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Perugia – Assisi, la pace in marcia

Numeri altissimi e grande successo per l' edizione straordinaria 2022, organizzata in tempi brevissimi.
| 3 Maggio 2022 | ATTUALITÀ

Un grande successo la marcia straordinaria Perugia Assisi di domenica 24 aprile. Secondo la questura i partecipanti sono  25 mila.

L’edizione straordinaria 2022 della Marcia della Pace Perugia – Assisi è andata molto bene, oltre ogni aspettativa. L’ iniziativa, che quest’ anno non era prevista, è stata organizzata nei giorni dell’ emergenza Ucraina in tempi brevissimi, nemmeno un mese. La marcia ha registrato oltre 700 adesioni di associazioni, scuole, università ed enti locali, oltre a migliaia di singoli cittadini e famiglie. Ha aderito persino il Pd, che ha inviato una delegazione guidata dalla presidente del partito Valentina Cuppi, sindaco di Mazabotto, e dal parlamentare Graziano Delrio, tutti e due personalmente schierati contro il riarmo. Hanno sfilato anche i gonfaloni di  156 comuni Comuni, Province e Regioni, fra cui la capitale Roma, Firenze, Bergamo e Bologna.

Tra i partecipanti si contano 53 scuole, 88 associazioni nazionali e 359 associazioni locali. Folta la rappresentanza del mondo dell’ informazione con le adesioni di Fnsi, Ordine dei giornalisti, Usigrai ed Articolo 21. Ci sono anche i giovani in servizio civile, i Rettori delle università italiane, il missionario comboniano Alex Zanotelli, Aluisi Tosolini Coordinatore della Rete Nazionale delle Scuole di Pace  e Cecilia Strada, Responsabile comunicazione ResQ.

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In tempi di Covid e di pensiero unico questo è un grandissimo risultato.

Ogni Marcia, fin dalla prima del 1961, è dedicata ad un tema che quest’ anno è  Fermatevi, la guerra è una follia“.

Flavio Lotti, coordinatore del Comitato promotore , è in cammino da quarant’anni.

“La mia prima marcia della pace l’ho fatta nel 1981 da partecipante e poi nel 1985 sono entrato tra gli organizzatori. La Marcia della pace risponde sempre a un’urgenza, a una necessità, a un bisogno”, dichiara Lotti. L’ iniziativa “viene spesso descritta come una tradizione, ma l’unica tradizione è il percorso, tutto il resto è sempre la risposta all’urgenza della pace che non c’è. Noi spesso non ce ne rendiamo conto perché fino al 24 febbraio le guerre coinvolgevano altri, adesso è diverso perché sta coinvolgendo noi stessi e la nostra economia, altrimenti avremmo fatto finta anche questa volta di non vedere e di non sentire, purtroppo”.

Lotti rimarca di non aver avuto nessun contatto con i leader dei partiti nazionali, per cui, alla vigilia, non sapeva se avrebbero partecipato. «È una marcia che facciamo insieme a papa Francesco» dichiara. «Raccogliamo il suo grido “fermatevi, la guerra è una follia”. Rispondiamo all’appello che proprio il Papa ha lanciato la domenica di Pasqua: impegniamoci per la pace, promuoviamola. Ogni giorno che passa, lo scontro s’innalza e la guerra diventa più disumana e cieca distruggendo ogni residuo spazio di pace. Per questo ripetiamo che va fermata subito».

Lotti si rivolge “a tutti i responsabili della politica nazionale e internazionale: dobbiamo togliere la parola alle armi e ridarla alla politica. Solo attraverso la politica, attraverso gli strumenti della politica, del negoziato politico, del dialogo, anche difficile, anche sui punti più controversi, più duri, solo così sarà possibile fermare questa spirale sanguinosa ed estremamente pericolosa. Questa è una delle ragioni principali per cui noi abbiamo organizzato questa marcia, naturalmente la prima è la solidarietà con il popolo ucraino, ma anche con le vittime di tutte le altre guerre che continuano indisturbate e ignorate nel mondo, perché abbiamo il dovere di fermare questa guerra ma dobbiamo fermare anche le altre”. Siamo solidali – continua – “con i russi che si oppongono alla guerra, con chi è costretto a farla e con le vittime della persecuzione anti-russa. Con tutti i bambini e le bambine, le donne e gli uomini di ogni età che pagheranno le dure conseguenze della guerra, in Italia e nel resto del mondo”. Perché « la pace è una questione di responsabilità politica, e i Governi devono farsene carico»

In una intervista al sito Vita.it Flavio Lotti ha dato anche altre risposte, molto concrete. La prima è sul significato del pacifismo, per poi parlare del significato vero e positivo della parola pace, in modo che non resti solo un concetto astratto ma diventi una regola di convivenza. Alla fine si parla dell’ Ucraina, della resistenza e del riarmo, senza eludere nessuna questione.

Ma che cos’è il pacifismo oggi?”

Oggi può essere tante cose. Ma più che pensare al pacifismo oggi dobbiamo diventare “costruttori di pace”. Questo è il tempo in cui non dobbiamo solo chiedere la pace, ma farla in prima persona.(…) I governi sono i responsabili della pace nel mondo. Ma hanno già ampiamente dimostrato di non esserne capaci. Poi ci sono le nostre responsabilità, quelle di cittadini e cittadine. La pace, o meglio la costruzione della pace, non può essere un’utopia, un desiderio, un auspicio. La pace è una cosa concreta come la responsabilità di costruirla.

