“Se questa crescita, avvenuta in 10-15 giorni, non trova un’accelerazione nella risposta rischiamo di essere travolti“: sembrano essere passati mesi da quando il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini veniva utilizzato come testimonial delle pagine social di Matteo Salvini per il suo “buon senso”. Invece solo una settimana fa il governatore diceva che “bisogna riaprire dove si può”.
Qualcosa è cambiato parecchio nel giro di pochi giorni. Ora infatti Bonaccini sottolinea che “il contagio è partito molto più veloce di prima a causa delle varianti”, specificando che la variante inglese “pare quasi essere un nuovo virus per diffusione e categorie d’età” (cosa nota non da oggi).
Ma sono tutti i governatori del Nord a essere quasi più prudenti del governo centrale, di fronte alla rapida e preoccupante crescita di contagi, come ha spiegato il presidente del Veneto, Luca Zaia: “Negli ospedali entrano pazienti con più rapidità e altrettanta rapidità vengono ricoverati in terapia intensiva. Vedremo quale sarà l’evoluzione anche alla luce di queste varianti. Siamo preoccupati“.
Anche il governatore lombardo Attilio Fontana si dice pronto a intervenire: “Laddove si rappresentino delle situazioni di arancione scuro le applichiamo“. Il suo consulente Guido Bertolaso è ancora più esplicito: “A me sembra che tutta Italia, tranne la Sardegna, si stia avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa“. Il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, annuncia altre possibili strette: “Abbiamo una situazione che ci dice che quotidianamente le cose stanno peggiorando“.
In Emilia-Romagna Bonaccini ha disposto la zona rossa a Bologna e Modena, quella arancione scuro a Ravenna, Cesena e Rimini. Ordinanze per ulteriori restrizioni sono probabili anche per il resto dell’Emilia, da Piacenza a Reggio Emilia. Per quanto riguarda i reparti Covid, nel Modenese sono occupati 272 posti letto su 358 disponibili e l’aumento rispetto alla settimana precedente è di circa un terzo. Un terzo anche nei reparti Covid del Bolognese, dove sono occupati 477 posti letto su 641 disponibili.
La situazione però è ancora più grave nelle terapie intensive: a Modena occupati 47 posti su 52, mentre a Bologna sono occupati 80 posti su 85. Il senso è che per Bonaccini “dobbiamo contrastare e circoscrivere il contagio con misure più restrittive su indicazioni che la sanità regionale ci dà. Senza misure la curva continuerebbe a crescere. Rispetto alle precedetti volte le limitazioni della zona arancione classica non bastano più, per come il virus corre rapidamente. Dobbiamo stringere oggi e farlo subito per augurarci di non farlo più dopo”. “Sono decisioni difficili – dice ancora – Me ne prendo tutta la responsabilità. Occorre agire adesso per un pericolo che ha rialzato la testa con le varianti”. “Sono giorni difficili, l’incubo sembra tornare e non finire. Dobbiamo colpire il virus ora”, aggiunge il presidente dell’Emilia-Romagna.
“Se dovessimo vedere una parte di qualche provincia e qualche Comune con situazioni particolarmente gravi, interverremo per cercare di prendere un provvedimento utile per cercare di fermare la pandemia”, dice Fontana in conferenza stampa al Pirellone. Rispetto alla possibilità che la Lombardia finisca in zona rossa spiega: “Bisogna aspettare che ci arrivino i dati del Cts e a quel punto si potranno fare le valutazioni del caso. Monitoriamo la situazione e cerchiamo di intervenire caso per caso. Ce lo diranno i dati. Per il momento, siamo in zona arancione con altre zone in arancione rafforzato”.
“I numeri del pre-report arriveranno stasera. I valori sia sulle terapie intensive che ordinarie sono ancora sotto soglia, pur registrando un incremento. Per questo, come abbiamo iniziato a fare con le zone rosse e faremo ancora nei prossimi giorni, dobbiamo essere pronti a intervenire chirurgicamente laddove necessario”, dice invece Cirio sull’ipotesi di un Piemonte in zona rossa. “Siamo di fronte a dati che monitoriamo ormai da settimane – osserva -, per cui il sistema sanitario si è predisposto. Oggi però bisogna anche saper assumere le decisioni di contenimento che si rendono necessarie“. Quello che preoccupa, ribadisce il governatore piemontese, è la variante inglese: “Ormai metà dei casi in Piemonte – ricorda – sono da variante inglese, che corre di più, è più veloce e quindi ti chiede di anticipare di più le misure che avresti adottato con un’altra tempistica parlando di Covid ‘tradizionale’”.
Sulla stessa linea anche Zaia: “Abbiamo parametri che indicano il rischio di un passaggio alla zona arancione“, è l’analisi del governatore del Veneto, per il quale “è innegabile che da qualche giorno c’è un aumento dei casi. Siamo in trincea – ammette – e il futuro prossimo può riservare solo una salita e non una discesa”. Pertanto è stato pensato di fare “un monitoraggio che valuterà l’incidenza anche a livello comunale per capire l’evoluzione ora dopo ora, per verificare se ci possano essere macchie di leopardo legate al virus e valutare di conseguenza questa incidenza”.