La destra, da quella liberale a quella sociale, ha dato figure importanti alla cultura italiana. Parlo di intellettuali, da Silvio Spaventa a Giovanni Gentile, passando per Benedetto Croce e Giuseppe Prezzolini, che hanno contribuito a plasmare la storia culturale del nostro Paese.
Oggi abbiamo intellettuali conservatori che si riducono a macchiette o poco più per ottenere consensi. Lo fanno anche a sinistra, e il caso di Michela Murgia è emblematico, ma a destra sembra che sia quasi una strada obbligata.
Prendiamo Paolo Del Debbio. È uno dei padri del centrodestra italiano, tra i fondatori di Forza Italia, e può vantare un baccellierato in filosofia presso la Pontifica Università della Santa Croce di Roma e la licenza in filosofia presso la Pontificia università urbaniana. Del Debbio è figlio di un deportato a Buchenwald, un uomo dalla cultura enciclopedica. Eppure in televisione ci appare come un giornalista schierato alla guida di trasmissioni faziose che servono solo per traghettare voti, ovviamente verso la destra. Negli ultimi anni è stato pure messo sotto accusa dal suo editore, Silvio Berlusconi, con l’accusa di aver traghettato troppi voti da Forza Italia verso Lega e Fratelli d’Italia.
Le trasmissioni di Del Debbio, come quelle di Mario Giordano o Nicola Porro, mirano alla pancia. Scriverlo non è gesto da snob o da intellettuale di sinistra con la puzza sotto il naso, come potrebbe dire un ospite benvoluto di quelle trasmissioni, ma un fatto appurato. Non dico che parlare alla pancia degli italiani sia sbagliato; dico che Del Debbio fa questo.
Su Rete 4 abbiamo sempre servizi su zingari che rubano, occupanti abusivi di abitazioni quasi sempre stranieri, improbabili imam che servono l’assist al politico di turno che non vuole la moschea e poveri commercianti o piccoli imprenditori, rigorosamente italiani, che non ce la fanno. Non si sono mai visti servizi su operai morti sul lavoro, su precari che non ottengono contratti stabili, su contadini africani sfruttati nei campi, su vittime di discriminazioni per il sesso, la religione o la nazionalità. Da Del Debbio, come da Giordano e da Porro, vediamo quasi sempre servizi che possono favorire l’ospite di destra in studio. Che viene supportato da un opinionista, spesso un giornalista di destra, e dallo stesso conduttore che non fa neanche tanta fatica nel fingersi imparziale. In studio c’è anche un punchingball, interpretato da un esponente di secondo piano del “centrosinistra” (i big si rifiutano di andare a Rete 4) che verrà attaccato da tutti.
Chi scrive queste trasmissioni pensa principalmente una cosa: il pubblico è idiota e non deve ragionare tanto.
Da Vittorio Sgarbi allo stesso Giordano, tanti uomini dall’alto livello culturale si sono abbassati al ruolo di ridicole macchiette (dal punto di vista di chi scrive), per ottenere consensi sul web e in tv. Gli uomini di cultura di destra fanno i giullari populisti perché evidentemente per loro è quello il modo migliore per essere facilmente apprezzati da una fetta di pubblico. Non si cerca di far ragionare il pubblico, questo è innegabile. Forse lo si considera troppo stupido per fare dei ragionamenti?
Sono convinto che Del Debbio consideri la maggioranza degli elettori della sua stessa parte politica degli fessi. E per questi fessi si impegna a confezionare trasmissioni semplici, usufruibili ai più, per guadagnare sia ascolti che voti ai partiti di destra. Non è un caso che i servizi di queste trasmissioni vengano poi riproposti sui social dai due leader della destra italiana: Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Anche Salvini e Meloni non devono aver grande stima dei loro elettori. Probabilmente si può dire lo stesso di Forza Italia, Pd e M5S, ma i due leader della destra “sovranista” sanno che semplificando la narrazione si acchiappano più like e quindi più voti. La Meloni anni fa elogiava Roberto Saviano e lo invitava alla sua kermesse di Atreju; ora, che lo scrittore napoletano è diventato un influencer divisivo, lo attacca qualsiasi cosa dica, perché il gregge dei socia (Twitter su tutti) si divide in due grossi eserciti. A capo di questi eserciti ci sono influencer che guardano alle proprie tasche, sfruttando le tante pecore che vanno loro dietro. Lo fanno a sinistra Saviano e Murgia, lo fanno a destra Salvini, Meloni, ma anche Del Debbio e i suoi colleghi.
Questi giornalisti e intellettuali conservatori si coprono di ridicolo, ma ottengono grandi successi. Il primo di carattere economico: se hai tanti follower e ovviamente tanti hater, sei un personaggio pubblico divisivo di successo, le cui apparizioni in tv, su giornali o libri sono ben gradite. Il secondo successo è di carattere professionale: se contribuisci a portare pecore al gregge politico di riferimento, rafforzi i tuoi leader, che, se dovessero andare al governo, potrebbero gratificarti con importanti ruoli istituzionali o maggiore visibilità televisiva.
Il teatrino di “Diritto e Rovescio” su Rete 4 è davvero facilmente confutabile. È propaganda, neanche tanto mascherata, per Salvini e Meloni. Del Debbio viene da Forza Italia, come pure Porro e Giordano, ma si sa, il partito del vecchio Silvio Berlusconi è in fase calante, mentre i due quarantenni sovranisti sono destinati a contendersi le redini dell’Italia. Quindi, alla faccia dell’editore, che qui si dimostrerebbe davvero liberale, tanto da dare visibilità a tre che remano contro Forza Italia e a favore di Lega e FdI, i tre giornalisti fanno propaganda adatta al “pubblico di Rete 4”. Gente da abbindolare con storielle facili facili, dove c’è un immigrato cattivo e un povero italiano da difendere.
Chi ama questi tre giornalisti e le loro trasmissioni dovrebbe anche sapere che verrebbe facilmente etichettato come “fesso” da Del Debbio, Porro e Giordano. Gli idioti votano e il loro voto vale come quello di un giudice costituzionale. A Mediaset lo sanno bene, fin dal 1994, se non da prima…
Ci sono tentativi di fare trasmissioni di area più impegnate? Sì, la Rai da anni è alla ricerca di un “Santoro di destra”. Peccato che non funzioni in termini di ascolti, perché evidentemente il popolo di destra preferisce la pappa pronta. C’è pigrizia intellettuale nel villaggio globale. A sinistra, ma soprattutto a destra.
I pochi ascolti della trasmissione “Anni 20” condotta sua Raidue da Francesca Parisella (già inviata di Porro a Matrix e Quarta Repubblica) lo dimostrano. In trasmissione è apparso Edoardo Sylos Labini, attore e registra teatrale “dannunziano”. Si è cercato di fare cultura da destra, non lesinando critiche al ministro della stessa Dario Franceschini. Il popolo della destra, ben forgiato dal ventennio berlusconiano e dalla caduta delle ideologie, non ama ragionare troppo. Quindi “Anni 20” è un flop, mentre “Diritto e Rovescio” vince la sfida degli ascolti. Per citare un celebre spot, alla maggioranza di quelli di destra “piace vincere facile”. Il filosofo Del Debbio lo sa bene. Quindi i ragionamenti culturali lasciamoli a quei boriosi di sinistra, che la caccia al negro porta più ascolti e più voti.