Bambini e lockdown, quale impatto ha avuto l’isolamento sui più piccoli?
Prendiamo qui in considerazione la fascia di giovanissimi compresa tra 0-10 anni.
Su di loro la chiusura anticipata di nidi e scuole ha avuto come effetto immediato la sospensione di ogni relazione sociale.
Com’è noto la scuola non ha una funzione solamente educativa, riveste altresì un’imprescindibile ruolo sociale.
Non a caso essa dopo la famiglia, è la seconda agenzia di socializzazione.
E’ facile intuirne i motivi: in primo luogo i bambini trascorrono molto tempo all’interno delle mura scolastiche questo permette loro di instaurare relazioni stabili con i loro pari, certi di rivedersi il giorno successivo.
Con la sospensione delle attività didattiche ciò ovviamente non è stato possibile.
Un trauma non indifferente per i più piccoli, inesperti e bisognosi di strumenti per affrontarlo.
Per l’uomo la socializzazione ha da sempre una forte importanza.
“L’uomo è un animale sociale” sentenziava Aristotele, mentre nella contemporaneità possiamo segnalare i lavori di Abraham Maslow.
Psicologo statunitense attivo negli anni Cinquanta del secolo scorso é celebre per la piramide dei bisogni che porta il suo nome.
All’interno della piramide, secondo una ben definita gerarchia, Maslow colloca i bisogni di socializzazione al terzo posto dopo quelli fisici e di sicurezza.
Tornando a noi, il caso dei bambini é altamente paradigmatico: poco prima del lockdown le loro settimane erano colme di impegni, persino troppi, mentre adesso si sono letteralmente svuotate.
Ad oggi, con l’allentamento delle maglie, ci chiediamo quale peso abbia avuto sui bambini il lockdown.
Secondo un’indagine riportata dal New York Times 1 bambino su 5, rispetto ad un campione di 2000, ha manifestato sintomi depressivi ed infelicità per la mancanza dei coetanei.
Secondo altri studi invece il periodo prolungato di desocializzazione avrebbe come effetti collaterali un deficit di attenzione e di capacità di espressione, oltre ad un aumento dell’uso dei dispositivi elettronici pari al 55%.
La tecnologia ha sicuramente dato una grande mano nel mantenimento delle relazioni ma non può sostituire in toto la completezza della didattica in presenza.
In linea generale le maggiori ricadute a livello psicologico si hanno in termini di
iperattività, aumento dell’aggressività, disturbi del sonno e discontinuità nel gioco.
Il punto fondamentale della questione é mantenere la propria routine.
I bambini necessitano di punti fermi e di una certa stabilità che in questo periodo può essere garantita attraverso le videolezioni, importantissime per non perdere il contatto virtuale con insegnanti e compagni.
Mantenere vivo questo rapporto, seppur virtuale, é condizione imprescindibile anche per il futuro reinserimento del bambino all’interno del gruppo classe.
I volti e le voci di maestri e compagni sono un necessario trait d’union che si rivelerà cruciale una volta tornati tra i banchi.
Oltre alle canoniche lezioni online sarebbe utile anche offrire ai propri bambini dei momenti ludici che ricordino il contesto scolastico, oppure momenti ricreativi in collegamento simultaneo con altri compagni per fare una giocosa merenda, per esempio.
Attraverso quest’ultimo escamotage si alimenta la relazione tra pari in una circostanza maggiormente rilassata e conviviale.