Una somma di denaro da capogiro. Davanti ad una montagna di soldi rimane difficile poter parlare di salute e di rischi dovuti alla continua esposizione alle onde elettromagnetiche. Non guardano in faccia a nessuno. Sono pronti a tutto in nome di un vago e distorto progresso. Il nuovo report “Harnessing the 5G Consumer Potential” dell’Ericsson ConsumerLab, parla chiaro: il mercato 5G consumer potrebbe valere 31 trilioni di dollari entro il 2030 a livello globale.
Lo studio stima che gli operatori potrebbero guadagnare 3,7 trilioni di dollari del totale, una cifra che potrebbe aumentare ulteriormente con l’emergere di nuove opportunità generate da servizi digitali adiacenti. Il report stima anche che gli operatori potrebbero ottenere ricavi fino a 131 miliardi di dollari entro il 2030 solamente dai servizi digitali, commercializzando e offrendo in bundle casi d’uso 5G in modo proattivo. Circa il 40% di queste proiezioni di entrate è attribuito alla spesa dei consumatori per video avanzati, realtà aumentata, realtà virtuale e gaming in cloud su reti 5G.
Secondo il report, stimolando in modo proattivo l’adozione del 5G da parte dei consumatori, entro il 2030 gli operatori potrebbero aumentare del 34% il ricavo medio per utente 5G. Ciò potrebbe aumentare i ricavi della parte consumer a un tasso di crescita annuale composto del 2,7%, rispetto alla crescita piatta dei ricavi pari allo 0,03% che si avrebbe adottando un approccio passivo nel corso del decennio. Tutto questo ha un prezzo sulla pelle dei cittadini. Già 2G, 3G e 4G hanno dimostrato gravi effetti sulla salute per l’uomo.
Prossimamente ci saranno milioni di nuove stazioni base 5G sulla Terra, 20.000 satelliti in più nello spazio, 200 miliardi di oggetti trasmittenti: è arrivata l’Internet of Things (l’internet delle cose). Ci saranno le città intelligenti, case automatizzate, industrie robotizzate, sistemi di sicurezza e controllo più efficienti, servizi e oggetti come automobili, TV, elettrodomestici fino ai piccoli oggetti di uso quotidiano come pannolini per bambini, cartoni del latte, spazzole per capelli, vestiti e scarpe: tutto conterrà antenne o microchip.
Un giro d’affari enorme quello del 5G, con introiti stimati, per il 2026, pari a 1307 miliardi per settori industriali come agricoltura, healthcare, trasporti, media, intrattenimento, automotive, retail, financial, sicurezza e industria manifatturiera (dati dell’ultimo rapporto Ericsson).
Studi clinici sugli effetti nocivi gravida esposizione alle frequenze radio in uso (fino al 4G) sono ormai migliaia anche sugli animali e sulle piante e sempre più sentenze di tribunale sanciscono il nesso causale tra cancro ed elettrosensibilità. Oltre all’aumentato rischio di cancro anche stress cellulare, danni genetici, cambiamenti strutturali e funzionali del sistema riproduttivo, disturbi neurologici, deficit di apprendimento e memoria, cambiamenti ormonali. Inoltre, una parte crescente della popolazione europea manifesta sintomi di elettrosensibilità specifica.
Per questo un appello sottoscritto da 170 scienziati, medici e organizzazioni ambientaliste di tutto il mondo chiede all’ONU, all’OMS, alle istituzioni dell’Unione Europea di bloccare lo sviluppo della tecnologia 5G, anche nello spazio, in attesa che si accertino i rischi per la salute dei cittadini. Nell’appello si legge che le strutture elettricamente conduttive dell’organismo umano possono trasportare correnti indotte dalle radiazioni all’interno del corpo. Ma le stesse cariche in movimento possono diventare delle piccole antenne che rilanciano il campo elettro-magnetico verso gli strati più profondi dell’organismo.
Per quanto riguarda gli studi sperimentali, sulla esposizione alle onde elettromagnetiche, una ulteriore conferma della pericolosità si è avuta dallo studio su ratti sia dell’Istituto Ramazzini di Bologna che del National Toxicology Program dell’NIEHS del governo americano, dove sono stati osservati gli stessi tipi di tumore evidenziati nell’uomo, cioè tumori del cervello e delle cellule di Schwann. L’intensità delle emissioni utilizzate per lo studio italiano è dell’ordine di grandezza di quella delle esposizioni ambientali più comuni in Italia.
Nonostante le differenze dell’intensità di campo, entrambi gli studi hanno quindi rilevato aumenti statisticamente significativi nello sviluppo dello stesso tipo di tumori maligni molto rari delle cellule di Schwann e del cervello. L’osservazione degli stessi tumori sperimentali non può essere dovuta al caso, a migliaia di chilometri di distanza, in ratti dello stesso ceppo, trattati con radiofrequenze di diverse intensità. E altrettanto non può essere casuale che questi siano gli stessi tumori risultati emergenti in diversi studi epidemiologici (sugli utilizzatori).
Sebbene l’evidenza sia quella di un agente cancerogeno di bassa potenza, il numero di esposti è tale (miliardi di persone) da rappresentare un enorme problema di salute pubblica: molte migliaia, se non milioni, potrebbero essere le persone suscettibili a danni biologici da radiofrequenze. L’introduzione senza cautela del 5G, nonostante gli allarmi, sembra non aver insegnato nulla ai governi rispetto alle lezioni del passato: amianto, fumo di tabacco, benzene, formaldeide, ed altri, la cui cancerogenicità è risultata evidente in studi sperimentali decenni prima che le agenzie regolatorie prendessero provvedimenti restrittivi, fino al bando.