Illusioni Perdute di Xavier Giannoli è un film drammatico e monumentale, interpretato benissimo e fotografato ancora meglio.
Dura quasi due ore e mezza, ha lunghezza e cast da kolossal, è molto avvincente e ricorda per certi versi il Barry Lindon del grande Kubrick.
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Balzac, considerato da molti , ed anche da Proust, la migliore opera dell’ autore. Illusioni perdute è una trilogia ma la storia è quella della sua parte centrale, intitolata Un grande uomo di provincia a Parigi.
Siamo in piena seconda Restaurazione e precisamente sotto il regno di Luigi XVIII, fratello minore di Luigi XVI che fu ghigliottinato durante la Rivoluzione. Il nuovo sovrano è salito al trono di Francia dopo la caduta di Napoleone ed è stato costretto a concedere una Costituzione, peraltro ottriata, ma ha comunque un grande potere che tiene stretto nelle sue mani. Si tratta di un periodo di forti contrasti sociali e politici, in cui le certezze sono poche e le cose cambiano in fretta.
Nel film, come nel romanzo, si riconoscono varie storie strettamente intrecciate.
La prima è quella di Lucien de Rubenprè ( nel film Benjamin Voisin) che sfoggia il cognome nubilare/nobiliare della madre ma è nato più prosaicamente Chardon. Il giovane poeta viene da Angouleme, cittadina della Francia profonda, ed è il protetto della baronessa de Bargeton ( la splendida Cecile de France) con cui ha una relazione. Il marito se ne accorge, scoppia un mezzo scandalo e lei si trasferisce a Parigi con il giovane al seguito. L’ amore durerà poco e Lucien, su consiglio della potente cugina che vanta importanti entrature a corte ( la marchesa d’Espard, interpretata da Jeanne Balibar ) , verrà ben presto scaricato ed abbandonato al suo destino.
Il giovane inizierà un percorso di delusione e quindi di disillusione, sperimentando sulla sua pelle la differenza tra la vita di provincia e quella della metropoli. Lucien vivrà fino in fondo la frattura tra il suo mondo interiore, fatto di arte e di poesie che nessuno vuole pubblicare, e quello reale dove si lotta a coltello per vivere e per emergere.
E’ il momento in cui trionfa la borghesia in ascesa, che riscrive a suo modo il codice civile ed il codice morale. Tutto si compra e naturalmente tutto si vende, senza troppi scrupoli.
In questa situazione Lucien abbandonerà i suoi sogni letterari per dedicarsi al giornalismo, iniziando a scrivere per un quotidiano liberale grazie all’ amico Losteau, conosciuto nel ristorante dove il nostro eroe, per sopravvivere, faceva il cameriere. Siamo nei tempi in cui i liberali erano di sinistra, duecento anni fa.
La vita scorre tra gli odi e gli scontri in cui la stampa serve soprattutto a colpire l’ avversario, non solo politico.
Un altro tema infatti è quello dell’ industria culturale, della letteratura e del teatro. I giornali comandano nella repubblica delle lettere, le recensioni positive si pagano care e gli editori ( anche analfabeti, come quello interpretato da Gerard Depardieu) regnano sulle redazioni. Il commercio dei libri rende molto, come quello degli esotici ananas.
Tutti vanno a teatro dove comanda il capo claque che, offrendosi al migliore offerente, crea e distrugge artisti e carriere. I battimani si vendono a peso d’ oro e registi ed impresari pagano profumatamente, senza discutere. Tra una recensione e l’ altra Lucien si innamorerà di Coralie ( Salomé Dewaels) , una giovane ballerina e poi attrice che grazie a lui vivrà una breve stagione di successo, iniziando una nuova vita di lussi e di debiti e mantenendo un tenore di vita molto al di sopra delle proprie possibilità.
In questo mondo dove tutto è in vendita, così simile alla nostra contemporaneità, due eserciti l’ un contro l’altro armati combattono senza esclusione di colpi . In questa dura battaglia c’ è poco spazio per le defezioni, che si pagano molto care. Rubenprè se ne accorgerà, troppo tardi, quando cambierà fronte passando ad un quotidiano monarchico e crederà alle promesse di ambienti aristocratici con la speranza di vedersi riconosciuto il titolo nobiliare materno. Così Lucien perderà i vecchi amici senza riuscire a farsi accettare dai nuovi e cadrà rovinosamente, precipitando in un girone infernale di gioco, di debiti, di solitudine e di isolamento professionale.
La coppia è rovinata ed a ciò si aggiunge la morte per consunzione di Coralie, eroina tisica che per il suo amore sincero pagherà più di tutti. La sepoltura della ragazza in una fossa comune, dato che le concessioni funerarie costano troppo, è una delle scene più tragiche del film.
Il film è lungo ma avvince, una agile fedeltà al testo non lo appesantisce anche perché il regista è laureato in lettere e dimostra una notevole dimestichezza con la parola scritta. La colonna sonora è splendida ed accompagna passo passo la narrazione, quasi commentandola.
Per me il regista ha un ottimo tocco, quasi kubrikiano e di grande levità, tanto che rivedrei volentieri il film.
Devo dire che mi capita raramente.