Il Novecento lo ha eletto a tema letterario. Il ventunesimo secolo lo ha rielaborato sotto nuovi punti di vista. E tra i libri come tra le emozioni del quotidiano, il motivo dello scontro con la vita rimane ancor oggi uno degli argomenti più interessanti circa il presente e il destino dell’uomo.
Forse è paura, diranno i più, forse è inettitudine o forse è soltanto senso di smarrimento rispetto al proprio tempo. Forse, senza escludere alcuna sfumatura, è tutto questo ed altro ancora. Sono tanti gli esempi in letteratura che possono essere presi in considerazione.
Per citare un libro di un autore contemporaneo, “Il mondo libero” di David Bezmozgis, ecco un passo che racconta il momento in cui un individuo si accorge, suo malgrado, di aver impattato con l’esistenza, senza più riuscire ad evitarla o a schivarla come fatto in precedenza.
“La vita, che Alec aveva trattato come un passatempo e che pensava di poter ancora tenere a distanza, l’aveva raggiunto. E lui aveva scoperto, come già sospettava, che quando la vita ti raggiungeva, non te la scrollavi più di dosso, che si adoperava per azzopparti sempre più spesso. Il tuo modo di rimanere in piedi diventava il tuo stile, quello che eri.”
Alec, il protagonista del romanzo, è un ragazzo dal carattere forte e deciso, anche se per molti aspetti presenta in sé dei tratti infantili ed adolescenziali. Con la vita e le responsabilità del mondo adulto, per esempio, si comporta in modo immaturo e spesso incosciente, senza tener conto delle conseguenze o degli effetti che un’azione può causare. Alec, con la vita, ha quindi un rapporto del tutto particolare.
E’ come se la vivesse senza viverla realmente. E’ come se la tenesse lontana per paura di non potersela più scrollare di dosso e di non sentirsi poi più giovane e limpido. D’un tratto, però, questa vita gli si avvicina e inizia a raggiungerlo, a colpirlo e a farsi sentire, cercando di buttarlo a terra in ogni maniera possibile sfidandolo a rialzarsi.
Perché Alec ha questa visione intuitiva sulla vita che poi gli si conferma nel momento dell’esperienza? Perchè, secondo lui, la vita è qualcosa che si adopera “per azzopparti sempre più spesso”?