di angoscia? Ansia? Costrizione? Nella mia pratica clinica ventennale ho appreso quanto sia comune a tutti questo malessere da rientro, che gli inglesi chiamano post-vacation blues, dove “blue” è sinonimo di tristezza, depressione.
Uno studio condotto nel 2018 da “In a Bottle” afferma che un italiano su tre soffre di “post vacation blues”, che in italiano si può tradurre come “sindrome da rientro”.
Cos’è questo fenomeno? Vediamolo più da vicino
Quello che più ci spaventa è la ripresa della nostra routine, in quanto la viviamo come una gabbia che ci impedisce la libertà totale.
È anche un fenomeno tipico del nostro paese, questo, in quanto tali pause estive sono maggiormente caratteristiche dell’Italia. Mentre all’estero c’è l’abitudine di fare mini-break durante tutto l’anno ed è per questo che non si avverte così forte la sindrome da rientro.
Come possiamo affrontarla al meglio?
Riprendere gradualmente gli impegni, (magari si potesse!) non è sempre possibile. Dunque, propongo delle alternative a mio avviso molto più funzionali.
Cosa cambia? Si ritorna al mare??
Non vi prometto che tornare alle nostre giornate sarà più piacevole, ma di certo in questo modo ci approcceremmo al rientro rafforzando le nostre abilità di accettazione, verso un’idea di continuum e non di separazione rigida lavoro-ferie.
Tuttavia ci sono casi in cui queste piccole insofferenze s’intensificano e diventano più profonde, creando problemi alla persona che le sta soffrendo. In questi casi è consigliabile consultare uno psicologo o ancora meglio uno Psicoterapeuta per un percorso che supporti la persona e la rafforzi.