Ma come diamo oggi un corpo alla pace? Qualcosa che non sia solo contrapposto alla guerra. Come spieghiamo che la pace non è solo l’assenza della guerra

Siamo impegnati da decenni nel difficile sforzo di dare una sostanza positiva alla pace. È vero, esiste anche una “pace negativa”. La pace è negativa quando la facciamo esistere solo in antitesi alla guerra, quando la definiamo solo come il suo contrario. Quella di cui abbiamo bisogno è la pace positiva, quella definita dall’articolo 28 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La pace è vita. E la cura della vita è pace. Cura è dunque il nuovo nome della pace. Aver cura vuol dire avere a cuore. Ogni atto di cura, per quanto piccolo, contribuisce alla costruzione della pace. La pace positiva è dunque un modo di vivere insieme agli altri, nel rispetto della dignità e dei diritti umani di ciascuno, in armonia con la natura, gli animali e l’ambiente che ci circonda. Noi facciamo pace quando scegliamo la collaborazione al posto della competizione, quando scegliamo la cooperazione al posto della concorrenza all’avversario. Arriviamo alla pace ogni volta che costruiamo occasioni di dialogo. Che cos’è la pace in tempo di guerra? Promuovere il dialogo e non le bombe, smetterla di buttare benzina sul fuoco.

In che senso?

L’Ucraina è oggi il campo di battaglia ma lo scontro è mondiale e coinvolge Stati Uniti, Cina, ovviamente la Russia che è il Paese aggressore. Ma quello che succede in Ucraina da otto anni è una guerra che in un modo o nell’altro le grandi potenze hanno alimentato. La responsabilità principale è certamente della Russia che sta commettendo crimini contro l’umanità, ma la responsabilità è anche degli altri Paesi che avrebbero potuto e dovuto evitare l’escalation. Ogni giorno che passa è una strage in più, strage su cui dobbiamo intervenire. Non dobbiamo chiedere agli aggrediti di arrendersi, certo che hanno il diritto di difendersi, di resistere e noi abbiamo il dovere di aiutarli. Ma se gli diamo le bombe, li aiutiamo? Negli ultimi due mesi è aumentata la quantità di armi che i Paesi occidentali hanno fatto arrivare in Ucraina, qual è stato il risultato? A me pare di avere davanti solo una guerra più selvaggia, cieca e disumana. Abbiamo salvato delle vite con queste armi? La guerra si deve fermare con la politica, e quando la politica delega alle armi il suo compito commette un suicidio.”

La Marcia della Pace non è nata ieri, ed ha più di sessant’anni. Per conoscerla dobbiamo partire dalla primissima edizione, quella del 24 settembre 1961 dedicata proprio a promuovere la pace e la fratellanza tra i popoli.

L’ iniziativa fu organizzata da Aldo Capitini, una eccezionale figura di filosofo, antifascista e religioso laico, che ebbe sempre il coraggio delle sue posizioni anche in tempi molto difficili e senza libertà. Nato nel 1899, il filosofo nel lontano 1924 vinse una borsa di studio per la Scuola Normale Superiore di Pisa di cui nel 1930 venne nominato segretario. In seguito alla radicale scelta di obiezione di coscienza del suo compagno di studi Claudio Baglietto il direttore della Normale di Pisa, il filosofo Giovanni Gentile, chiese a Capitini di prendere la tessera del PNF. Al suo rifiuto venne licenziato, e negli anni successivi fu anche perseguitato dal regime fascista con frequenti arresti. Nel dopoguerra Capitini di dedicò all’ insegnamento universitario raccogliendo una vasta schiera di discepoli fondando il COS ( Centro di orientamento sociele) ed il COR ( Centro di orientamento religioso).Capitini non era solo un pensatore dalla forte sensibilità religiosa, ma anche un uomo politico di orientamento liberalsocialista, un lottatore ed un movimentista irriducibile.

Domenica 24 settembre 1961 il filosofo ed i suoi seguaci organizzarono la prima Marcia per la Pace e la fratellanza dei popoli. In questa occasione sventola per la prima volta la bandiera multicolore della pace, che diventerà simbolo dei nonviolenti e dell’ opposizione a tutte le guerre. Così scrive Capitini: «Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle noncollaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia». Questo metodo viene descritto nel suo libro Le tecniche della nonviolenza ( 1961) e poi, successivamente, in Opposizione e liberazione.

Per capire l’ importanza di questa Marcia per la pace va sottolineato che dal 24 settembre 1961 in poi le iniziative straordinarie sono state solo tre, tutte organizzate in occasione di conflitti.

La prima fu la XI marcia contro la doppia guerra del Kosovo, del 16 maggio 1999.

La seconda Marcia (straordinaria) fu la XV del 12 maggio 2002, che lanciò un appello all’Europa per la Pace in Medio Oriente.

La terza iniziativa straordinaria, vent’ anni dopo, è proprio quella del 24 aprile 2022, dedicata al conflitto in Ucraina.

La rarità di questi eventi testimonia un momento difficilissimo, ma le bandiere della pace sventolano ancora e questo ci da’ una speranza.

TAG: corteo, marcia, pace, Perugia
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