Con l’inflazione sempre più forte negli USA (+7,5 per cento a gennaio) si fa ogni giorno più probabile un rialzo dei tassi di interesse da parte della banca centrale americana. Mentre in Eurozona, dove i prezzi sono saliti del 5,1 a gennaio, la BCE si muove decisamente più cauta, nonostante l’accelerazione prevista dai mercati negli ultimi giorni.
Michele Quinto spiega la differenza del rialzo dei prezzi tra i due blocchi economici: “C’è una differenza enorme tra l’inflazione che stiamo vedendo negli USA e quella in Europa: l’inflazione americana è una combinazione di rialzo dei prezzi da domanda e da offerta; quindi, se la Fed interviene, può influenzare l’inflazione da domanda e può controllare quindi la spirale inflazionistica. In Europa, l’inflazione perlopiù deriva invece dall’energia, dalle strozzature del commercio internazionale, dalle catene di approvvigionamento e quindi la politica monetaria della BCE può fare poco su quel fronte. Lagarde ha ragione: la BCE oggi non ha gli stessi strumenti per rallentare i prezzi che invece ha la Fed in America”.