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Crescere è fingere o fingere è ciò che sogniamo da ragazzi? MGMT – Time to pretend (Parte I)

| 11 Aprile 2020 | MUSICA

Time to pretend è il singolo d’esordio del gruppo rock-synth pop statunitense MGMT.
Il brano di apertura del loro album di debutto, Oracular Spectacular (2008), rimane ancor oggi uno dei più riusciti della band sia da un punto di vista commerciale sia per quanto riguarda l’impatto del testo nella rappresentazione dei giovani e dei loro contrasti. Numerose, le interpretazioni del brano e del suo significato, raccontano un continuo e rinnovato interesse per il testo che si accende di anno in anno sia nei siti che tra i commenti di YouTube.

La prima strofa. Rabbia e desiderio di evasione

I’m feelin’ rough I’m feelin’ raw I’m in the prime of my life
Mi sento rude, mi sento duro e sono nel fiore dei miei anni
Let’s make some music make some money find some models for wives
Diamoci alla musica, facciamo un po’ di soldi e troviamo delle modelle come mogli
I’ll move to Paris, shoot some heroin and fuck with the stars
Me ne andrò a Parigi, mi farò dell’eroina e scoperò con le stelle
You man the island and the cocaine and the elegant cars
A te, amico, all’isola, alla cocaina e alle macchine di lusso

Nell’incipit del brano è chiarissima la celebrazione della giovinezza nella sua condizione più caotica e sconclusionata. Ad emozionare, nei ragazzi, non sono i compromessi con la vita e con se stessi, bensì i desideri di libertà e di anarchia che si devono sperimentare solo adesso perchè dopo sarà troppo tardi.

Chi canta si sente rude, spietato e sul punto di scoppiare, e ci comunica, in una rabbia fine a se stessa, che ancora non sa dove andare e dove sbattere la testa. Forte, però, e pieno di energie, il desiderio di evasione è qualcosa che va ascoltato e posto in atto. E perchè non farlo attraverso la musica e l’espressione artistica? Perchè non raggiungere in questo modo la fama e tutto ciò che ne deriva nel nome di una libertà così tanto percepita come vera? Al di là del confine, ad attendere, ci saranno donne, sesso, droga e auto di lusso.

Verso il ritornello. Cos’altro possiamo fare? Lavorare in ufficio?

This is our decision to live fast and die young
Questa è la nostra decisione: vivere in fretta e morire giovani
We’ve got the vision, now let’s have some fun

Abbiamo avuto la visione ed ora divertiamoci
Yeah it’s overwhelming, but what else can we do?
E certo, è opprimente, ma cos’altro possiamo fare?
Get jobs in offices and wake up for the morning commute?
Trovare lavoro in ufficio e svegliarci la mattina per fare i pendolari?

Dopo un’introduzione che oscilla tra un forte senso di rabbia ed il sogno di una vita da star, le parole del testo si fanno più tragiche e pessimistiche. Non sembrano essere molte le vie d’uscita da una situazione di inerzia: o, crescendo, ci si inserisce in una società che rende schiavi del sistema opprimendo l’estro creativo e il desiderio di libertà, oppure, scegliendo di vivere in fretta per morire giovani, annichilendo, anche fisicamente, la propria persona e la propria salute, si rifiuta di sottostare alle regole e si cerca un’esistenza più autentica anche se autodistruttiva.

Questo, il dilemma tra una vita monotona e una vita in libertà, tra il dimenticare i contrasti adolescenziali oppure il perseguirli fino in fondo, è un pensiero centrale nelle menti dei più giovani, soprattutto tra i più sensibili e soprattutto quando si tratta di iniziare a fare i conti con la vita e con il mondo degli adulti. E se la canzone ci presenta tale bivio in modo semplice e riduttivo, è impossibile negare che per molti è questo l’emblema di un fortissimo dissidio interiore. Quanti di noi, d’altronde, non hanno mai pensato all’arte, alla musica o ad una vita fuori dagli schemi come le uniche vie d’uscita da una società noiosa e sempre uguale che proprio non ci appartiene?

We’re fated to pretend

Forget about our mothers and our friends
Dimentichiamoci le nostre madri e i nostri amici

We’re fated to pretend
Siamo destinati a fingere

Nel ritornello, dove versi più brevi si snodano in poche ma nitide parole, i termini si fanno densi e pieni di significato. Per arrivare alla vita che il cantante vorrebbe vivere, una vita senza responsabilità e senza pensare più a nessuno, forse sarebbe il caso di ribellarsi alle figure genitoriali e di rompere del tutto nei legami di ogni specie, amicizie comprese. Queste relazioni, infatti, per quanto possano proteggere e dare affetto, sono anche estremamente limitanti. Ci legano alla staticità di un’esistenza in cui dipendere tra persone e ci vincolano alle necessità del quotidiano, allontanandoci dal nostro egoistico desiderio di follia e reprimendo la libera espressione del nostro essere.

Come dobbiamo reagire, quindi, in tutto questo? Dobbiamo inserirci nella noiosa e monotona “vita d’ufficio” facendo finta che tutto vada bene e dimenticando i dilemmi più profondi oppure provare a vivere seguendo la pazzia del momento dove a contare sono solo le emozioni e tutto ciò che è concentrato su noi stessi?

La strada che i più sembrano voler percorrere, d’altronde, non può valere per tutti. Evitare un destino che ci vuole rassegnati a fingere per il resto dei nostri giorni, può essere, in quest’ottica, una soluzione come le altre. Emergono però, anche nello scenario di libertà e di evasione dalla normalità (e sono numerosi a riguardo gli indizi nel testo, dalle droghe al distacco dalla madre e dagli amici) alcuni motivi che inevitabilmente produrrebbero lacerazioni ulteriori se non più irrimediabili, e cioè l’annichilimento e la solitudine.

TAG: MGMT, timetopretend
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