
Il caso del Casinò de la Vallée di Saint Vincent inizia a prendere forma e ogni tessera di questo puzzle pare che si incastri alla perfezione. Un puzzle che raffigura un’immagine abbastanza imbarazzante che intreccia attori incompetenti e stucchevoli incongruenze.
Partendo per gradi; Filippo Rolando fu nominato Amministratore Unico del Casinò di Saint Vincent grazie all’allora Assessore al Bilancio Regionale della Lega Stefano Aggravi. Rolando laureato alla Bocconi, secondo fonti provenienti dalla Regione valdostana, vanta un curriculum di tutto rispetto con incarichi di prestigio e con importanti esperienze nella gestione dei processi di ristrutturazione aziendale, nella riorganizzazione, nella finanza straordinaria e nelle procedure concorsuali. Ha operato sia come consulente sia come manager operativo di azienda e collaborato con diversi professionisti, lavorando in contesti italiani e internazionali. Un curriculum che, sempre secondo le fonti, non sia del tutto chiaro visto gli errori commessi.
L’amministratore unico della Casinò de la Vallée di Saint-Vincent, Filippo Rolando, viene anche imputato per omesso versamento delle ritenute di imposta (articolo 10 bis del decreto legislativo 74/2000).
Alla luce di quanto sta emergendo nella regione autonoma, gli interrogativi iniziano a comporsi e non si comprende come un’amministratore con un curriculum così imponente possa perdersi in un errore altrettanto grossolano nel redigere un concordato illegittimo. E la Giunta Regionale…?
C’è un’altro nodo difficile da sciogliere che non trova, apparentemente, una risposta plausibile: parliamo del fattore che Rolando invece di pubblicare un bando di gara pubblico, come da prassi e legge, ha preferito la chiamata diretta. Perché?
Milioni che non hanno una destinazione certa e una partenza attendibile, specialmente quando si aggiunge poi la nomina dell’Assessore Galli, indagato dalla Procura di Milano per riciclaggio, per i 49 milioni sottratti ai contribuenti, il quale viene premiato con l’incarico di Consigliere all’Università di Aosta. Imbarazzante il silenzio del Presidente Testolin.
Il decreto dei giudici torinesi evidenzia l’illegittimità della domanda di concordato preventivo del Casinò di Saint Vincent – e conseguentemente del provvedimento di omologa del Tribunale di Aosta – in quanto viziati da un errata applicazione della normativa sul concordato in bianco, del quale la Casinò della Vallée avrebbe illegittimamente abusato, avendo depositato una prima domanda in bianco carente dell’ultimo bilancio approvato – e come tale dichiarato inammissibile – e dopo pochi giorni una seconda domanda.
Si tratta di un arresto giurisprudenziale molto importante, tanto sul piano giuridico che degli effetti pratici che produce rispetto ad una azienda, il Casinò di Saint Vincent, che costituisce uno dei pilastri del tessuto economico e sociale dell’intera regione Valle d’Aosta, occupando oltre 500 dipendenti.
Se il supporto politico di matrice leghista ha voluto dare una commutazione nella regione valdostana, lo ha fatto in maniera del tutto errata con la conseguenza che lo spettro dell’8 settembre porti la sua firma sul fallimento di una delle sale da gioco più importanti d’Europa.
Che il Casinò di Saint Vincent, per qualcuno, possa essere diventato con il tempo un bancomat, lo si percepisce anche dal fatto che mettere Rolando al timone di una ‘macchina da soldi’ senza un minimo di esperienza, qualche perplessità la scaturisce anche negli animi dei più maligni.
E’ una vicenda dai risvolti vertiginosi che pian piano sta mettendo a nudo una Regione occupata, fino a ieri, dall’omertà politica e dalla cecità dei media. Omertà che incomincia a sgretolarsi davanti allo scontento generale che si è creato intorno al Casinò, tra l’altro vittima di incapacità e incongruenze.