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Il Rapporto Colao parla chiaro: “Una completa copertura 5G”. E la salute dei cittadini?

| 10 Giugno 2020 | AMBIENTE

Tutta questa storia è strana dall’inizio. Pandemia si o Pandemia no, riconoscimenti facciali, microchip, robotica, vaccini, controllo sulla popolazione e 5G. Per non parlare dei continui cambi di direttive dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

La nomina di Vittorio Colao, come uomo di punta della task force per la cosiddetta “Fase 2” di gestione dell’emergenza legata al Covid-19, voluta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ad aprile deve far riflettere.

Colao è un famoso manager nato a Brescia il 3 ottobre 1961. Per 20 anni, dal 2008 al 2018, è stato amministratore delegato di Vodafone.

Per circa 10 anni, inoltre, ha lavorato nella sede milanese della società McKinsey & Company, ma è nel 1996 che il suo nome è entrato nella galassia dell’alta dirigenza con il ruolo di direttore generale di Omnitel Pronto Italia (oggi Vodafone Italia).

Del 2001 il primo incarico di CEO regionale del colosso per l’Europa meridionale. Nel 2004 avrebbe lasciato temporaneamente il brand (per poi tornarvi nel 2006) per passare al ruolo di ad di Rcs Media Group, e nel 2015 è stato nominato amministratore non esecutivo di Unilever.

Le sue dichiarazioni sul Rapporto di oltre 50 pagine, che contiene oltre un centinaio di schede di lavoro suddiviso in 6 capitoli, non lasciano da parte il 5G: “Accelerare lo sviluppo delle reti 5G che consentiranno alte velocità e ridotte latenze, rendendo possibili nelle aree coperte servizi ubiqui e istantanei per imprese e famiglie.

Una completa copertura 5G richiederà un numero molto più elevato di stazioni radio di quello attualmente in uso per 3/4G”. Lo stesso Colao (una sua dichiarazione, che circola su Youtube): “Si può applicare ai sistemi medici per ottenere in tempo reale le condizioni di una persona. Si potrà iniettare per rilasciare una sostanza medica necessaria.

Si applicherà alla sicurezza e ci sarà un badge per il riconoscimento facciale“. Ma cosa vogliono fare? Perché prendere un amministratore delegato di Vodafone per l’emergenza Covid-19? Perché questa continua pubblicità per divulgare il 5G, senza sentire prima degli studi scientifici e medici sui danni alle persone e non? Attenzione gli studi devono essere  indipendenti e non dalle stesse aziende di telefonia.

Troppo facile. Diversi mesi fa, la ricercatrice Fabiana Manservisi raccontava i risultati dello studio sperimentale dell’Istituto Ramazzini sugli effetti delle onde elettromagnetiche e radio-frequenze, in particolare delle bande 2G e 3G, che non scompariranno con l’avvento del 5G (ancora un campo inesplorato) ma che ad esso si sommeranno: “Gli organi bersaglio sono il cervello e il cuore, questo studio, che abbiamo associato a quello del National Toxicology Program americano, probabilmente farà rivalutare all’AIRC gli effetti cancerogeni delle radio-frequenze.

La ricerca ha studiato l’impatto dell’esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza (RFR) prodotti da ripetitori e trasmettitori per la telefonia mobile e oggi il team di ricerca dell’Istituto Ramazzini rende noti i risultati della ricerca, la più grande mai realizzata su radiazioni a radiofrequenza (RFR), intitolata “Resoconto dei risultati finali riguardanti i tumori del cervello e del cuore in ratti Sprague-Dawley esposti dalla vita prenatale alla morte spontanea a campi elettromagnetici a radiofrequenza, equivalenti alle emissioni ambientali di un ripetitore da 1.8 GHz”.

Il Ramazzini ha studiato esposizioni alle radiofrequenze 1000 volte inferiori a quelle dello studio sui telefoni cellulari del National Toxicologic Program (USA) e ha riscontrato gli stessi tipi di tumori.

