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Charles Bukowski: “Se inizierò a parlare di amore e stelle, vi prego: abbattetemi.”

| 12 Luglio 2022 | CINEMA, CULTURA, LIBRI

Più il tempo passa e si invecchia e più le parole di   Charles Bukowski, esprimono al meglio un pensiero disincantato e privo di retorica. Il poeta e scrittore statunitense trasgressivo, crudo, geniale, mostra con i suoi scritti la realtà oltre il luccichio dell’apparenza, la miseria dell’individuo e i suoi fallimenti. Eccessivo, turbolento con la passione per l’alcool e le donne, oltre ai cavalli e l’azzardo, conduce una vita sregolata, avverso alla mentalità conformista e bigotta dell’epoca, diventando l’emblema degli emarginati. Un mito che non teme tramonti, ma solo un’arrestabile ascesa con il suo realismo sporco, espresso in centinaia di racconti e migliaia di poesie. Conosciuto anche con lo pseudonimo di Henry Chinaski o Hank.

Nato  ad Andernach in Germania il 16 agosto 1920,  dove la madre tedesca incontra il padre, un soldato polacco-americano ed ex artigliere delle truppe americane.

A soli due anni la famiglia si trasferisce a Los Angeles negli Stati Uniti. Charles crescendo conduce una vita solitaria, emarginata,  penalizzato dal suo accento tedesco e con una grave forma di acne, che condiziona in età giovanile i suoi rapporti sentimentali e sessuali. Invece, il vizio dell’alcool inizia presto a soli tredici anni, una dipendenza che dura tutta la vita. Il padre lavora anche come venditore di latte e viene ricordato da Charles come un uomo violento con lui e la madre e spesso senza lavoro.

Dopo il diploma lascia la casa paterna improvvisando svariati lavori dal lavapiatti al posteggiatore, frequentando la strada, le risse e scrivendo. Viene assunto dal Postal Office, da cui si licenzia a 49 anni.  Sperimenta anche la galera, tra le tante sconfitte, ma il vizio di scrivere non lo abbandona mai, continuando a riportare sulla tastiera la sua vita,  con le sue cassette di birra, i suoi lavori precari, le donne, il sesso e le tante maledizioni.

I suoi racconti sono autobiografici, dissacranti scrive su  Story, sul settimanale Open City, che raccoglie nel volume Taccuino di un vecchio sporcaccione. Accetta l’offerta dell’editore della Black Sparrow, John Martin, il quale gli offre una somma per tutta la vita e finalmente si dedica alla scrittura a tempo pieno, lasciando il lavoro all’ufficio postale. Pubblica  Post Office, affermandosi come scrittore. Seguono altri successi FactotumDonneHollywood, Hollywood!. E raccolte come Confessioni di un codardoScrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazzeNon c’è niente da ridere.

Con i primi successi migliora anche la sua vita sentimentale, sono note le tante avventure, il matrimonio con la poetessa Barbara Frye nel 1957, durato appena due anni e altre   relazioni, tra cui l’artista   Linda KingLiza Willams fino a Linda Lee Beighle, che gli allunga la vita di una decina d’anni, come lui stesso racconta. Infatti, Linda da buona salutista lo obbliga a bere di meno e solo vino, dandogli una maggiore stabilità affettiva e sposandosi nel 1985.

Ha un’unica figlia Marina Louise nata dalla relazione con Frances Smith nel 1964.  “Io ti penso sempre e ti amo più del cielo, più delle montagne, più dell’oceano, più di tutto e tutti”.

Muore per una leucemia  il 9 marzo 1994, all’età di 73 anni a San Pedro, lasciando dietro di sé una grande eredità in una interpretazione pessimistica e umoristica della realtà. La sua rabbia e il disincanto diventano ironia pura. Alcune sue frasi sono diventate memorabili e un sollievo; una boccata di ossigeno rispetto a tutta quella banalità che abbonda, compreso i raffinati intellettuali o pseudo tali. “Un intellettuale dice una cosa semplice in modo difficile; un artista dice una cosa difficile in modo semplice”. Idea confermata nell’intervista di Fernando Pivano sulla Beat Generation: “Li ho conosciuti ma non so di cosa diavolo parlino”.

Charles resta un bene salutare che esorcizza con il suo realismo quella ostentazione continua delle belle parole, i valori, i libri, l’arte o qualsiasi altra cosa elevata ed esagerata con le solite frasi belle e vuote. Meglio le sue parolacce e le  sue invettive sicuramente più sensate. In questo Bukowski è un rifugio sicuro, un’artista che ritrae proprio come appare un mondo folle, disumano e difettato, in cui per tanti è impossibile sentirsi allineati.  Ma come lui, sopraffatti, feriti e soli.

A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro.

Non mi piacciono gli uomini perfettamente rasati, con la cravatta e un buon lavoro. Mi piacciono gli uomini disperati, con i denti rotti, il cervello a pezzi e una vita da schifo.

 Io continuavo a ripetermi che non tutte le donne erano puttane, solo le mie.

Paradossalmente la gente che crede di sapere sempre tutto è proprio quella che non capisce mai un cazzo.”

Non essere giù perché la tua donna ti ha lasciato: ne troverai un’altra e ti lascerà anche quella.

Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo si conosce abbastanza bene.

Siete tutti così bravi, siete tutti così fighi, siete tutti così giusti eppure là fuori il mondo è ancora pieno di gente di merda.

TAG: AFORISMI, BIOGRAFIA, CHARLES BUKOWSKI, EMARGINAZIONE, HENRY CHINASKI, LETERATURA AMERICANA, LETTERRATURA, libri, poesia, REALISMO SPORCO, stati uniti
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