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Il 28 dicembre 1895, andiamo al cinema. La prima proiezione pubblica della storia

| 30 Dicembre 2020 | ATTUALITÀ

Il primo biglietto  a pagamento per una proiezione pubblica di un film (che non si chiamava ancora così) è stato staccato a Parigi il 28 dicembre 1895, costava un franco ed erano presenti soltanto 33 spettatori venuti a vedere questo «nuovo spettacolo». La sala era stata attrezzata nel Salon indien du Grand Café, al nº 14 del Boulevard des Capucines. La voce si sparse subito e nel giro di pochi giorni ci fu il tutto esaurito e anche il doppio turno, con il raddoppio delle proiezioni giornaliere. I cronisti riferiscono che nel giro di una settimana la folla assediò la sala proiezioni formando una fila che raggiunse la non vicinissima Rue Caumartin.

Il programma era molto vario e comprendeva, da subito, dieci “visuali” come li definiva Louis Lumière . Sono brevissimi films che ritraggono scene di vita quotidiana, il più famoso dei quali è probabilmente La sortie de l’usine Lumière a Lyon, in cui si vedono gli operai che escono proprio dalle officine Lumiere, proprietà degli autori. Esistono due versioni del brevissimo, la prima girata con abiti primaverili e la seconda con vestiti invernali qualche mese dopo per cui la pellicola è in qualche modo “recitata”, anche visto il passaggio del ciclista presente in tutte le versioni. Georges Sadoul, famosissimo storico del cinema, lo descrisse così: “ Le operaie in ampie gonne e con grossi cappelli piumati, gli operai che spingono le biciclette, danno oggi a questa semplice sfilata un fascino ingenuo. Dopo i dipendenti ecco apparire i padroni in una carrozza tirata da due cavalli, quindi il portiere che richiude le porte.»

In altri “visuali” vediamo La Place des Cordeliers à Lyon, Le Débarquement du congrès de photographie à Lyon (girato nel giugno 1895 a Neuville-sur-Saône, ritrae lo sbarco dei partecipanti al congresso fotografico di Lione, alcuni dei quali salutano l’ operatore), La Mer (Baignade en mer) con tre bambini, seguiti da alcuni altri, che si tuffano più volte in mare da un trampolino e quindi Les Forgerons in cui vediamo due maniscalchi al lavoro (uno di essi con la cravatta) con un brindisi finale.

Il sesto titolo in programma è il famoso Le jardinier, più noto successivamente come L’Arroseur arrosé (L’ annaffiatore annaffiato). L’ opera, che dura solo 49 secondi, si distingue dalle altre perché  il primo vero film della storia del cinema con mise en scene e trama, ma soprattutto perché interpretato da attori, anche se non professionisti. I due protagonisti, François Clerc e il ragazzo Benoît Duval, sono dipendenti dei Lumière che recitano nella prima commedia della storia del cinema, che ha anche un suo intento pedagogico.

Nel film un giardiniere annaffia le piante quando un ragazzo dispettoso, di nascosto, poggia il piede sulla pompa bloccando l’afflusso dell’ acqua. A questo punto il giardiniere guarda dentro la canna e il giovanotto toglie di colpo il piede, innaffiando l’ annaffiatore (il gioco di parole del titolo).

Il ragazzo scappa, però viene rincorso e quindi acciuffato. Qui le versioni sono due, con conclusioni diverse ma sempre edificanti.

Nella prima il fuggiasco viene portato davanti alla cinepresa per essere subito sculacciato, e si finisce con la giusta punizione. In una variante successiva, più elaborata, il giardiniere prende invece il ragazzo e lo castiga rifilandogli un calcio nelle terga; poi, dopo averlo portato davanti alla cinepresa, in una sorta di contrappasso lo innaffia con la stessa pompa dell’acqua.

Va notato che oltre al cinema “realista” nel programma del 28 dicembre compaiono da subito due brevi opere “intimiste” con scene di vita familiare. La prima delle due è interpretata da Auguste Lumière, fratello di Louis, e dalla moglie Marguerite Winkler  oltre alla loro figlia Andrée che fa colazione in Le Repas de bébé. La seconda pellicola, La Pêche aux poissons rouges, ci presenta ancora Auguste Lumiere che sorregge la figlia Andrée mentre lei con la manina tenta di pescare i pesci rossi in una boccia.

A seguire un quadretto di vita militare, La Voltige ( il volteggio di un fantino acrobata che inizia a saltare per poi scendere da cavallo, mentre un uomo in divisa tiene le briglie). Sarà la prima opera della storia del cinema ad essere oggetto di un remake, girato con lo stesso titolo l’ anno seguente.

Arriva poi Le Saut à la couverture, con un acrobata che salta proprio su una coperta tenuta agli angoli da quattro persone. Le operazioni si svolgono sotto la direzione di un gendarme il quale tira anche un calcio al maldestro protagonista, che però, alla fine, riuscirà veramente a saltare sulla coperta per restarvi  seduto.

Visto il successo i due Lumiere ampliarono quasi subito la programmazione, aggiungendo un nuovo film che emozionò il pubblico per il suo realismo.

Il 6 gennaio 1896 proposero un’ altra pellicola intitolata  L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat, che rimane ancor oggi uno dei più famosi della storia del cinema.  Lasciamo la parola a Georges Sadoul, un grande storico del cinema, che lo presenta concentrandosi anche sul dato tecnico.

«In L’arrivée d’un train la locomotiva giunge dal fondo dello schermo, avanza sugli spettatori e li fa sussultare dando loro la sensazione che stia per schiacciarli. Essi identificano quindi la loro visione con quella della macchina da presa: ecco che la macchina da presa diventa per la prima volta un personaggio del dramma. Per questo film Louis Lumière aveva utilizzato tutte le risorse di un obiettivo a grandissima profondità di campo. Dapprincipio si vede la stazione vuota (piano generale) e un facchino, che passa sul piazzale spingendo un carretto. Poi all’orizzonte appare un punto nero che si ingrandisce rapidamente; la locomotiva occupa presto quasi l’intero schermo, quindi avanza sullo spettatore. Le carrozze del treno si fermano lungo il marciapiede, molti viaggiatori si avvicinano, e tra questi la signora Lumière madre con una mantellina scozzese, accompagnata da due dei suoi nipotini. Le portiere si aprono, alcuni viaggiatori salgono e altri scendono. Tra questi i due involontari “primi attor giovani” del film: un giovane contadino provenzale che regge un bastone e una graziosa e giovane fanciulla tutta vestita di bianco. La giovane, ingenua, esita con un moto di naturale timidezza quando si accorge della macchina da presa, quindi passa oltre e sale in vettura. Ma il contadino e la ragazza sono apparsi entrambi in primissimo piano e si sono visti con chiarezza perfetta. Tutti i successivi piani di cui fa uso oggi il cinema furono utilizzati in L’arrivée d’un train. […]Non è la macchina che si sposta ma sono gli oggetti e i personaggi che si avvicinano o si allontanano costantemente da essa. Questo continuo spostamento del punto di vista permette di ricavare dal film tutta una serie di immagini differenti come i piani successivi di un montaggio moderno.»

TAG: cinema, Lumière
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