
La scelta di lasciare il M5S è stata dettata dal non riconoscersi più nei valori di cui si è sempre battuto per rendere il Movimento forza trainante del Paese. Molto probabilmente, Alessandro Di Battista, si è reso conto che la sua creatura, a cui aveva dedicato tutta la passione, da tempo aveva scelto di percorrere la classica ‘strada’ politica lasciandosi alle spalle il motto del cambiamento.
Ma la piattaforma Rousseau ha espresso il suo verdetto popolare. Di Battista, accetta, ne prende atto e si tira fuori. Il Governo Draghi si appresta al giuramento, e tutti i partiti di punta, che fino a qualche giorno fa si sono scannati via social, oggi si siedono al tavolo del Governo da protagonisti. Sostanzialmente un altro governo tecnico per incapacità.
L’unica spina nel fianco, se così possiamo definirla, resta Giorgia Meloni alla quale bisogna riconoscergli il merito di restare ferma sulle sue fino a quel momento condivise dalla coalizione di centrodestra. Non tanto da parte di Berlusconi che da anni ha sempre condiviso i concetti del PPE, la vera sorpresa più eclatante è Salvini che, inverosimilmente, si scopre misticamente europeista.
Sarebbe demenza politica non riconoscere il valore di Mario Draghi, già presidente della BCE, il quale ha la responsabilità, ora, di correggere le lacune di ben due governi atipici. Adesso tocca a lui aumentare il livello di considerazione dell’Italia in Europa e ridurre il pragmatico gap della ripresa che passa proprio dalla scelta dei sui ministri. E la scelta di Daniele Franco all’Economia ha tutta l’aria che questo governo sia proprio sulla strada giusta.
Responsabilità e coerenza erano presupposti dell’ex Giuseppe Conte che tutto sommato ha diretto due governi in un certo ordine. E’ pur vero che la pandemia da coronavirus non ha aiutato molto. Alcune scelte impopolari lo hanno portato al culmine di essere poco supportato anche dalla stessa maggioranza, ma se oggi l’Italia vanta un appoggio da 209 miliardi di euro bisogna consegnarli il merito. In alternativa, forse, avremmo subito un’altra Grecia.
Al netto delle considerazioni, resta il fatto che oggi giura un altro governo, multicolor, una sorta di arcobaleno politico dove tutti i partiti di: destra, sinistra e centro, hanno dato fiducia a Mario Draghi. A un nuovo governo. Ora c’è da capire quanto gli Italiani siano consapevoli che la tanto discussa legislatura di Mario Monti non sarà tanto diversa da quella Draghi visto che quest’ultima non ha un’opposizione di governo. Allora, riprendendo la domanda di Di Battista: “Ne valeva la pena?”