E’ una di quelle storie che lascia davvero con l’amaro in bocca, specialmente quando si tratta di soldi pubblici. Soldi che dovrebbero essere gestiti in maniera trasparente ma quasi sempre non si conoscono le sorti della loro destinazione.
Un patrimonio immobiliare da 100 milioni di euro ridotto a 20 milioni. Circa 50 milioni il patrimonio del Casinò in virtù di una legge regionale che ha istituito uno strumento finanziario partecipativo. Legge attuata in stretta connessione con l’omologa del concordato adesso revocata. I 50 milioni hanno cambiato destinazione. Non per ultimo, lo scellerato atto di concordato fuori legge.
Tutti ingredienti che hanno generato diversi interrogativi i quali ad oggi non trovano risposta alla latitanza di ben 400 milioni di euro.
Proprio quello che sostanzialmente è successo al Casinò di Saint Vincent che, tra l’altro, rischia di essere chiuso per fallimento. E tutti i dipendenti? I creditori? Gli immobili? Un problema fatiscente per l’amministrazione di matrice leghista che governa la Valle d’Aosta.
A partire dall’ambigua amministrazione della Regione Valle d’Aosta di cui, non solo aveva conferito l’incarico di amministratore del Casinò a Filippo Rolando senza esperienza e senza competenze in essere nella gestione di Casinò, ma per di più firma un concordato rigettato giustamente dalla Corte di Appello di Torino.
Ma le ‘alchimie finanziarie’ elaborate ricorrendo a complesse architetture societarie per celare il tracollo del Casinò di Saint Vincent non si determinano solo a questo mezzuccio giuridico. Per analizzare dettagliatamente il percorso, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo.
Tra il 2012 e il 2015 la Regione ha erogato 140 milioni di euro in modo presumibilmente illecito. Nel luglio del 2012 è dato mandato a Finaosta (società controllata da CAVA spa che gestisce il Casinò) per la stipula di due operazioni di mutuo a favore di CAVA spa destinate al finanziamento parziale del piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso alberghiero per 50 milioni.
Nel settembre del 2013 è stato dato mandato a Finaosta per la stipula di un mutuo a favore di Cava spa destinato al finanziamento dei maggiori oneri del piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso alberghiero per 10 milioni di euro, gestione speciale Finaosta, al tasso del 6%, poi rideterminato nell’agosto del 2014 al 3,28% e nel dicembre 2015 al 1%. Infine, nell’ottobre 2014, è stato previsto l’aumento del capitale di 60 milioni di euro, mentre nel dicembre del 2015 sono stanziati 20 milioni, gestione speciale Finaosta, al tasso dell’1%.
Secondo i giudici della Corte dei Conti, risultano reiterati finanziamenti a beneficio di Cava spa, che l’Amministrazione regionale ha architettato e, poi, realizzato basati non su lungimiranti e oculate scelte ma su sconsiderate opzioni operate nonostante ricorressero plurimi, univoci e tutti coerenti segnali di crisi strutturate.
Aggiungono che il Casinò de la Vallée spa ha beneficiato di una vigorosa assistenza finanziaria, realizzata, però, in evidente violazione del divieto, posto dalla disciplina comunitaria, di aiuti di Stato, nonché in contrasto con gli inderogabili precetti previsti dalla legislazione nazionale e da quella regionale, ignorando del tutto i fondamentali canoni dell’economicità, efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa.
All’epoca dei fatti, la Procura di Aosta iscrive nel registro degli indagati otto persone (Perron, Frigerio, Sommo, Baccega, Rollandin e i sindaci della società Fabrizio Brunello, Jean Paul Zanini e Laura Filetti), dall’altra l’accertamento della Corte dei Conti che ha notificato la citazione a giudizio per 22 componenti della Giunta regionale, tra i quali Albert Lanience, eletto al Senato della Repubblica (con Union valdotaine, Union valdotaine progressiste, Partito Democratico e Epav).
Tornando alle vicende odierne, l’amministratore del Casinò Filippo Rolando arrivato in Valle per la scelta dell’illuminato ex assessore al Bilancio Stefano Aggravi in quota Lega, che, pensando di risolvere le sorti, ha favorito un concordato assurdo per il Casinò. Adesso i due si ritrovano con una giusta revoca dello stesso concordato, decretato dalla corte di Appello di Torino, che ha sancito la fine di un atto palesemente inammissibile giuridicamente.
Il duo Aggravi – Rolando, dopo aver distrutto un tessuto economico, che stava lentamente cicatrizzando le ferite degli anni bui del Casinò, sono riusciti a portare la prima partecipata valdostana sul baratro di un fallimento certo.
Rolando invece di trovare una strada diversa – sicuramente più insidiosa ma certamente, qualora ne avesse avuto le capacità, meno pericolosa – ha pensato di risolvere tutto con un concordato, che alla fine avrebbe fatto pagare lo scotto della mala gestione politica ad aziende e lavoratori.
La sua prima dichiarazione, appena arrivato in Valle, fu “in cinque anni risanerò questa azienda”, dimenticando di specificare che l’avrebbe fatto speculando sulle spalle delle aziende e dei lavoratori.
Così ora, dopo aver distribuito a vari consulenti parcelle milionarie, si ritrova con una revoca, una serie di istanze di fallimento che arriveranno da varie aziende e con il Casinò posto alla sentenza di un giudice. In sostanza, nemmeno in un anno di tempo ha distrutta l’azienda.
Intanto, l’8 settembre al tribunale di Aosta si svolgerà l’udienza prefallimentare della Casinò de la Vallée Spa. È l’effetto diretto della revoca del decreto di concordato decisa dalla Corte di Appello di Torino per un ricorso presentato da due società.
Durante l’udienza il giudice delegato, Marco Tornatore, sentirà la procura di Aosta che aveva presentato istanza di fallimento prima dell’omologa del concordato. Saranno ascoltati anche la proprietà e i creditori della casa da gioco allo scopo di valutare la situazione.
L’eventuale sentenza di fallimento sarà pronunciata in camera di consiglio dal collegio, presieduto dal giudice Eugenio Gramola.