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Incel: chi sono e cosa vogliono?

| 6 Ottobre 2020 | ATTUALITÀ

Il giallo di Lecce, che ha visto l’infermiere tirocinante 21enne Antonio De Marco ammazzare barbaramente il giovane arbitro Daniele De Santis e la sua compagna Eleonora Manta, ha posto l’attenzione di molti media sulla figura del killer, descritto come invidioso, introverso e senza vita sociale. Molti analisti hanno definito De Marco “incel”, neologismo importato dagli Stati Uniti d’America volto a indicare i “celibi involontari”, ragazzi e uomini, perlopiù eterosessuali, desiderosi di avere un partner che restano per lungo periodo, se non per l’intera vita, single (o zitelli).

Che De Marco sia un incel non solo possiamo dire con certezza. Non aveva una fidanzata, era andato di recente con una prostituta (per molti analisti il sesso a pagamento non ti sottrae dalla condizione di incel), non sappiamo con certezza nemmeno il suo orientamento sessuale (tanto che alcuni criminologi ipotizzano una sua bisessualità) e avrebbe potuto benissimo aver avuto rapporti occasionali con altre donne (quelli, anche in assenza di un fidanzamento ufficiale, ti sottraggono alla condizione di incel).

Ma chi sono gli incel? Tutti i neologismi, perdipiù di importazione, si prestano a interpretazioni. Un playboy che rifiuta relazioni stabili resta celibe per sua scelta, quindi non è incel. L’incel nell’Italia del 2020 non sembra molto diverso da quello che dagli anni ’80, decennio dell’edonismo reaganiano e della corsa al successo personale, era lo “sfigato”. Il termine “sfigato”, come semanticamente spiega l’ormai vecchio neologismo italiano, indica, riferito a un uomo, l’assenza di “figa”. Lo sfigato, in un gruppo di amici, è quello che fa più fatica a rapportarsi con le ragazze, vuoi per un aspetto fisico non prestante, vuoi per timidezza, vuoi per impacciataggine, vuoi per banale disinteresse al sesso. Conosciamo bene il connotato negativo della parola “sfigato”, specie tra le generazioni più giovani. Chi veniva additato come “sfigato”, spesso si impegnava per uscire da quella condizione, non sempre con successo. Ma è un termine dalla propensione adolescenziale, il cui utilizzo andava scemando con l’ingresso nell’età adulta. Purtroppo nel 2020 l’adolescenza si protrae spesso ben oltre i 18/19 anni. Ma questo è un altro discorso.

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Oggi è apparso l’incel, con il quale si tende a identificare quel maschio (le nubili involontarie non esistono?), giovane (un sessantenne non può essere incel?), eterosessuale (gli incel gay non esistono?) che non riesce non solo a costruire un rapporto stabile, ma nemmeno ad avere rapporti sessuali (a quanto pare NON a pagamento). Ma quanto tempo deve passare per poter essere additati come incel? Alcuni hanno regolamentato in 6 mesi la scadenza tra un rapporto e l’altro. Sono cifre però sparate da sociologi e psicologi perlopiù improvvisati. Una disciplina scientifica autorevole manca ancora. Un omosessuale che non riesce a trovare un partner per più di sei mesi che cos’è? Ce ne sono, meno degli eterosessuali, ma ci sono. Stesso discorso per le donne, etero o lesbiche che siano. Un’obesa di 120 chilogrammi coi baffi o semplicemente una ragazza problematica possono stare mesi, se non anni, senza avere rapporti sessuali, eppure la loro categoria al momento non ha un neologismo anglosassone che le cataloghi.

Su alcuni famigerati forum si è collegato il massacro di Lecce, a volte pure con una punta di comprensione per l’assassino, al fenomeno “incel”. Si tratta di forum frequentati perlopiù da repressi che, se uscissero di più di casa e stessero meno in cameretta a sfogare il proprio rancore davanti al PC, scoperebbero di più. Invece alcuni incel, o presunti tali (l’anonimato del web non ci permette di capire realmente con chi stiamo interagendo), preferiscono attaccare le donne, colpevoli dopo decenni di maggior libertà sessuale (quantomeno in Europa e in America), di aver accumulato troppo potere e di poter scegliere l’uomo che più le aggrada. Il discorso potrebbe anche filare, se non fosse che pure l’uomo ha da tempo il potere di scelta, sicuramente oggi inferiore a 100 anni fa, ma sufficiente per lasciare l’obesa baffuta di 120 chilogrammi a bocca asciutta. Chi invoca il ritorno alla vecchia società patriarcale, si ricordi del forte grado di classismo che vigeva all’epoca. A meno che non si fosse figli del podestà, di un professionista, di un industriale o di un proprietario terriero, difficilmente si aveva un forte potere di scelta per costruire una famiglia.

