Finisce verso sera in una Capitale bagnata di pioggia la protesta del movimento ‘IoApro’ che si batte contro le restrizioni dovute alla pandemia da Coronavirus. Loro, provenienti da diverse regioni, sono quelli che chiedono di riaprire negozi e ristoranti, bar e alberghi, bed & breakfast e punti ristoro. “Perché non si muore solo di Covid, ma anche per la mancanza di lavoro, di prospettive”. Da vicino questa platea di senza volto e rappresentanza sembra molto meno numerosa rispetto alle voci che da giorni si sono rincorse sul web, in quasi ogni social network, dentro chat dai nomi belligeranti.
L’esplosione di alcuni petardi lo spingi-spingi della massa assiepata, l’accensione di alcuni fumogeni, il lancio di pezzi d’ombrello e cartacce verso polizia e carabinieri sono tutti insieme i momenti di tensione che si registrano a inizio pomeriggio. Si vorrebbe così annunciare che questo è solo l’inizio, ma con il passare dei minuti si capisce che quella scaramuccia era l’unico segnale possibile. Perché attorno ai pochi volti noti del panorama si ammucchiano telecamere e microfoni come non mai, non curandosi delle regole del distanziamento, dopo un anno di mascherine e dati serali su morti e terapie intensive. I cartelli, i piccoli striscioni, sono un misto di richieste di “libertà, libertà” come si grida davanti alle divise e confusione, con citazioni di Sandro Pertini e Abramo Lincoln.
Uno spiega davanti ai microfoni: “Non siamo partite Iva, siamo persone, siamo famiglie. Non siamo delinquenti, siamo persone che lavoravano 14 ore al giorno”. Il ristoratore Momi El Hawi arriva in piazza con delle finte manette ai polsi e dice: “Non ci fermeremo finché tutte le attività saranno aperte, non diamogli nessuna possibilità di dire che siamo violenti. Non siamo persone violente”. Si vorrebbe arrivare davanti alla Camera, urlare in faccia a quel palazzo visto tante volte in tv la propria insoddisfazione. Non ci riescono a forzare il blocco. I mezzi con gli idranti restano sullo sfondo, di acqua ne arriva già tanta con la pioggia del resto. Le tante pattuglie in tenuta antissomossa hanno gioco facile a tenere ben chiusa l’area e non alzano quasi mai il tono. Anche i dirigenti sul posto paiono tranquilli, abituati a ben altro. Un manifestante resta ferito, ma è stato colpito da una bottiglia lanciata alle sue spalle. Dalla Questura, in serata, si spiega che diverse persone sono state identificate. Domani si ricomincia – si aggiunge da via San Vitale – domani è annunciata la manifestazione di altre associazioni di ristoratori e un presidio a Circo Massimo.
“E’ necessario dare al più presto risposte ai settori maggiormente colpiti dalle restrizioni causate dalla pandemia. Oggi a Roma frange violente hanno strumentalizzato il malcontento di tanti ristoratori e ristoratrici, gestori di bar, lavoratori ambulanti. Condanniamo senza se e senza ma le violenze avvenute a Roma e esprimiamo solidarietà alle forze dell’ordine. Ma le mobilitazioni di questi giorni non possono essere affrontate solo come un problema di ordine pubblico perchè in piazza c’erano padri e madri di famiglia disperati, c’era una domanda di lavoro”. Parole del deputato di Leu Stefano Fassina, che aggiunge: “La migliore risposta alle piazze di questi giorni è di tipo economico e sociale. Sono necessari indennizzi consistenti e commisurati alle perdite effettivamente subite nel 2020 e nel primo trimestre dell’anno in corso. Va accelerata la campagna vaccinale per permettere le riaperture in sicurezza. Ma, soprattutto, va fatto in fretta perchè ci sono lavoratori e lavoratrici allo stremo, disperati. Il governo Draghi autorizzi al più presto un nuovo scostamento di deficit di bilancio e un nuovo decreto”.
“Ai ristoratori, ai gestori di palestra, agli imprenditori che rischiano di perdere tutto quello che hanno costruito nella vita non bastano più impegni per il futuro. Fratelli d’Italia con Francesco Lollobrigida chiede, invece, di riaprire subito in sicurezza e garantire ristori adeguati”.
C’erano tanti lavoratori in corteo, ma stranamente i sindacati hanno latitato. Nella presenza, ma anche nelle dichiarazioni a sostegno, come tante volte accade in questi casi. Ad eccezione della Fesica Confsal con il segretario generale Bruno Mariani che tramite il suo ufficio stampa dirama una nota che spiega bene i veri problemi e lo stato attuale delle condizioni dei manifestanti: “C’è sicuramente un malessere comune tra i commercianti – e specie tra i ristoratori – che non può più essere contenuto. Considerato lo stato in cui versano migliaia di lavoratori, siamo certi occorra quel cambio di passo che il mondo produttivo e del lavoro aspettava da questo governo rispetto al precedente. La situazione pandemica non è certamente semplice da gestire, ma le grida di disperazione di molte categorie di lavoratori – continua Mariani – impone delle risposte che, adesso più che mai, devono palesarsi con il coraggio delle scelte sempre e certamente in una logica di totale e massima sicurezza, magari raddoppiando i controlli. Nello stato delle cose, in questa condizione, è la politica che deve dettare l’agenda alla pandemia, non può più essere la pandemia a condizionare la vita ed il sostentamento di molte famiglie. Che piaccia o no, bisogna anticipare i tempi della vera ripartenza. E’ un dato estremo e crudo, ma certo: non si può più attendere nulla; la rabbia cresce, c’è un Paese da sfamare”.