Navigare su internet è oggi essenziale; ma navigare velocemente lo è ancora di più se si pensa alle attuali abitudini ed esigenze degli internauti. Con lo spostamento definitivo di attività commerciali e contenuti televisivi nel virtuale, una banda limitata in piena era digitale può creare disagi non indifferenti all’intera comunità del web; ma da cosa dipende la velocità del traffico di rete?
La nostra società non può fare a meno del virtuale: ogni settore socio-economico trae vantaggio da Internet, le cui potenzialità sono note anche al governo del nostro Paese: il PNRR dedica alla digitalizzazione 48 miliardi di euro. Di fronte a una presenza così consolidata nel digitale risultano essenziali operazioni e figure adibite al bilanciamento di carico dei server.
Contrariamente al pensiero comune, le limitazioni di traffico difficilmente sono correlate alla scarsa qualità del servizio di rete. Al giorno d’oggi, la sensibile riduzione della velocità nell’online dipende da specifiche operazioni di monitoraggio. Queste ultime rientrano nel cosiddetto Traffic shaping. Questo tecnicismo indica tutte le attività di controllo e amministrazione orientate al bilanciamento di rete in termini di priorità dei pacchetti in entrata o in uscita.
Conosciuto anche come packing shaping, questo metodo consente di evitare la saturazione della banda disponibile, mantenendo il servizio di rete fruibile a tutti. Tali operazioni sono necessarie per fronteggiare e risolvere situazioni complicate e si rivelano particolarmente utili in contesti di eccessive visite in determinati domini. Al pari dei semafori sulle strade, anche gli amministratori del traffico in rete favoriscono il flusso nel digitale. Nello specifico, questi operatori garantiscono la fluidità e l’accessibilità di servizio grazie alla limitazione della velocità in uscita.
In breve, solo attraverso la limitazione di banda verso il file virale è possibile evitare potenziali rallentamenti. Per una maggiore comprensione è sufficiente menzionare l’esempio dell’improvvisa viralità di un contenuto online: di fronte all’inaspettato picco di visite, l’intervento dei gestori di internet diventa vitale per la piattaforma stessa.
Gestione del traffico di rete, bilanciamento dei carichi dei server, ma non solo: le attività dei provider dei servizi Internet, i cosiddetti ISP, si estendono al monitoraggio di accesso del singolo utente. L’obiettivo principale è limitare le attività in rete di coloro che scaricano un elevato numero di pacchetti: tra i principali bersagli vi sono i consumatori di streaming video o altri servizi peer-to-peer (P2P), utili per il file sharing.
Un valido metodo per aggirare le limitazioni degli ISP è rappresentato dalla VPN. Questa rete privata virtuale permette la navigazione in incognito criptando il traffico Internet e salvaguardando di conseguenza l’identità dell’utente. Riguardo allo specifico caso del Traffic shaping, la VPN interviene sulla limitazione di banda impedendo all’ISP di ispezionare i pacchetti di dati e rendendo di fatto impossibile l’applicazione delle restrizioni.
Per verificare l’intervento dell’ISP è necessario scaricare una rete virtuale privata, che al giorno d’oggi è possibile scegliere con sicurezza affidandosi alle liste delle migliori vpn in circolazione rilasciate da siti specifici. Scelta la vpn bisogna effettuare uno speed test su un contenuto popolare: se la velocità di banda aumenta tramite la VPN, significa che il provider di rete ha applicato la restrizione.
In breve, nonostante gli operatori ISP siano in grado di identificare gli internauti VPN, la loro identità resta comunque invisibile al loro monitoraggio. Al controllo sfuggono anche i siti visitati dall’utente VPN, così come i dati criptati in trasferimento; opzioni garantite delle caratteristiche tipiche del server privato virtuale.