Gli incel forse dovrebbero organizzarsi, uscire dall’anonimato del web e farsi associazione. Se ambiscono a qualcosa che non hanno, ne facciano pubblica richiesta. Abbiano gli attributi, se sono maschi eterosessuali, di farsi avanti. Certo, è difficile capire chi sia incel o no. Si può passare dalla condizione di incel a quella di non-incel o viceversa in un attimo: basta trovarsi una donna o essere scaricati. Però, leggendo i commenti di uomini rassegnati alla condizione di incel vi dico: “Scendete in piazza a far notare la vostra situazione, anche con gesti eclatanti se necessario. Unitevi al mondo LGBT se vi sentite una minoranza (perchè minoranza siete) discriminata”. Probabilmente l’ingresso della comunità incel in quella LGBT sarà osteggiata da alcuni. Ricordo un responsabile arcicay che osteggiava l’ingresso nel loro universo degli a-sessuali, giudicandoli, guarda un po’, “degli sfigati che non scopano” e quindi non compatibili con le battaglie LGBT.

Come i gay chiedono il matrimonio o la possibilità di adottare un figlio, gli incel chiedono sesso o affetto. Si tratta di una richiesta legittima e, quantomeno per il sesso, finché non sarà regolamentata la prostituzione, la loro richiesta è legittima, dato che non c’è una legge che la regola. Sarebbe un bel modo per sbugiardare certo veterofemminismo che tende a demonizzare l’incel come violento latente, e anche qui il delitto di Lecce si è prestato a becere strumentalizzazioni di senso opposto.

L’uomo che si piange addosso non porta da nessuna parte. Certo, esistono milioni di persone, non solo maschi eterosessuali, che non fanno sesso da anni o non l’hanno mai fatto e non vivono questo come un problema. Questa società dà troppa attenzione all’immagine, al giudizio altrui. Devi essere “figo” e non “sfigato”, altrimenti l’indice di un qualsiasi giudice improvvisato, sia sul web che nella vita reale, potrebbe indicarti e da lì discriminarti. Anche l’aspetto fisico viene sopravvalutato e questo porta tanti e tante a un’idiota ricera della perfezione, che in realtà trasuda di degrado e impoverisce, culturalmente parlando, il Paese di cui questi soggetti fanno parte. Il “tramonto dell’Occidente”, per citare Oswald Spengler, sta anche nei chili di botox e nelle foto filtrate su Instagram. Forum e discorsi disfattisti come quelli che ho trovato sul web sono dannosi per la collettività e forse occorrerebbe un giro di vite censoreo. A destra qualcuno ha iniziato a parlare, proprio dopo il delitto di Lecce, di castrazione chimica per gli incel. Certo, andrebbe fatta su base volontaria, ma il desiderio di schedare la vita sessuale di uomini e donne, per marginalizzare le zavorre della società, per una certa destra è ancora forte. Proprio per evitare una società che punti l’indice contro chi è percepito come troppo “sfigato” e quindi controproducente all’evoluzione, andrebbe spiegato bene chi sono gli incel e perché lo sono.

Qui occorre il passo avanti degli incel. Se sono timorosi nel dichiararsi a una donna o impacciati nel farlo, difficile che lo facciano in merito alla loro condizione esistenziale. Questo appello probabilmente cadrà a vuoto. Se così fosse, partirebbe il mio di appello: chiudere tutti i forum in cui gli incel sbraitano la loro frustrazione. L’Italia ne guadagnerebbe. Forse solo togliendo loro il giocattolo, si darebbe loro l’opportunità di palesarsi, tirando fuori per una volta gli attributi, dei quali ora appaiono sforniti.

TAG: incel
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