Lo studio, come spiega Fabiana Manservisi è stato condotto su 2.448 ratti: “Sono stati esposti a radiazioni GSM da 1.8 GHz (quelle delle antenne della telefonia mobile) per 19 ore al giorno, dalla vita prenatale (cioè durante la gravidanza delle loro madri) fino alla morte spontanea (tre anni circa). Lo studio comprende dosi simili a quelle che ritroviamo nel nostro ambiente di vita e di lavoro di 5, 25 e 50 V/m: questi livelli sono stati studiati per mimare l’esposizione umana full-body generata da ripetitori, e sono molto più basse rispetto a quelle usate nello studio dell’NTP americano”.

I ricercatori dell’Istituto Ramazzini in sostanza hanno riscontrato aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta, 50 V/m.

L’Istituto Ramazzini è una cooperativa sociale onlus fondata nel 1987 dal professor Cesare Maltoni, pioniere e luminare dell’oncologia e impegnata nella ricerca e nella prevenzione del cancro. All’istituto fa capo il Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni”, che ha sede nel Castello di Bentivoglio (Bo) e dove vengono analizzati i rischi cancerogeni e la tossicità di numerose sostanze, fornendo le basi scientifiche per la normativa nazionale e internazionale.

Le attività di prevenzione vengono invece svolte nei due Poliambulatori dell’Istituto Ramazzini, a Bologna e a Ozzano dell’Emilia. Un giro d’affari enorme quello del 5G, con introiti stimati, per il 2026, pari a 1307 miliardi per settori industriali come agricoltura, healthcare, trasporti, media, intrattenimento, automotive, retail, financial, sicurezza e industria manifatturiera (dati dell’ultimo rapporto Ericsson).

Le infrastrutture del 5G vedono protagonisti Nokia, Ericsson, Cisco, Zte. e Huawei. Proprio il colosso cinese è al centro di un braccio di ferro con gli USA, fortemente contrari alla presenza di Huawei all’interno del mercato delle infrastrutture mobile a causa di un possibile spionaggio internazionale da parte della Cina.

In Italia la sfida per la copertura 5G si è conclusa con in testa TIM e Vodafone, seguite da Wind-Tre e Iliad. Sono ormai migliaia anche sugli animali e sulle piante e sempre più sentenze di tribunale sanciscono il nesso causale tra cancro ed elettrosensibilità.

Oltre all’aumentato rischio di cancro anche stress cellulare, danni genetici, cambiamenti strutturali e funzionali del sistema riproduttivo, disturbi neurologici, deficit di apprendimento e memoria, cambiamenti ormonali.

Ricordiamo l’appello sottoscritto da 170 scienziati, medici e organizzazioni ambientaliste di tutto il mondo per chiedere all’ONU, all’OMS, alle istituzioni dell’Unione Europea di bloccare lo sviluppo della tecnologia 5G, anche nello spazio, in attesa che si accertino i rischi per la salute dei cittadini.

Nell’appello si legge che le strutture elettricamente conduttive dell’organismo umano possono trasportare correnti indotte dalle radiazioni all’interno del corpo. Ma le stesse cariche in movimento possono diventare delle piccole antenne che rilanciano il campo elettro-magnetico verso gli strati più profondi dell’organismo.

“Le prime evidenze che stanno venendo fuori dalla sperimentazione del 5G sono abbastanza preoccupanti, – dichiarò qualche mese fa Agostino Di Ciaula, presidente di Isde-Italia (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica) sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori. Le onde elettromagnetiche ad alta frequenza causano effetti biologici soprattutto in termini di plesso ossidativo, che è alla base di numerose patologie croniche e dello stesso cancro. L’esposizione a onde come quelle del 5G possono danneggiare l’estensione del genoma e causare rischi in termini di fertilità, oltre che conseguenze neurologiche”.

Intanto, sono oltre 520 i comuni d’Italia, che chiedono di fermare il 5G per precauzione e tutela verso la propria cittadinanza.

TAG: 5G, Colao, Ramzzini
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