
Dopo uno dei vertici europei più lunghi di sempre, è stato raggiunto l’accordo sul bilancio e sul Recovery Fund. All’adozione delle conclusioni è seguito un applauso. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi.
Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi. Conte: “Momento storico per l’Italia e per l’Europa, siamo soddisfatti”. All’Italia, nello specifico, andranno 209 miliardi tra sussidi e prestiti. La procedura d’emergenza spetta alla Commissione, nessuna possibilità di veto per i Paesi.
Il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa, al termine del Consiglio europeo, ha spiegato: “Sono le sei del mattino: siamo all’alba di un vertice lunghissimo, forse abbiamo stabilito il record e superato per durata il vertice di Nizza. Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo. Avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese”.
Poi un accenno al governo e al Mes: “Il governo italiano è forte: la verità è che l’approvazione di questo piano rafforza l’azione del governo italiano. Di Mes abbiamo discusso tanto e immagino continueremo a parlarne: il Mes non è il nostro obiettivo, l’obiettivo è valutare il quadro di finanza pubblica e le necessità e valutare gli strumenti nel migliore interesse dell’Italia. Il piano che oggi approviamo ha assoluta priorità nell’interesse dell’Italia”.
Conte ha poi chiarito che il Recovery Fund “che abbiamo approvato è davvero molto consistente: 750 miliardi, dei quali una buona parte andrà all’Italia. Il 28%. Abbiamo anche migliorato l’intervento a nostro favore, se consideriamo la proposta originaria della Commissione Ue e della presidente Von der Leyen”.
“Ce l’abbiamo fatta. L’Europa è forte e unita, abbiamo raggiunto accordo sul pacchetto di Recovery e sul bilancio”, ha detto Charles Michel. “È un ottimo accordo, e accordo giusto”, ha commentato visibilmente soddisfatto. “Ed è un segno concreto che l’Europa è una forza in azione”, ha aggiunto.
“Più di 90 ore di negoziati, ma ne è valsa la pena”, ha invece detto Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea. “L’Europa viene spesso accusata di fare troppo poco e troppo tardi ma questa volta non è andata cosi'”, ha aggiunto. “L’Europa ha ancora il coraggio e l’immaginazione di pensare in grande, siamo pienamente al corrente che è un momento storico per l’Ue”.
Il presidente francese Emmanuel Macron, invece, al termine del vertice ha subito dato la notizia su Twitter: “Giornata storica per l’Europa”. Poi ha agiunto: “In due mesi siamo riusciti a far diventare realtà un piano di rilancio. Questa lunga trattativa è stata caratterizzata da difficoltà, opposizioni e visioni diverse dell’Europa”. Anche la cancelliere tedesca Angela Merkel ha dichiarato di essere “molto contenta” dell’accordo, affermando di essere “sollevata”.
Sul lato italiano, è arrivata anche la reazione di Enzo Amendola, ministro per gli Affari europei: “È fatta. Abbiamo raggiunto un accordo storico dopo 4 giorni e 4 notti di duri negoziati. Egoismi e veti stavano mettendo a rischio il futuro dell’Europa, ma l’Italia è stata determinata”. Mentre Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia, ha detto che questa “è la più importante decisione economica dall’introduzione dell’euro”.
Nell’intesa, oltre all’accordo sul Recovery Fund, si è deciso di ridurre i trasferimenti spacchettati tra i programmi, 77,5 miliardi (rispetto ai 190 mld pensati dalla Commissione). In particolare, è stata azzerata la dotazione di Eu4Healt, il nuovo programma europeo per la sanità.
A farne pesantemente le spese, anche il Just Transition Fund e il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale. Il bilancio europeo 2021-2027 è rimasto a 1.074 miliardi di impegni. Ma sono stati accontentati i Frugali con i rebate, i rimborsi introdotti per la prima volta su richiesta del Regno Unito ai tempi di Margaret Thatcher, che con la Brexit molti leader Ue avrebbero voluto cancellare.
In alcuni casi sono stati raddoppiati. Alla Danimarca sono andati 322 milioni annui di rimborsi (rispetto ai 222 milioni della proposta di sabato); all’Olanda 1,921 miliardi (da 1,576 miliardi); all’Austria 565 milioni (da 287), e alla Svezia 1,069 miliardi (da 823 milioni).
Risolta anche la spinosa questione della governance sull’attuazione delle riforme dei piani nazionali che dovranno essere presentati dai Paesi per avvalersi delle risorse. La chiave di volta è stato un super-freno di emergenza emendato, oggetto di un negoziato durissimo tra Giuseppe Conte e Mark Rutte durato fino all’ultimo minuto, del quale il coriaceo olandese alla fine si dice soddisfatto.
In sostanza, i piani presentati dagli Stati membri saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione. La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef), gli sherpa dei ministri delle Finanze.
Se in questa sede, “in via eccezionale”, qualche Paese riterrà che ci siano problemi, potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio Europeo prima che venga presa qualsiasi decisione.