Una volta si diceva che i panni sporchi si lavano in famiglia. Deve essere cambiato qualcosa, perché i panni sporchi (anzi, lerci) Johnny Depp e Amber Heard li hanno lavati a reti unificate per almeno quattro anni, senza risparmiare dettagli torbidi o raccapriccianti.
Non so voi, ma io la storia della falange di un dito di Johnny Depp recisa di netto da lei con i cocci di una bottiglia di vodka vuota (dice lui), risultato di un’automutilazione dopo tre giorni di abusi di droga e alcool (dice lei), me la sarei anche risparmiata.
Ma una telefonata? Una mail, un whatsapp? E niente, fra coppie di un certo livello, insultarsi di persona non basta più. E così, hanno comunicato il loro reciproco sdegno e una tonnellata di accuse personalmente e attraverso i PR. Acronimo che, più che di Public Relations, ha significato Pubbliche Rogne.
Nonostante di soldi ne abbia spesi presumibilmente parecchi, Amber ha licenziato il suo team di pubbliche relazioni Precision Strategies. Perchè non le sono piaciuti i “brutti titoli che la riguardano”.
Ma guarda un po’. Come se il rutilante copione (metà in pasto al gossip e metà reality horror) interpretato dai due soggetti in questione l’avessero scritto quei cattivoni di giornalisti.
Di fronte alle disgrazie in mondovisione della coppia, mentre l’umanità ancora in grado di scegliere su cosa informarsi cambiava canale, orde di fan depensanti hanno trascorso giorni e notti ad orientare lettori, curiosi del web e umanità sofferente di disturbo ossessivo-compulsivo di farsi gli affari degli altri. Il risultato sono state imbarazzanti campagne di demolizione dell’uno e dell’altra. Nella recondita speranza, forse, di riuscire a strappare una particina nel probabile film che verrà (lauti incassi scontati).
Una cosa è certa: i guai di Depp e Heard hanno fatto più notizia della guerra in Ucraina, delle polemiche sull’aborto e del Covid.
Secondo stime di News Whip per il sito di notizie “Axios“, la media di interazioni social per articolo pubblicato ha visto Amber e Johnny in testa, seguiti da Elon Musk, Joe Biden, l’aborto, l’Ucraina, l’inflazione e il Covid. Amber ha dominato anche le ricerche su Google, il doppio di Musk nei giorni della scalata a Twitter, e quattro volte di più che termini come “Corte Suprema” o “aborto”.
La copertura a tappeto dei social nelle sei settimane del processo ha anche evidenziato una netta preferenza per un verdetto favorevole a Depp: l’hashtag #justiceforjohnnydepp ha avuto oltre 10 miliardi di visualizzazioni, contro “solo” 39 milioni per #justiceforamberheard .
Il processo è finito, la sentenza è arrivata ma le polemiche infuriano. E chissà ancora per quanto.
Prima di Depp, questo processo l’ha vinto l’opinione pubblica. Qualunque cosa “opinione” significhi nella fattispecie.